Puzzle di storie segnate dal Covid. Tra dolore e sollievo. Il libro di don Marco Galante e Sara Melchiori

Io son con te. Un prete in corsia è il titolo del libro scritto da don Marco Galante e Sara Melchiori. Date e luoghi di presentazione

Puzzle di storie segnate dal Covid. Tra dolore e sollievo. Il libro di don Marco Galante e Sara Melchiori

Sofferenza e sollievo, paura e fiducia, distacchi e incontri. Volti, promesse, ricordi, morti e rinascite. Questo, e molto altro, è Io sono con te. Un prete in corsia (Edizioni Messaggero Padova, pp. 152, 16 euro), libro scritto a quattro mani da don Marco Galante, prete padovano, e Sara Melchiori, giornalista. Verrà presentato martedì 16 aprile alle 20.45 a Casa Madonnina di Fiesso d’Artico (con Marzia Filipetto, responsabile della casa); venerdì 19 aprile alle 18 alla libreria San Paolo Gregoriana di Padova (con Cristina Sartori, giornalista); due gli appuntamenti nell’ambito del Festival biblico 2024, entrambi moderati da Patrizia Parodi (La Difesa del popolo): venerdì 10 maggio alle 19.30 alla Scuola della Carità di Padova con accompagnamento musicale di Roberta Malipiero; sabato 11 maggio alle 10.15 Rovigo, ai Giardini delle due Torri, con la partecipazione del vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello. Il volume – con prefazione di mons. Pierantonio Pavanello, vescovo di Adria-Rovigo, e postfazione di mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova – restituisce l’esperienza vissuta da don Marco Galante all’interno dell’ospedale Covid di Schiavonia, dove si registrò il 21 febbraio 2020 il primo decesso in Italia per Sars-CoV-2. Quella di don Marco è stata – in corsia – una presenza di ascolto, conforto e preghiera non solo per i tanti malati, ma anche per il personale ospedaliero. A distanza di quattro anni, Sara Melchiori ha rimesso insieme i pezzi dei puzzle di vite stravolte dal Covid-19. Con l’amico don Marco ha raccolto frammenti di storie altrui e proprie, di sofferenze, interrogativi, ma anche di dono, presenza, ascolto. È successo anche a lei, come a tantissime persone e famiglie, di vivere alcuni dei troppi “dolori” che il virus ha portato con sé: l’isolamento di un genitore in ospedale; la morte (complice il Covid) di un proprio caro anziano, senza poterlo vedere, confortare e nemmeno “salutare” per l’ultima volta.

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