Gmg 2023. Dentro un grande evento straordinario il vescovo Claudio indica la “fretta” pastorale: la quotidianità

Questa volta il vescovo Claudio ha giocato d’anticipo. Gli oltre 1200 pellegrini padovani – a cui si erano aggregati almeno un altro migliaio di giovani di altre diocesi italiane (Brescia, Savona, Sorrento e qualche altra delegazione) – si aspettavano un altro annuncio a sorpresa. Del resto, chi era a Proszowice sette anni fa, in Polonia, e aveva assistito alla prima catechesi del vescovo Claudio aveva ascoltato in diretta l’annuncio del Sinodo dei Giovani.

Gmg 2023. Dentro un grande evento straordinario il vescovo Claudio indica la “fretta” pastorale: la quotidianità

«E allora qual è la sorpresa di quest’anno mi chiedevano? – ha provocato il vescovo – Quest’anno dobbiamo mettere la nostra attenzione all’ordinarietà, a quello che succede tutti i giorni, a un’esperienza di fede che non è questione straordinaria ma è una questione del quotidiano, delle cose semplici, della nostra vita. Non c’è uno straordinario evento in prospettiva, ma una fatica grandissima, forse anche preziosa, da vivere proprio dove noi in genere passiamo i nostri giorni e da cui veniamo in genere distratti». L’ordinarietà insomma: «La fede che resiste è quella di tutti giorni, che attraversa anche gli eventi belli e meno belli».

È un po’ un paradosso, utile anche a riportare le cose nella loro giusta dimensione. La GMG, evento straordinario, è un bell’evento, un evento che può incoraggiare, che può far maturare scelte importanti, che può aiutare un giovane, inserito in un percorso, a prendere la sua strada. Ma è la punta visibile di un iceberg che viaggia nascosto nella quotidianità. Ed è lì che bisogna agire. «Questo recuperare una dimensione di fede quotidiana è urgente – conferma il vescovo – Tutti ci distraggono dal quotidiano e ci propongono delle cose eccezionali, straordinarie».

Riallacciandosi al tema della fretta, colonna portante della GMG con il Vangelo della visitazione, il vescovo Claudio Cipolla rivela: «Questa è una mia fretta pastorale: è urgente che poniamo attenzione a quello che dobbiamo vivere tutti i giorni illuminati dal Vangelo, qualcosa che non è nostro ma che viene dall’alto e ci mette in movimento».

È la riscoperta della quotidianità il frutto del Sinodo dei Giovani, nato proprio con l’annuncio in terra polacca. «Quali sono stati i frutti del Sinodo dei Giovani?», ha domandato il vescovo, prima di passare la parola al responsabile della pastorale dei giovani don Paolo Zaramella: «È importante riscoprire la fede nel quotidiano, dai vent’anni poi, rispondendo con il proprio “Io credo”, “Ci Sto”. Molti, come è emerso anche dal Sinodo mondiale dei giovani, sentono il rischio di una fede inutile, che non tocca la vita, di una fede che non intercetta le grandi domande. Abbiamo pensato proprio ad un percorso che a Padova chiamiamo “Il Simbolo”, in cui la professione di fede è obiettivo, riscoprire cosa significa per me qui e ora cosa significa essere un discepolo di Gesù».

«È un progetto della pastorale giovanile della Diocesi, non un evento da costruire – ha confermato il vescovo Cipolla – I giovani della Diocesi di Padova hanno come obiettivo del proprio cammino quello di dire di fronte agli altri la propria fede, preparandosi, cercando di capire cosa vuol dire, per cui anche gli educatori e gli animatori fanno parte del progetto della pastorale giovanile nella misura in cui accompagnano i giovani nell’età adulta mentre si preparano a dire “Io Credo”».

Dalla GMG evento alla quotidianità. Servono però accompagnatori e adulti che riscoprano l’importanza di essere cristiani. Don Paolo Zaramella ha ricordato l’attenzione alla formazione degli accompagnatori spirituali e anche sul tema dell’affettività.

«Il problema della fede – ha rimarcato il Vescovo Claudio – è l’ora dopo ora, la fatica dopo la fatica, un’incertezza dopo l’incertezza. Dobbiamo fare in modo che lì parli il Vangelo, perché la fede è per la vita, non per la preghiera, perché noi sappiamo vivere e realizzarci nella nostra vita. Se non ce ne accorgessimo non ci accorgeremmo della perla preziosa che abbiamo a disposizione».

Le comunità sono un grembo che generano alla fede. «Un evento come la GMG ci può incoraggiare, tocca le nostre emozioni, ci piace, siamo in tanti, anche se qualcosa va storto, anche se piove va bene lo stesso perché siamo tutti insieme e ci piace. Però la nostra fede cresce nel silenzio, cresce nella riservatezza, cresce nel nostro cuore». Dopo la maturità, quando le pressioni familiari e amicali nel frequentare gli ambienti delle parrocchie vengono meno, tocca ai giovani prendere un ruolo attivo. A decidere. E a dire, in caso, quel sì frutto della loro scelta e rivestito della propria convinzione.

«Vi invito a muovervi, a non perdere questa grande occasione, con questa fede in Gesù ma anche con la fede di Gesù anche noi siamo chiamati a vivere veramente la nostra vita, in pienezza, senza farci sconti, con entusiasmo, con gioia. Quando Maria si alza per andare dalla cugina Elisabetta era incinta di tre mesi. Nei primi mesi bisogna stare prudenti. Lei si alza in piedi e va dalla cugina Elisabetta. Secondo me erano tutti contrari per un percorso così lungo e in piedi. La fretta in senso positivo è la fretta di persone grandi. Vi invito a passare al quotidiano in fretta, non rimandate a quando sarete più grandi, perché si cresce di giorno in giorno. Muovetevi dai, è un invito che viene dall’altro, e quel “dai” è un invito a metterci in gioco».

E ai preti: «Dobbiamo unirci, aiutarci, è difficile trasmettere il dono della fede, perché è nascosto, non è più sui giornali e quando se ne parla è per denigrarlo. Abbiamo oggi una missione ancora più delicata e più difficile. Noi preti, diaconi, educatori, animatori: è il momento per vivere la nostra vocazione di trasmettitori della fede. Il Signore ci ha fatto un bel regalo di intuire questa prospettiva, non per un tempo di cristianità ma per un tempo di missione. Questo è il tempo per chi annuncia il Vangelo».

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