Caritas e Banco Alimentare: manuale per recuperare 30 mila tonnellate di cibo in più

Presentato il nuovo strumento per il recupero degli alimenti in sicurezza e favorire l'incremento delle donazioni. Lucchini: “Permetterà di rendere più autonomi le organizzazioni del terzo settore nella valutazione delle proprie attività”. Compreso il trattamento di alimenti anche non adeguatamente etichettati.

Caritas e Banco Alimentare: manuale per recuperare 30 mila tonnellate di cibo in più

Caritas Italiana e Banco alimentare hanno presentato il manuale per corrette prassi operative per le organizzazioni caritative, nell’ambito del recupero, della raccolta e della distribuzione del cibo ai fini di solidarietà sociale.

Il bisogno di cibo cresce

Nella sua relazione, don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, ha ricordato che in Italia oltre 4 milioni di persone vivono in povertà assoluta. Si stima poi in 5 milioni e mezzo il numero degli italiani in condizioni di povertà alimentare, di cui un milione e 300 mila minori. Ma le famiglie che non hanno denaro sufficiente per garantirsi un pasto proteico almeno ogni due giorni sono addirittura il 14,5% del totale. 

L’aumento di persone che richiedono aiuti alimentari è in gran parte sintomo di un problema anzitutto di natura economica. Ma “dentro questi numeri vivono storie di persone e famiglie – ha affermato Soddu - spesso con bambini e anziani, che non hanno ‘accesso a una quantità di cibo sufficiente, sicuro e nutriente in modo da soddisfare i bisogni dietetici e le preferenze alimentari per garantire una vita sana e attiva’ (FAO, 1996). Sono volti e storie accolti ogni giorno dai tantissimi operatori e volontari, rappresentati oggi solo in piccolissima parte, impegnati soprattutto a livello parrocchiale, per i quali l’aiuto alimentare rappresenta una delle tessere del percorso di ascolto, orientamento e accompagnamento delle persone in povertà”.

Una risposta capillare ma ancora insufficiente 

Secondo Soddu, i dati disponibili sulle attività delle Organizzazioni Caritative “non fotografano adeguatamente il lavoro di quanti, spesso nella gratuità, prestano la loro opera rendendo possibile la distribuzione degli aiuti alimentari, ma anche il reperimento di nuove risorse. 

Collette, raccolte, campagne di recupero, iniziative di condivisione, i sempre più diffusi empori solidali, sono costantemente al centro delle attività di parrocchie, istituti religiosi, associazioni… e animano scuole, quartieri, intere comunità”.

L'appello di papà Francesco per un mondo più giusto 

Soddu ha poi citato Papa Francesco, che ci ricorda in questo Anno Giubilare della Misericordia “quanto sia necessario aprire il cuore verso il povero, l’affamato e praticare senza sosta le opere di misericordia”. E dopo aver citato i dati Fao, ha sottolineato che “la fame non è quindi causata dalla insufficienza, ma dalla cattiva distribuzione del cibo e dal suo spreco”. 

E’ dunque un appello alla più ampia mobilitazione, per rimuovere le cause della fame e le fonti di una disuguaglianza sempre più profonda, per porre un freno alle derive di un sistema finanziario fuori controllo, per rispondere alla domanda di giustizia ed alla necessità di perseguire il bene comune. 

“Abbiamo un sistema economico globale che è in grado di produrre meraviglie tecnologiche (anche attraverso la ricerca avanzata, ecc...) e prodotti destinati al consumo del lusso più raffinato, ma che non riesce a porsi il problema neanche delle briciole che non riescono a sfamare chi non partecipa al banchetto. Questo denota una miopia  della visione dello sviluppo e della politica. La sfida dunque è certo politica, o meglio di politiche, ma è anche  educativa e culturale, come ci ricorda Papa Francesco nella Evangelii Gaudium”. 

Un manuale per "fare bene il bene"

In questa logica, “consapevoli degli scenari aperti dalle previsioni del Fead e dei relativi piani operativi, offriamo il Manuale a tutte le Organizzazioni Caritative – ha concluso - nella speranza di poterne presto sperimentare nuove applicazioni alla luce di una legge contro lo spreco alimentare”.

A spiegare la “ratio” del manuale è stato Marco Lucchini, direttore generale della Fondazione Banco Alimentare. “Il Ministro Lorenzin, nel dicembre 2013, ci chiese di lavorare per trovare nuovi strumenti al fine di recuperare più alimenti, nel rispetto delle norme igienico sanitarie vigenti – ha affermato - Inoltre, lo scorso 2 dicembre la Commissione europea presentando il Pacchetto sull’economia circolare ha ribadito che ‘i rifiuti alimentari rappresentano un problema per l'Europa: si stima che nell'Ue si sprechino circa 100 milioni di tonnellate di alimenti l'anno. Gli alimenti sono persi o sprecati lungo l'intera catena di approvvigionamento alimentare: nell'azienda agricola, durante la trasformazione e la lavorazione, nei negozi, nei ristoranti e in ambito domestico. Oltre ai relativi impatti economici e ambientali, i rifiuti alimentari presentano anche un importante aspetto sociale: si dovrebbe agevolare la donazione delle eccedenze, affinché chi ne ha maggiormente bisogno possa ricevere alimenti sicuri e idonei al consumo’”.

