La chiesa per la scuola

Oltre 1.200 padovani, tra i 10 mila del Triveneto, all’incontro promosso dalla Cei, “La chiesa per la scuola”. Invitati studenti, docenti e genitori di scuole statali e paritarie. Per richiamare, con forza, la centralità della scuola nell’educazione delle giovani generazioni. E per ascoltare una parola chiara da papa Francesco. Sono attese in piazza San Pietro in totale 220 mila persone.

La chiesa per la scuola

«L’obiettivo della mobilitazione del 10 maggio – spiega mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei – va inquadrato nel contesto del decennio sull’educazione e centrato su un’idea concreta di bene comune. Se educare è possibile e necessario, se coltivare l’umano viene prima del profitto, se la scuola è la frontiera della socializzazione, non possiamo far finta di niente». È questo lo spirito dell’incontro “La chiesa per la scuola”, promosso dalla Conferenza episcopale italiana.

Continua mons. Galantino: «La scuola va difesa a costo di qualsiasi sacrificio perché ne va della salute pubblica e della stessa democrazia». A “difendere” la scuola, sabato 10 maggio alle 15 in piazza San Pietro, ci sono i suoi protagonisti: studenti, docenti e genitori. Della scuola statale e della scuola paritaria, insieme. Perché all’appuntamento del 10 maggio sono invitati tutti coloro che hanno a cuore l’importanza della scuola per la società e «hanno voglia di liberarla dagli ideologismi – ha più volte sottolineato il segretario generale della Cei – e realmente lavorare, insieme, perché sia il luogo in cui formare persone attrezzate criticamente e capaci di progettualità. Siamo in piazza San Pietro, quindi, per sentirci dire una parola chiara da papa Francesco sul tema della scuola. Nessuno spirito rivendicativo, ma solo il desiderio di essere tutti “per” la scuola. Perché prendersi cura della scuola è un impegno e insieme un’opportunità. Solo partendo da questa attenzione al percorso di ciascuna ragazza e ciascun ragazzo si realizzerà una comunità all’altezza delle sfide che l’epoca presente pone con incalzante velocità. Vogliamo per questo ritessere i fili della scuola, cioè quello delle generazioni (docenti e studenti), quello delle agenzie educative (scuola, famiglia, chiesa), quel-lo delle dinamiche sociali (scuola e lavoro)».

Con l’incontro del 10 maggio, ma anche con il cammino di preparazione avvenuto a diversi livelli, la chiesa vuole manifestare la propria vicinanza alla scuola «ma anche segnalare – sottolinea don Edmondo Lanciarotta, responsabile della commissione scuola educazione università della Cet (Conferenza episcopale Triveneto) – che non sono in gioco solo esigenze economiche o sindacali, pure importanti, ma che si tratta di una questione che riguarda direttamente la polis. È quindi una questione politica: la scelta di educare i propri figli è un diritto costituzionale garantito, cui deve essere assicurata adeguata recezione e applicazione. Non si pretende, ovviamente, di dettare un’agenda a questa o quella formazione politica, ma piuttosto di esprimere chiaramente la vicinanza e la premura verso un mondo che, pur centrale di fatto per la vita sociale e civile, non riceve sempre adeguata considerazione dall’opinione pubblica. Lo stile di questo impegno intende essere pienamente ecclesiale, consapevole della responsabilità della comunità cristiana dentro la società civile». Ciò comporta, per don Lanciarotta, due importanti conseguenze. «La prima è che – come è già successo – attorno alla scuola vanno raccolti non solo gli “addetti ai lavori”, ma tutte le persone di buona volontà, nella convinzione che se la scuola è una risorsa per tutti, a tutti è richiesto di averne cura. La seconda riguarda i contenuti: anche se alcuni problemi sono squisitamente tecnici, molti temi possono essere affrontati con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti».

Da Padova in 1.200. Il pensiero del delegato vescovile, mons. Franco Costa.

Oltre 1.200 partecipanti della diocesi di Padova – tra studenti, insegnanti e genitori – all’incontro con papa Francesco di sabato 10 maggio, “La chiesa per la scuola”. Tra i gruppi organizzati, i più nutriti sono quelli dell’istituto comprensivo Vendramini dell’Arcella con 170 studenti e del Don Bosco di via San Camillo de Lellis, con 165. Segue il gruppo organizzato dall’ufficio scuola diocesano con 120 studenti, quelli del Sabinianum di Monselice, dell’istituto Barbarigo di Padova (110 studenti ciascuno) e dell’istituto paritario Sacro Cuore di Cadoneghe (105). E ancora, con gruppi tra 40 e 60 unità, gli studenti della scuola media del seminario minore, il centro professionale Cpipe-scuola edile, le scuole dell’infanzia San Michele Arcangelo e San Gaetano di Padova, l’Enaip e la scuola dell’infanzia parrocchiale di Ronchi di Villafranca. Presente in piazza anche una rappresentanza del Movimento studenti di Ac della diocesi e alcuni universitari della Fuci, a Padova in questi giorni per il congresso nazionale.

