Insegnanti: educhiamo alla misericordia

La crisi di altre agenzie (famiglia e parrocchia in primis) trasferisce sulla scuola deleghe educative che trasformano l'insegnante in un Sisifo dei tempi moderni: come può la scuola farsi carico di così tante e larghe attese? Resta che se misericordia è farsi carico delle miserie altrui, a scuola i ragazzi si portano il bisogno di rapporti educanti e adulti, che siano in grado di suscitare passione per la vita.

Insegnanti: educhiamo alla misericordia

«Se un uomo ha fame non regalargli un pesce, ma insegnagli a pescare. Solo così non lo avrai sfamato per un giorno, ma per sempre». Il proverbio è antico, la consegna quanto mai attuale, specie nel campo dell'educazione, il cui fine è proprio quello di "insegnare a pescare". Nella società del tutto e subito, della pancia piena anche a scapito dell'ambiente e degli altri, nel tempo della verità ridotta a opinione e della ragione di chi urla di più o ha i soldi non è moderno parlare di educazione, di tempi lunghi, di cammino, di pazienza, ecc. Eppure è proprio in questa situazione che la sfida educativa si rivela essere una priorità assoluta ed è essenziale assumerla nella misericordia.

Il binomio educazione-misericordia potrebbe essere facilmente declinato con le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, richiamare chi sbaglia. La misericordia infatti non è esaurita nella risposta a bisogni materiali, in quanto la povertà ha molti volti e spesso i più difficili da affrontare sono quelli nascosti. Ma la questione è un'altra. Le opere di misericordia non riguardano il fare ma l'essere. L'ha ben capito l'apostolo Paolo quando scrive: «Se anche dessi in cibo tutti i miei beni … ma non avessi la carità, nulla mi servirebbe» (1 Cor 13,3). La carità, come la misericordia, è un modo di essere, non qualcosa da fare. Ecco allora la domanda con la quale ci dobbiamo confrontare: da insegnanti, come fare per passare dal fare un'opera di misericordia all'essere misericordia?

Misericordia è qualcosa che ha a che fare con le viscere (sia per l'ebraico che per il greco). L'educatore è come la levatrice (socratica) e l'educazione è un parto, che colloca l'insegnante al secondo posto dopo i genitori. Accompagnare una persona nel suo percorso di crescita/maturazione significa dargli gli strumenti per portare alla luce il capolavoro che ha dentro. Ma non c'è rapporto generativo senza quella cura che è volere bene e volere il bene.

Il professore marca-cartellino, distributore di nozioni è un mestierante, un funzionario non un docente.

La burocrazia scolastica assorbe tante energie e rischia di spegnere l'entusiasmo o di lasciare solo le briciole al rapporto con i ragazzi. Inoltre la crisi di altre agenzie (famiglia e parrocchia in primis) trasferisce sulla scuola deleghe educative che trasformano l'insegnante in un Sisifo dei tempi moderni: come può la scuola farsi carico di così tante e larghe attese? Insomma gli alibi non mancano.

Resta che se misericordia è farsi carico delle miserie altrui, a scuola i ragazzi si portano il bisogno di rapporti educanti e adulti, che siano in grado di suscitare passione per la vita. A volte tale bisogno è espresso, altre latente, altre ancora va suscitato o rianimato. In ogni caso solo la prospettiva di chi c'è con il cuore è in grado di intercettarlo e farlo fruttare. Scrive Paolo VI: «Bisognerebbe essere ispirati da un amore folle, cioè superiore alle misure della prudenza umana, lirico, profetico, eroico, teso fino all’impossibile per poter compiere qualche cosa di possibile». Quanto è vero questo nell'educazione!

A scanso di equivoci, va chiarito l'obiettivo di questo rapporto misericordioso e viscerale: ascoltare insieme la vita, analizzarla, conoscerla (fatti, cause, sviluppi) per tornare a se stessi con le ineludibili domande: chi siamo, chi stiamo diventando, verso dove ci affrettiamo, da chi siamo liberati e da cosa ci dobbiamo riscattare. Sono questi gli interrogativi che negli orizzonti dilatati del mondo globalizzato e in quelli virtuali del cyberspazio consentono di trovare la strada della vita, di tessere una trama di significati che sia in grado di giustificare gli sforzi e i sacrifici per arrivare ad essere e rimanere uomo/donna, veramente e pienamente. In questa narrazione, che ha a che fare con il presente ma soprattutto con il futuro, l'educatore è guida, animatore, innovatore, allenatore motivazionale. Le tecnologie sono una grande risorsa ma per gestirle serve creatività, consapevolezza, cultura, impegno civile, collaborazione, responsabilità. A tutto questo solo un maestro vero e 'misericordioso' ti allena!

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