Abano Terme. Giulio Andretta in concerto il 3 dicembre. Quando il pianoforte diventa una parte di te

Un concerto ad Abano per conoscere un giovane compositore e pianista padovano protagonista di un originale percorso artistico. 

"L'altra creazione" è il titolo del concerto del giovane musicista padovano in programma domenica 3 dicembre a villa Bassi Rathgeb. Giulio Andreetta mette insieme epoche e stili differenti per far risaltare la sua duplice anima artistica di pianista e compositore

Abano Terme. Giulio Andretta in concerto il 3 dicembre. Quando il pianoforte diventa una parte di te

Astenersi filologi. Potrebbe concludersi con questa esortazione l'invito a un concerto di Giulio Andreetta, compositore e pianista padovano poco più che trentenne. La prossima occasione per ascoltarlo nella sua duplice veste artistica è domenica 3 dicembre a villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme (ore 17, ingresso libero). Un appuntamento il cui titolo – “L'altra creazione” – è già, di per sé, un manifesto artistico piuttosto esplicito. 

L'impaginazione del programma toglie ogni dubbio: Beethoven accostato a Villa-Lobos, Chopin allo stesso Andreetta.

«Nella scelta di questi autori non ho seguito nessun criterio canonico ma ho fatto riferimento a epoche e stili diversi – commenta il giovane musicista – È una varietà che mi piace mettere nei miei recital, sia per permettere agli ascoltatori di confrontarsi con modalità espressive differenti sia perché questo approccio rispecchia la mia estetica interpretativa». 

Tra gli esecutori contemporanei va di moda sottolineare la propria assoluta fedeltà allo spartito «per far parlare esclusivamente il compositore». Un approccio che contrasta con quello più libero e romantico dei grandi interpreti del passato, oggi infatti tacciati spesso di arbitrarietà, ma che, a pensarla male, è anche un modo per nascondere, dietro al paravento del rigore, la mancanza di idee nuove.

In questo senso Andreetta non è certo un “dattilografo” della tastiera – note tutte al proprio posto, ma anche tutte uguali e senza cuore: «Cerco di dare a ciò che suono un significato ulteriore rispetto a quello espresso dal mero testo scritto. Mi piace abbandonarmi all'attimo e metterci del mio, un atteggiamento influenzato dal fatto che io, prima ancora che un interprete, mi sento un compositore.

Questi due aspetti della mia professione sono legati a doppio filo nel mio itinerario di maturazione artistica e vorrei continuare a coltivarli entrambi». 

Certo, sul mercato c'è più richiesta di pianisti che di compositori. Fin dal '900 qualcosa si è rotto nel rapporto tra autori e pubblico, con i primi egemonizzati da avanguardie più interessate alla celebrazione dei processi intellettuali a monte delle composizioni che all'effettivo risultato sonoro di queste. «Da un po' di tempo si assiste a una sorta di “ritorno all'ordine” da parte dei compositori. Il minimalismo, in particolare, ha reintrodotto una sintassi più comprensibile ottenendo un grande successo popolare. Nella ricerca del mio linguaggio musicale sono partito proprio da questo stile mescolandolo con altre tecniche, dalla serialità dodecafonica fino alla “vecchia” musica tonale, in una contaminazione di generi filtrati attraverso la mia sensibilità». 

Nonostante sia riuscito a fare della musica la sua professione, Andreetta non si sente affatto arrivato: «Ho affrontato un percorso di apprendimento faticoso e impegnativo. Uscito dal conservatorio ero spaesato, in Italia non ci sono molte occasioni per emergere e ho dovuto continuare a lavorare sodo per cercare la mia cifra espressiva personale, cosa che non ho mai spesso di fare. Cosa mi aspetto dal futuro? Mi piacerebbe trovare la possibilità di vedere eseguite due mie composizioni orchestrali, tra cui Voci di guerra, un'opera con coro basata sulle poesie di tre poeti che combatterono il primo conflitto mondiale».

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