Una presenza altra andiamo cercando. Esopianeti e vita di fede

Un esopianeta è un pianeta che orbita intorno a una stella diversa dal Sole e quindi esterno al sistema solare. La ricerca di pianeti in condizioni simili a quelle della Terra ci interessa per la possibilità dello sviluppo della vita. Una dinamica, questa, che non è estranea ad altri tipi di esperienze umane, non ultima quella della fede.

Una presenza altra andiamo cercando. Esopianeti e vita di fede

Quest’anno il premio Nobel per la fisica è stato assegnato a James Peebles, Michel Mayor e Didier Queloz: il primo protagonista dello sviluppo della teoria del Big Bang e di concetti come quello di materia ed energia oscura; i secondi scopritori del primo pianeta extrasolare, che ha rivoluzionato il nostro modo di concepire l’universo su piccola scala.

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In entrambi i casi i fisici hanno a che fare con qualcosa che “non si vede”, ma che si può dedurre a partire dagli effetti che tali fenomeni causano, confrontando ciò che vediamo con ciò che invece dovremmo osservare secondo le leggi fisiche. Se nel primo caso materia ed energia oscura sono ipotesi che permetterebbero di “far quadrare” tali leggi (la materia osservabile nell’universo sarebbe perciò una percentuale molto piccola rispetto a quella che invece non vediamo, di cui non conosciamo ancora la natura), nel secondo caso si tratta di una scoperta vera e propria, che ha dato il via a un campo tutto nuovo della ricerca astrofisica.

Un esopianeta è un pianeta che orbita intorno a una stella diversa dal Sole e quindi esterno al sistema solare: fino al 1995 l’esistenza di tali pianeti era, appunto, solo un’ipotesi. Poiché i pianeti hanno una luminosità riflessa estremamente più bassa rispetto alla stella attorno alla quale orbitano, non è possibile individuarli attraverso un’osservazione diretta. Uno dei metodi utilizzati è quello di studiare eventuali cambiamenti anomali della luminosità della stella, dovuti al passaggio di un pianeta sulla nostra linea di osservazione. A quel primo, difficile “avvistamento” annunciato nel 1995 se ne sono aggiunti moltissimi altri: a oggi sono oltre quattromila gli esopianeti individuati, e molti sono in attesa di conferma. Non significa che qualcuno di questi sia raggiungibile dall’uomo, né tantomeno che siamo alla ricerca di un sostituto della Terra: il nostro pianeta è unico e prezioso, una casa di cui dobbiamo continuare a prenderci cura.

La ricerca di pianeti in condizioni simili a quelle della Terra, però, ci interessa per la possibilità dello sviluppo della vita: nonostante sia difficile constatarne direttamente la presenza, anche in questo caso vi sono degli indicatori che possono permetterci di ipotizzarla. E ci crediamo, ci crediamo davvero. Tutto ci fa pensare che la vita non sia limitata solo qui, solo a noi, ma che in qualche modo sia scritta nel Dna dell’universo. Magari una vita diversa dalla nostra, con sviluppi inaspettati, non necessariamente intelligente o animale, ma comunque vita. La razionalità supporta un desiderio e una speranza, quella del “non essere soli”, che va in cerca del suo tesoro nascosto seguendone le tracce da lontano.

Una dinamica, questa, che non è estranea ad altri tipi di esperienze umane, non ultima quella della fede: il credente cerca, dentro gli avvenimenti della vita e le intuizioni che questi suscitano, le tracce di una presenza altra, di cui probabilmente non avrà mai una prova diretta. Anche in questo caso, però, la ragione può venire in aiuto, mettendo insieme tali tracce, vagliandole, collegandole tra loro, ricostruendo il filo rosso di una storia strettamente intrecciata con una promessa che ci precede e una salvezza che ci è già data. È ciò che l’essere umano, dal teologo allo scienziato, passando per ognuno di noi, tende naturalmente a fare: cercare il senso del qui e ora, del passato e del futuro, di una prossimità cui anelare, che per l’uomo di fede diventa il senso di una vita in relazione con Dio.

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