Carica per lo spirito, la fede, per il mio sentirmi prete

Cristo Re, Voltabrusegana, Legnaro, Sant’Angelo di Piove e adesso “tre in una”, Caselle e Sant’Angelo di Santa Maria di Sala e Murelle di Villanova. I miei oltre 31 anni di “collaborazione festiva” in parrocchie della diocesi di Padova mostrano un dato inconfutabile: l’aumento progressivo del chilometraggio; ovvero, servizio in parrocchie sempre più lontane dalla mia residenza abituale, che in questi stessi anni è variata di poche centinaia di metri, da casa Pio X a Casa del clero e ora al Barbarigo.

Carica per lo spirito, la fede, per il mio sentirmi prete

Come “pendolare liturgico” dal centro storico di Padova, ho iniziato verso le periferie (geografiche) urbane e ora prolungo l’itinerario al cuore del Graticolato romano, addirittura fuori provincia potrebbe notare qualcuno.
Poco male, eh, se penso a qualche confratello chiamato a trasferte fin sopra l’altopiano di Asiago, bellissima meta certamente, ma non semplice da raggiungere nelle domeniche invernali e non sempre gratificata da adeguate presenze dei fedeli e talvolta nemmeno dal possibile diversivo di una rilassante sciata.
Non ho elementi per raffrontare analiticamente la mia esperienza con quella di altri “cappellani festivi”, alcuni più mobili e altri più stabili di me, ma ho l’impressione che nel corso degli anni il viaggio potrà farsi sempre più... lungo.
Nel senso che saranno sempre di più le parrocchie di provincia ad avere bisogno di celebranti: e i preti, al momento ancora necessari per tale ministero, si pescano dove sono tuttora concentrati in numero maggiore, dunque in città a Padova: uffici diocesani, seminario e altri incarichi chiamano alla residenza cittadina.
Ma nel tessuto urbano, dato il più alto numero e la concentrazione di abitanti rispetto ai paesi, è più difficile accorpare le parrocchie: 5-6 mila residenti in città fanno una parrocchia, al massimo due, in provincia generalmente le parrocchie corrispondono ai paesi, anche piccoli.

Dove sono ora in servizio, ci sono tre parrocchie in cammino verso l’unità pastorale, e tutte e tre hanno la prima messa festiva alle 8 di mattina
Ovvio/necessario quindi che, mentre il parroco ne celebra una, due preti partano (volentieri) da Padova per garantire l’eucaristia nelle altre due... Nella distribuzione dei preti per gli anni a venire, data la difficoltà di diminuire il numero di messe soprattutto nei paesi (che poi sembrano preferire gli orari più mattutini…), sarà da considerare pure questo aspetto della copertura eucaristica festiva.
Così anche, magari, nel determinare/concordare la residenza di preti “pensionati” ancora validi e in grado di offrire un supporto almeno nei giorni festivi: per una messa a Sant’Angelo di Piove meglio partire da Piove di Sacco che da Padova... Qui merita menzione la generosa vitalità di mons. Danilo Serena che da Valdobbiadene tuttora, di domenica, spazia fino al monte Grappa per garantire l’eucaristia!

La trasferta in auto verso la parrocchia della domenica diventa però anche un’opportunità da cogliere
Per me è il momento di concentrarmi su quello che sto andando a “fare”, cioè a celebrare il giorno del Signore; a chiedermi e rinnovare il perché, che non va mai dato per scontato o diventare un’abitudine; a ripensare al come, cioè alla riflessione da proporre nell’omelia, magari aggiungendo lo spunto di un ultimo episodio di cronaca o aggiornando dalla messa “generica” del sabato a quella “speciale” (ragazzi, Acr, tappe dell’iniziazione cristiana, battesimi...) della domenica mattina; a chiedermi quale aspetto o momento della celebrazione si potrebbe evidenziare o valorizzare.
Senza farci troppa poesia, e tenendo conto dei condizionamenti del sonno di certe mattine, resta comunque che più si è allungato il tragitto, più mi sono allenato a sfruttare questo tempo come (ri)generazione della motivazione interiore, ricerca di autenticità e qualità celebrativa.

Quando celebro la messa, soprattutto con fedeli che in gran parte non conosco e non mi conoscono ancora, a me preme una cosa: che alla fine pensino «Beh, almeno ci crede… (a quello che fa e dice a messa)».
I chilometri verso la chiesa “di turno” mi aiutano a caricare lo spirito, la mia fede, il mio sentirmi prete: e vi pare poco?