Codevigo. Una facciata opera forse del Falconetto

Codevigo Restaurati gli esterni della chiesa di San Zaccaria: ora si apprezza la finezza della facciata ascritta al grande architetto

Codevigo. Una facciata opera forse del Falconetto

È una delle più belle chiese padovane la parrocchiale di Codevigo, dedicata a San Zaccaria, e lo è ancora più dopo il recente restauro alla facciata. L’edificio risale al Cinquecento, benché la presenza di una cappella nella zona dati almeno al 10° secolo. Nel 1489 era descritta come a tre navate e cinque colonne in legno, ma in condizioni non ottimali. Restaurata nel 1506-07 a opera forse di Lorenzo da Bologna, verrà lodata per la sua bellezza da vari vescovi venuti in visita. Nel 1790 fu tuttavia deciso un restauro generale che ne sconvolse la tipologia interna. Nel 1861 fu aggiunto il coro. I restauri recenti si sono però concentrati sulla facciata, anch’essa cinquecentesca ma più tarda. Si ispira infatti ai caratteri stilistici della nuova architettura italiana rinascimentale, anche se purtroppo mancano elementi per conoscerne il nome del progettista: gli elementi stilistici e decorativi che rimandano all’Odeo Cornaro hanno fatto pensare all’architettura del Falconetto, tanto più che all’interno è presente l’altare di Sant’Antonio a lui attribuito e che Alvise Cornaro gli aveva affidato la costruzione di una villa proprio a Codevigo. Certamente è opera di un artista di grande sensibilità e finezza. Nel 1981 la facciata, la cui finitura era ormai degradata, fu restaurata. Anche il campanile subì molte modifiche nei secoli. Documentazioni lo ricordano “grande e bello” e dotato di due campane nel 16° secolo: ora sono quattro più una quinta di richiamo con suono a se stante. Il campanile fu poi restaurato nel 1874 e nel 1933 fu disposto di risanarlo rinforzandone la base, eliminando la cuspide e murando a filo le nicchie ricavate dalle lesene, trasformandone in modo radicale l’aspetto. Come coronamento al posto della guglia fu aggiunta la statua del Redentore in pietra. La chiesa e il campanile oggi appaiono finiti con due materiali: i mattoni facciavista per le pareti laterali e l’intonaco a marmorino per la facciata. Fino al restauro del 1981, le pareti laterali figuravano completamente intonacate sul lato sud e parzialmente sul lato nord. Appurate le buone condizioni statiche dei due edifici, il recente restauro si è occupato del degrado del basamento, dove l’umidità di risalita aveva creato sbollamenti e distacchi, punti di ingresso per l’acqua piovana. Altro degrado era quello biologico nei basamenti delle colonne e lesene, ma che nel prospetto nord invadeva completamente la superficie in mattoni. Evidenti segni di cedimento erano le fessurazioni in chiave alle arcate laterali, verificate e ora fissate con scuci-cuci o inserimento di barre in acciaio. Le altre pareti, in mattoni faccia vista, erano in buono stato di conservazione verso il lato sud ma fortemente alterate da attacco biologico nei lati est e nord, compreso il campanile: sono state risanate e sono state anche consolidate le superfici in cotto. Si è messo mano anche alla pulitura e consolidamento delle poche parti in pietra (davanzali e stipiti) e al solaio ligneo del portico a nord. I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Rws di Vigonza. Contestualmente al lavoro agli esterni, lo scorso anno è stata restaurata una statua lignea di una Madonna con Bambino, ritrovata abbandonata nel campanile. Il restauratore Massimo Meneghin ha provveduto alla pulizia e ricostruzione di alcune dita rotte e al ripristino di foglia oro e anticatura originale.

Alvise Cornaro tra il Ruzzante e grandi artisti

La chiesa di San Zaccaria sorge in un lembo di confine strappato al mare dalle bonifiche medievali. Parte di quelle terre erano dei Cornaro: ad Alvise, protettore di artisti come il Ruzzante, si deve forse la mano nella chiesa del Falconetto.

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