Anche Crediveneto non esiste più, cancellata un'altra Bcc padovana

Banca sviluppo, che fa capo al sistema nazionale delle bcc, subentra nella gestione della banca gravata da un bilancio in forte rosso. Nessun contraccolpo per i correntisti e per gli investitori, i soci e l’intero territorio della Bassa escono invece gravemente penalizzati dalla crisi.

Anche Crediveneto non esiste più, cancellata un'altra Bcc padovana

Crediveneto? Commissariata, praticamente finita.
Proprio un paio di giorni prima dell’assemblea annuale che domenica scorsa avrebbe dovuto approvare un bilancio disastroso, con una perdita di oltre 76 milioni di euro, è giunta la comunicazione che il ministero dell’economia, su indicazione della Banca d’Italia, ha deciso di intervenire in maniera drastica, attraverso proprio la misura del commissariamento della gloriosa banca di credito cooperativo con sede a Montagnana e 27 sportelli nelle province padovana, veronese, vicentina e di Mantova. Niente riunione dei quasi novemila soci e banca azzerata negli organi di governo.

Che cosa succederà adesso? Un formale e rassicurante (per quanto possibile) comunicato della federazione veneta delle bcc cerca di fare il punto della situazione.
«Si sta svolgendo con la formalizzazione di tutti gli atti relativi – si legge nella nota – l’operazione di acquisizione delle attività e delle passività di Crediveneto da parte di Banca sviluppo spa, azienda del sistema bcc. La soluzione individuata consente di salvaguardare pienamente i diritti dei depositanti e della clientela (compresi obbligazionisti e sottoscrittori di titoli subordinati), i cui rapporti proseguono regolarmente con la Banca sviluppo. L’intera operazione è stata resa possibile grazie al contributo di tutte le componenti del sistema bcc italiano, nel segno di una consolidata solidarietà di gruppo, coordinata da Federcasse, in collaborazione con tutte le quindici federazioni locali, compresa naturalmente quella veneta».

In tutto ciò vi è una buona notizia: che i depositanti e gli investitori non perderanno nulla, perché la banca che subentrerà nella gestione di quella che era Crediveneto si assumerà tutti gli oneri in atto.
La notizia cattiva, caso mai, è un’altra: la scomparsa (come già avvenuto per la Banca padovana di Campodarsego) di una gloriosa ex cassa rurale, della cooperativa nata nel 1909 e diventata via via più grande dopo le fusioni con quella Scaligera (1999) e la consorella di Roveredo (2001). I soci praticamente spariranno, perdendo tutto il capitale.
Crediveneto attualmente opera in 110 comuni; con una massa di clienti che, al 31 dicembre 2015, ammontava a 29.648; la raccolta diretta supera gli 881 milioni di euro e gli impieghi netti i 699 milioni di euro; ammontano a circa 5 milioni di euro le obbligazioni subordinate in possesso alla clientela retail.

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Nel breve volgere di qualche anno, dunque, sono tre le bcc padovane che praticamente sono sparite dalla scena.

La più consistente, la Padovana, mesi fa è stata prelevata, con un’operazione simile a quella che ora ha come protagonista Crediveneto, dalla Bcc di Roma; la cooperativa è sparita, la compagine sociale azzerata. Stessa sorte per l’Euganea, salvata da Banca sviluppo, e per l’Atestina, in questo caso finita assorbita dalla trevigiana Prealpi.

Continuano quindi le difficoltà per il Credito cooperativo veneto e soprattutto padovano.
Ora si guarda con speranza alla recente (auto)riforma che dovrebbe cambiare gli assetti del sistema e spingere le ex casse rurali a irrobustirsi soprattutto dal punto di vista patrimoniale, attraverso aggregazioni e fusioni. In questo senso proprio nel Padovano sta proseguendo l’iniziativa della bcc di Piove di Sacco e di quella di Sant’Elena per dare vita a un unico istituto.
Anche se l’impressione è che, tra diffidenze europee e difficoltà di mercato, per il credito cooperativo i tempi continueranno a essere difficili.

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