Il vescovo in Altopiano: «Siate come i primi cristiani»

È stato un incontro articolato e proiettato verso il futuro quello che si è svolto al cinema di Gallio, tra il vescovo Claudio e i consigli pastorali e della gestione economica del vicariato di Asiago. Insieme, per riflettere su come migliorare la vita delle comunità e l'efficacia del loro annuncio, in un territorio per vocazione aperto al turismo. Anche la domenica in chiesa.

Il vescovo in Altopiano: «Siate come i primi cristiani»

L’incontro ha preso le mosse dalla considerazione che il numero dei sacerdoti, nell’arco di 12 o 15 anni, si ridurrà di circa la metà.
«È uno dei motivi per cominciare a vivere esperienze di vita comunitaria con una mentalità diversa. Quello che dobbiamo chiederci – sottolinea don Roberto Bonomo, arciprete alla chiesa di San Matteo apostolo e vicario foraneo – è che tipo di comunità cristiana vogliamo costruire per trasmettere la fede alle nuove generazioni».

«Per prima cosa dobbiamo rendere più attraenti le nostre parrocchie, migliorando le relazioni personali. Per diffondere il vangelo dobbiamo far sentire il profumo della fede».

Questa riflessione è scaturita dal passo del vangelo che accompagna l’anno pastorale in cui Maria Maddalena cosparge di olio profumato i piedi di Gesù, asciugandoli poi con i suoi capelli.

Ma è importante che nessuna parrocchia perda la propria identità, e questo richiederà lo sviluppo dei ministeri laicali per assolvere alcuni servizi.
«Il ruolo del sacerdote – prosegue don Roberto – diventa quello dell’episcopé, una persona capace di relazioni e di un rapporto profondo con Gesù, che non si limiti a dare delle indicazioni, ma che aiuti i nuovi gruppi ministeriali a vivere l’esperienza cristiana. Più che un buon pastore, uno che esercita la carità pastorale».

«È l’occasione per scoprire che la comunità cristiana appartiene a tutti e tutti devono dare il loro contributo. Sarà un cammino faticoso, un cambiamento per i parroci e per i laici. Ma ci stiamo incamminando insieme su questa strada».

Le comunità cristiane dell’altopiano si stanno già confrontando, e sul cammino di cambiamento influisce anche la natura turistica del territorio
«Viviamo una realtà particolare. Nelle parrocchie più piccole l’aspetto turistico è meno sentito, ma da noi in una domenica normale il 70 per cento delle persone che sono in chiesa vengono da fuori e d’estate arriviamo al 90 per cento. Quindi la questione di crescere come comunità si pone in modo diverso. L’incontro con il vescovo è stato aperto dalla lettura degli Atti degli apostoli, capitolo secondo, dove si parla delle prime comunità cristiane. Anche noi dobbiamo costruire le nostre partendo dal basso. Questa rivoluzione parte nella consapevolezza che la comunità appartiene a tutti i cristiani».

Quello che è emerso dall’incontro è, secondo Franca Zorzi, delegata per Asiago nel consiglio pastorale diocesano, una grande chiarezza e disponibilità.
«È quello che ha colpito me – dice – e che ho raccolto anche parlando con altre persone presenti. Prima di tutto un richiamo a riprendere e riaffermare i valori fondamentali della chiesa e la disponibilità della diocesi a confrontarsi. La formazione intesa anche come preghiera, accoglienza e carità. Dobbiamo imparare a vivere all’interno delle nostre comunità, così come quando una persona torna a casa, si siede a tavola e parla con i propri familiari».

«Il vescovo ci ha invitato a fare riferimento alle prime comunità cristiane, che vedevano nella diffusione della Parola la loro linfa vitale. Come cristiani dobbiamo sentirci parte attiva della comunità alla quale apparteniamo, imparare che non è il parroco, ma sono i cristiani che fanno la comunità, sotto la guida del parroco».

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