L’obiettivo del manuale. 

E’ stato lo stesso Lucchini a precisare la portata e l’obiettivo del manuale, vale a dire rispondere a due domande fondamentali: garantire la sicurezza degli alimenti recuperati per gli indigenti e, nel contempo, incentivare i donatori a recuperare alimenti, riducendo così gli sprechi.

Partendo dall’’ultima ricerca del Politecnico di Milano presentata ad Expo Milano 2015 nell’ottobre scorso, secondo cuitra i donatori c’è ancora il timore di una scarsa tracciabilità e poca capacità di gestire in sicurezza il prodotto donato alle Organizzazioni Caritative, Lucchini ha evidenziato che “la passione e la cura con cui operano le Organizzazione Caritative spesso non è sempre sufficiente garanzia per i donatori”. 

In questo senso, è stato precisato, “il manuale aiuterà a fugare in modo più trasparente e condiviso questi timori da parte dei potenziali donatori”.

Accadrà, è stato sottolineato, "non per magia o imposizione ma attraverso l’impegno nell’applicare le ‘corrette prassi’ previste dal Manuale redatto appositamente per ‘il sistema di recupero e distribuzione ai fini di solidarietà sociale’. Sottolineo che questo manuale è stato pensato, costruito, valutato per le Organizzazioni Caritative, tenendo conto delle loro specificità”.

Come opererà il manuale. 

Alcuni esempi concreti di come cambieranno le cose.Tra le specificità vi è spesso quella di trovare alimenti non più commerciabili e la destinazione a persone indigenti. Questo vuol dire la possibilità di recuperare anche alimenti non adeguatamente “etichettati”, purché accompagnati da un documento contenente le indicazioni obbligatorie rilasciate dal produttore. 

L’altro esempio è il pane. Il pane non venduto, quindi eccedente, può essere recuperato da sempre. Il Manuale aiuta le Organizzazioni Caritative nei criteri di gestione, quindi si può congelare, essiccare, trasformare, ecc… La ricerca del Politecnico prima citata ha rilevato l’incremento del 10% di alimenti recuperati, negli ultimi 4 anni, grazie al miglioramento dei processi di gestione, raggiungendo così un totale di 500 mila tonnellate.

“Fino ad ora l’incertezza ci ha fatto (tutti compresi) donare, recuperare e ridistribuire solo prodotti estremamente sicuri – precisa Lucchini - Il Manuale, meglio il suo utilizzo, permetterà di rendere più autonomi le organizzazioni del “terzo settore”, nella valutazione del rischio delle proprie attività, cioè recuperare e ridistribuire cibo. Autonomi non nel senso di isolati ma più coscienti e competenti nel prendere le decisioni corrette, responsabili del proprio agire in rapporto con gli interlocutori. Il Manuale aiuterà a recuperare più cibo, perché più competenti e la formazione dei nostri volontari e addetti sarà il pilastro fondamentale del successo di questo Manuale, ci farà superare le colonne d’Ercole del recupero di alimenti. Il Manuale faciliterà il dialogo tra tutti i soggetti, permetterà di trovare nuove modalità per recuperare gli alimenti, tutto ciò porterà innovazione”. 

Il "sistema del recupero" nella filiera alimentare

Da oggi, dunque, anche le Organizzazioni Caritative sono parte della filiera agroalimentare perché rappresentano, a pieno titolo, l’ultimo anello: quello del “sistema del Recupero”. 

“A conferma di ciò, ad esempio – ha spiegato ancora - è la presenza della Fondazione Banco Alimentare Onlus nel Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute, insieme ai produttori, distributori, ristoratori e associazioni consumatori al fine di portare il proprio contributo rispetto alla sua tipicità di soggetto del Sistema di Recupero”.

“Per tutto quanto detto – ha concluso - ci sentiamo sicuri di affermare che l’applicazione del Manuale, nel medio periodo, porterà a recuperare almeno altre 30 mila tonnellate, su un totale stimato di circa 1.000.000 di tonnellate eccedenti, nelle due macro-categorie ad alto e medio livello di attenzione ossia i così detti alimenti deperibili. Alimenti di ottima qualità e recuperati dalle Organizzazioni Caritative con processi di sicurezza condivisi con i donatori e le autorità di controllo. A queste eccedenze alimentari si aggiungeranno sicuramente anche maggiori tonnellate di prodotti della macro-categoria a basso livello di attenzione, ovvero i prodotti non deperibili, prodotti con caratteristiche di stabilità termica e i prodotti provenienti dal settore primario (ortofrutta etc…)”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: spreco (12), cibo (27), povertà (158), poveri (88), Caritas (222), banco alimentare (7)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)