Fin dai primi passi verso il 10 maggio, anche in diocesi di Padova si è dato risalto, secondo lo spirito dell’evento, al fatto che l’invito a partecipare era rivolto a tutte le scuole. Non solo quelle cattoliche, ma tutte, alla pari. «L’idea ha provocato, non solo nella nostra diocesi, felici opportunità di iniziative congiunte di scuole paritarie e statali – spiega mons. Franco Costa, direttore dell’ufficio scuola diocesano – Da subito si è parlato di scuola intesa come soggetto plurale. Scuola che è fatta dagli studenti e dai docenti, i grandi protagonisti, ma non meno importante è la famiglia. Tre componenti che si integrano vicendevolmente».

In diocesi sono state promosse iniziative in cui scuole statali e paritarie si sono ritrovare «per raccontarsi e per riconoscere le rispettive risorse e istanze. Il fatto che papa Francesco, con il carisma che ha della comunicazione, si sia reso disponibile a parlare a tutta la scuola, suscita speranza che questo evento possa davvero incrementare, portare ad apprezzare e promuovere ancor più un lavorare insieme. Perché i problemi delle scuole statali e delle paritarie – se per un momento mettiamo tra parentesi la grossa debolezza di queste ultime dal punto di vista finanziario – sono largamente comuni. Perché gli studenti sono gli stessi, cioè i giovani che respirano la temperie del nostro tempo; perché il desiderio di scuola che faccia cultura e che educhi facendo cultura è un’istanza e un orizzonte condiviso. La scuola non può pretendere di insegnare soltanto, se nell’insegnare non educa. Certamente ha il compito di educare insegnando. Il giovane apprende nella misura in cui percepisce che ciò che gli viene offerto gli serve, cioè gli giova per il suo essere».

C’è un altro aspetto, secondo mons. Costa, che unisce tutta la scuola: la finalità di costruire cittadini europei «coerentemente con la nostra costituzione e sul fondamento dell’umanesimo cristiano. Dall’ultimo rapporto dell’istituto Toniolo emerge come l’ideale europeistico rischi di vacillare tra i giovani. Sembrano non percepire l’Ue come un “sogno” per la loro vita presente e futura. Eppure la scuola ha i numeri per formare in questo senso». È necessario unirsi, inoltre, nella lotta contro l’abbandono scolastico. «Nella rivista Tuttoscuola è stato definito come una “catastrofe sociale e per la competitività del paese al quale assistiamo senza battere ciglio. Ogni anno 120 mila studenti lasciano qualsiasi percorso educativo. Circa il 20 per cento dei nostri 18-24enni sono in possesso al massimo della licenza media”. È interessante, in questo senso, che all’incontro con papa Francesco partecipino i centri di formazione professionale, che sono un grande strumento contro l’abbandono scolastico».

“La chiesa per la scuola”, compreso il percorso di preparazione, ha la possibilità di diventare qualcosa di stabile: «È importante che da questo evento nascano opportunità nuove di rispetto reciproco e di lavoro educativo e formativo condiviso. Che non sia l’eccezione la rete di scuole che mette insieme statali e paritarie, ma diventi regola! Un esempio diocesano in questo senso: la fondazione Bortignon per l’educazione e la scuola, nata nel 2001, che fin dall’inizio ha offerto servizi di formazione per docenti e dirigenti e concorsi per scuole indistintamente paritarie e statale». I temi in gioco non possono non sollecitare anche le comunità cristiane. «Nella nostra diocesi c’è un ampio impegno provvidenziale nel rinnovare l’iniziazione cristiana. Troppo poco si considera, nell’immaginario collettivo, che i tempi che i ragazzi trascorrono in orario scolastico sono ampiamente superiori ai tempi di presenza in famiglia e in parrocchia. C’è da domandarsi: le comunità cristiane, e i cristiani, genitori e docenti, percepiscono il valore della loro presenza nella scuola (statale o paritaria)? E ancora: se il servizio della scuola si qualifica nel suo “piano dell’offerta formativa” (pof), che è opera collegiale di docenti, dirigenti e rappresentanti delle famiglie, la comunità cristiana e diocesana si rende conto di cosa può significare per le scuole avere non solo un pof, ma un “progetto educativo d’istituto” che è ispirato all’umanesimo cristiano? L’incontro con papa Francesco dovrebbe sollecitare la comunità cristiana a dare la giusta rivalutazione alla presenza delle scuole paritarie nel tessuto territoriale. A partire dalle scuole dell’infanzia cattoliche, che caratterizzano la nostra regione».

 
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