Fede nell’ordinarietà. Alla Gmg di Lisbona i giovani padovani raccolgono l’invito del vescovo Claudio. «È qui il tesoro nascosto».

Odiatissimi da tutte le persone normali, gli audio whatsapp in questi giorni portoghesi di Giornata Mondiale della Gioventù si stanno rivelando provvidenziali. In pochi secondi, nel pieno dei momenti più importanti, i giovani padovani imprimono con la voce rotta dall’emozione ciò che stanno vivendo qui e ora e ce li affidano, perché possiamo in qualche modo condividere per voi questa ricchezza.

Fede nell’ordinarietà. Alla Gmg di Lisbona i giovani padovani raccolgono l’invito del vescovo Claudio. «È qui il tesoro nascosto».

In particolare, raccogliamo le loro risonanze rispetto alla prima catechesi del vescovo Claudio, che in mezzo alla nebbia e alla pioggerellina della mattina atlantica, ha rimarcato la necessità di concentrarsi sull’ordinarietà della fede dei giovani. «La pioggia e il vento ci hanno regalato un’atmosfera particolare, a tratti “epica”», ammette Antonio Martini di Villafranca, «è stato bello ritrovarci tra comunità che conosciamo». «Una catechesi molto interessante, assai diversa dalle solite riflessioni» per Ester di sant’Angelo di Piove. Una mattinata «interattiva», con al centro il tema della fretta che può essere buona o cattiva. Ma anche lo spazio di domande e riflessioni. Alla giovane di Brugine che – sotto gli applausi scroscianti dei ragazzi padovani – ha segnalato come a volte gli adulti tendano a gravare i giovani, nelle parrocchie, di molti impegni senza dare loro la libertà di esprimere le proprie peculiarità, il vescovo Claudio ha invitato i giovani, quando saranno grandi, a pensare a questa sensazione quando a loro volta avranno a che fare con una nuova generazione di giovani. «Della catechesi del vescovo Claudio – osserva Giovanni Cagol di Montà – mi ha colpito come egli sostenga che bisogna lavorare nell’ordinarietà della fede per trovare il tesoro nascosto nel campo davanti a noi. È nel quotidiano che bisogna scavare per poterlo trovare». «Spesso ci distraiamo con le cose straordinarie – continua Martina Lazzarini di san Tommaso – e rischiamo perdere l’essenzialità di ciò che conta davvero. Come giovane impegnata in diversi fronti, molte volte mi ritrovo “bombardata” da impegni e compiti da portare a termine, sentendo sulle spalle la responsabilità di soddisfare le aspettative. In queste occasioni sento di trascurare la semplicità del “giorno dopo giorno”, e di vivere il tutto con la fretta cattiva invece che nella pienezza con la fretta “buona” che ci fa muovere con solarità». La fede vissuta nel quotidiano come urgenza pastorale «è il frutto del Sinodo dei Giovani», prosegue Antonio Martini di Villafranca, che sottolinea anche il ruolo centrale degli accompagnatori pastorali: «Ho visto un processo inverso rispetto alla GMG: mentre la GMG ti rimanda al mondo e all’aspetto universale della Chiesa, con la catechesi il vescovo Claudio ci ha rimandato alla quotidianità. È nella quotidianità che metabolizzeremo questo tipo di esperienze, che hanno valore solo se accolte nella comunità, nei piccoli gruppi della parrocchia, in cui essere accompagnati nelle domande sul nostro futuro. E per questo serve la presenza di una comunità che ti sta vicina». Ma anche i giovani, come ricorda Martina Lazzarini di san Tommaso, possono raccogliere l’invito del vescovo ad essere a loro volta «trasmettitori di fede». «È una sfida che mi accompagna da tempo, specie in ambito educativo. Spero di riuscire a rimanere sempre in ascolto per accogliere quello che mi dice il Vangelo per comunicarlo a mia volta».

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