Duemila anni di Tito Livio. La ricorrenza unisce la città

Lo storico è nato il 59 avanti Cristo e morto il 17 dopo Cristo nella nostra città. Il programma “Livius noster” unisce comune, università e soprintensenza e punta soprattutto sulla ricostruzione virtuale della Patavium imperiale a partire da una nuova rilevazione storico-archeologica sul teatro le cui fondamenta sono sul fondo della canaletta di Prato della Valle.

Duemila anni di Tito Livio. La ricorrenza unisce la città

Tito Livio padovano: è questo il senso, alla fin fine, delle manifestazioni che la città di Antenore dedica allo storico che ha voluto onorare le sue origini mettendo già nelle prime righe della sua interminabile storia di Roma proprio lui, l’eroe troiano che, fuggito come Enea al sacco di Ilio, è andato a fondare un’altra città poco lontano dalla foce del Meduacus.

È vero, “si dimentica” di dire che Patavium, stando a questa datazione mitica, è sorta almeno tre secoli prima della capitale del mondo, ma questo sarebbe stato pretendere troppo da uno storico dell’età augustea, che con i suoi 142 libri (“per fortuna” se ne sono salvati solo 35), si proponeva di cantare le glorie di una città destinata dagli dei a dominare il mondo e di quell’Augusto che in quegli anni stava per rifondare lo stato romano ponendo le basi dell’impero.

«Livio nasce (nel 59 avanti Cristo) e muore a Padova – ribadisce l’archeologa dei musei civici Francesca Veronese, che assieme a un folto gruppo di studiosi costituisce la direzione scientifica del progetto “Livius noster” – La sua prima formazione è patavina, anche se è andato giovane a Roma, dove è entrato nel mondo di studiosi, filosofi, letterati, tra cui lo stesso Virgilio, che gravitava intorno a Cesare Ottaviano, uomo politico di prim’ordine il quale si serve degli intellettuali per veicolare l’ideologia del principato augusteo».

Livio nei suoi Ab urbe condita libri, realizza un’impresa eccezionale raccontando le vicende dello stato dai miti di fondazione fino all’età a lui contemporanea, probabilmente fino al 9 avanti Cristo.

«In questi libri – continua Veronese – va a fondo di tutti gli episodi della storia romana, che saranno poi ripresi come modelli da storici, filosofi, grammatici, poeti. Noi abbiamo voluto sottolineare che ci sono due punti in cui trapela il nome della nostra città: nell’incipit dell’opera, in cui appare il nome di Antenore associato alle peripezie del popolo dei Veneti; l’aggressione di Cleonimo, principe spartano che attacca Padova nel 301 avanti Cristo ma viene respinto dalla juventus patavina, che prende le imbarcazioni dal fondo piatto di cui si serviva per muoversi agilmente nella laguna e lo ricaccia in malo modo dopo avergli incendiato buona parte della flotta. Livio dà rilievo a questo episodio, che probabilmente non era poi così rilevante nell’economia generale dell’opera, proprio perché lo sente come evento fondante della fisionomia della sua città».

Un Livio padovano dunque, quello messo in luce dalle celebrazioni, che pure propongono due convegni con studiosi di levatura internazionale, compreso quello che si svolgerà ai musei civici il 19 ottobre su “Livio, Padova e l’universo veneto”.

D’altra parte la “patavinitas”, rinfacciatagli di mala grazia da un rivale suo contemporaneo, è leggibile come tratto caratteristico di uno stile peraltro elegante e raffinato, e perfino una benemerenza se la si intende come fedeltà ai valori “provinciali” di integrità morale, così spesso sottolineati nelle Storie, e adesione a un’impostazione politica “conservatrice” perché ligia a quell’ideale di repubblica che lo stesso Augusto, almeno a parole, intendeva restaurare. Una linea di lettura non appiattita sulla politica augustea, visto che il princeps, seppur bonariamente, definiva Livio un “pompeiano”.

La Padova di Livio è la Patavium di età augustea, che già si è cominciato a mettere in luce qualche anno fa (2014) in concomitanza con il bimillenario della morte del grande uomo politico, e che ora verrà ripercorsa attraverso alcuni dei suoi punti simbolici più pregnanti, e poco conosciuti, a partire dal teatro Zairo, di cui verranno fatte emergere le fondamenta celate sotto le acque della canaletta di Prato della Valle, dove sono state fotografate oltre trent’anni fa.

«Il progetto sulla Padova di Tito Livio – sottolinea la funzionaria dei musei – vede operare insieme, in piena sinergia, università, soprintendenza e comune. L’intervento iniziale prevede un’indagine storico-archeologica, aperta al pubblico, che si protrarrà tra giugno e luglio, con l’abbassamento del livello della canaletta e il posizionamento di due paratie a monte e a valle della struttura teatrale, di cui restano le fondazioni e parte dei muri radiali. Quella parte verrà completamente asciugata e ripulita per eseguire quei rilievi che oggi sono consentiti dalle nuove tecnologie per definire una volta per tutte le dimensioni del teatro, il suo sviluppo planimetrico. Saranno fatte delle analisi delle trachiti e delle malte per capire da quali cave sono stati estratti i blocchi di pietra. Con l’analisi al radiocarbonio delle malte sarà possibile definire la datazione del teatro, a oggi ipotizzata su base storica e tipologica – per i pochi elementi rimasti, visto che nulla si è conservato dell’alzato e degli apparati decorativi – nel primo secolo dopo Cristo, benché qualche studioso lo collochi addirittura verso la fine dell’età repubblicana».

Le operazioni preliminari per la riemersione della struttura saranno seguite dal settore edilizia pubblica del comune, mentre le rilevazioni saranno curate da studenti e dottorandi dell’ateneo. Questo sarà il primo elemento del progetto di “realtà aumentata”, cioè di ricostruzione virtuale della Padova di Tito Livio lungo l’asse nord-sud che va dal teatro all’anfiteatro passando per il centro, e quindi per il porto fluviale che per la sua ampiezza era uno dei maggiori dell’antichità e rendeva Patavium una città “marittima” strettamente collegata all’Adriatico, nodo di importanti flussi di traffico.

La ricostruzione ambientale in corso si avvale di una rigorosa documentazione di carattere scientifico, messa a disposizione dalla soprintendenza, integrata da una piccola parte ipotetica, e sarà messa a disposizione in modo permanente del pubblico dei musei civici. Le conoscenze acquisite saranno anche utilizzate per un’agile guida divulgativa anch’essa finalizzata alla scoperta della Padova romana.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: Tito-livio (5), duemila-anni (1), Padova (503)