«O l'Europa si riforma, o vinceranno i populismi»

Intervista a Mario Mauro, già vicepresidente vicario del Parlamento Europeo (in quota Ppe) e ministro della Difesa nel governo Letta. «C'è un nodo cruciale da sciogliere: vogliamo o no una prospettiva federale? Questa indecisione rischia di travolgere l’Europa: se le attuali classi dirigenti non hanno il coraggio di rispondere alle incalzanti sfide di natura politica, l’Europa è destinata a fare passi indietro anziché in avanti». 

«O l'Europa si riforma, o vinceranno i populismi»

Il presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk, ha riportato in auge il progetto di un’Europa a più velocità.
Lo ha fatto inviando una lettera ai 28 capi di Stato e di governo Ue, con allegata una “Agenda dei leader” valida fino alle prossime elezioni dell’Europarlamento (2019), e riproponendo la necessità di rafforzare la coesione tra i Paesi europei introducendo due (o più) “velocità”.

“Serve un approccio che non impedisca ai governi di andare avanti in aree specifiche pur lasciando la porta aperta a chi si vorrà unire successivamente. L’unità non può essere una scusa per la stagnazione, ma al tempo stesso l’ambizione non può portare a divisioni”.

Mario Mauro, una lunga esperienza nelle istituzioni europee, è stato vicepresidente vicario del Parlamento Europeo (in quota Ppe) e ministro della Difesa nel governo Letta.

Senatore Mauro, con la Brexit la strategia per una ripresa dell’integrazione, con appunto la formula delle “due” o “diverse” velocità proposta da Tusk, può avere maggiore legittimazione politica?
«Gli inglesi hanno abbandonato l’Europa proprio perché l’Europa non ha più un orizzonte politico. Non si è voluto scegliere un modello federale, ma nemmeno confederale. E’ evidente che l’Unione viva oggi una delle fasi di empasse politica e istituzionale più lunghe della sua storia. Va ricordato però che le grandi conquiste dell’integrazione europea sono avvenute nei decenni scorsi su questioni concrete, penso alla produzione comune del carbone e dell’acciaio con la nascita della Ceca».

L’Unione Europea dopo l’introduzione della moneta unica ha vacillato non poco: dalla crisi del debito sovrano, sino alle questioni riguardanti l’unione bancaria e le prerogative della Bce. Per non parlare del progetto di un debito sovrano comunitario sinora fermato dai tedeschi...
«Ulteriori passaggi di devoluzione di competenze, soprattutto nelle grandi questioni economiche, devono sciogliere prima un nodo cruciale: vogliamo o no una prospettiva federale? Questa indecisione rischia di travolgere l’Europa: se le attuali classi dirigenti non hanno il coraggio di rispondere alle incalzanti sfide di natura politica, l’Europa è destinata a fare passi indietro anziché in avanti. L’eurozona ha una moneta unica, ma come è possibile non avere ancora sistemi fiscali armonizzati, una giustizia comune federale, o un diritto europeo riguardante i reati finanziari?».

L’ascesa di Emmanuel Macron e l’ennesima riconferma di Angela Merkel, seppur con una destra in forte ascesa, possono riformare un nuovo corso dell’asse franco-tedesco? Sarebbe auspicabile?
«L’asse franco-tedesco esiste a prescindere dall’Unione, e coinvolge anche il Regno Unito nonostante la Brexit. Se salta l’asse, Francia e Germania sono destinate a farsi la guerra. Personalmente non credo alla favola del Macron europeista, anzi mi sembra il vero capo dei sovranisti francesi. Anche nella politica estera non mi pare discostarsi molto da quella di Sarkozy, visto quello che ha fatto in Libia alle nostre spalle. Sul fronte tedesco: il grande Helmuth Kohl rimproverava la sua allieva Angela Merkel di volere una “Europa tedesca” piuttosto che una “Germania europea”. Forse in questo mandato la Merkel potrebbe invece essere più propensa a rinvigorire il suo europeismo».

Il Gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia) rappresenta invece uno dei dossier politici più delicati per l’Unione. Cosa succede nella “pancia” di questi paesi dell’area ex sovietica?
«Si tratta di un blocco politico potenzialmente pericoloso per l’Ue, ed è verissimo che proprio questi paesi siano i grandi beneficiari delle politiche comunitarie. Forse l’Europa soffre ancora di un senso di colpa per quei 60 anni in cui sono stati abbandonati al di là della cortina di ferro. Il loro progressivo scivolamento verso un populismo anti-europeo è da imputarsi proprio alla mancata riforma costituzionale dell’Unione. Popolari e populisti hanno idee diverse ma in larga parte gli stessi elettori: ridare una nuova identità politica all’Unione servirà per marginalizzare i populisti, e in proiezione esterna per tutelare i paesi dell’Est in chiave anti-russa».

In Catalogna il tentativo di secessione sta assumendo toni da guerra civile. La tendenza alla disgregazione intra-nazionale come può coniugarsi a processi di ulteriori cessioni di competenze sovranazionali?

«La questione catalana è dirimente: un’Europa che non è in grado di risollevarsi dal suo torpore istituzionale è incapace di dare risposte. I leader europei, se costretti, si rifugiano dicendo che si tratta di una crisi interna spagnola e non europea. Invece l’Unione nasce come progetto di Europa dei popoli e delle regioni, in un processo federale anche le pulsioni autonomiste più forti troverebbero una dinamica politica pacifica. Un rinnovato percorso di integrazione favorirebbe la soluzione pacifica di schemi conflittuali interni». 

Per l’Unione Europea l’agenda su accoglienza, migranti e riforma dell’asilo è prioritaria a fasi alterne. Nel frattempo l’Italia e la Grecia restano sole di fronte agli sbarchi. 
«L’Italia proprio non riesce a farsi ascoltare, nemmeno su un tema così importante. Al contrario della Germania che invece ha ritenuto di “trattare” al massimo livello politico e di urgenza il tema della redistribuzione. Viviamo in un ”assurdo giuridico”, una situazione in cui i confini esterni sono assoggettati ad un diritto diverso da quello dei confini interni all’Unione. In un quadro simile è urgente rivedere il diritto di cittadinanza, delle frontiere e delle politiche migratorie riformando i Trattati».

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