Carcere, la mensa non sarà più della Giotto che occasione sprecata
Si è ufficialmente conclusa l'esperienza della cooperativa Giotto alla gestione della mensa del carcere. Un'occasione sprecata dopo dieci anni di sperimentazione, e il bello è che lo stato non risparmierà. La cooperativa però non chiude, anche se a ranghi ridotti continuerà a dare lavoro ai detenuti contribuendo in modo determinante ad abbattere il tasso di recidiva da parte di chi ha avuto problemi con la legge.
Hanno invitato a pranzo gli amici: chi, nel corso di questi undici anni, li ha seguiti con attenzione, affetto, simpatia. Così, mercoledì 14 gennaio, 150 persone – esponenti della società civile, del volontariato, imprenditori, rappresentanti militari, religiosi e giornalisti – si sono ritrovate nel carcere penale Due palazzi intorno a un lungo tavolo imbandito. I detenuti lavoratori nelle mense dell’istituto lo avevano definito «il nostro penultimo pranzo» ma, di fatto, non voleva essere un commiato. Un saluto e un ringraziamento, piuttosto: perché a tavola i legami si rinforzano.
La notizia della cessazione della gestione mensa da parte della coop Giotto (come in altri nove istituti carcerari italiani di altrettante cooperative sociali) era stata comunicata da solo 72 ore, ma non hanno voluto mancare a un momento di convivialità. «In questi anni abbiamo capito di più chi siamo, abbiamo imparato a volerci bene, a fidarci del prossimo» ha ringraziato a nome del consorzio Giotto il presidente Nicola Boscoletto. Un consorzio che, a causa del taglio al credito d’imposta del 34 per cento per il 2015 stabilito dal ministero della giustizia, si è trovato a dover abbandonare il servizio mensa, privando del lavoro 22 detenuti e 6 persone esterne. «Questa realtà l’ho vista ridare rispetto e dignità alle persone: concetti che tutti dovrebbero osservare, anche chi regola e amministra il paese» ha sottolineato il prefetto Patrizia Impresa.
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