Mannarino, il tennista allergico ai fronzoli, essenza dello sport
Siamo nel 2021, c’è Wimbledon con il suo protocollo rigoroso, dove ai tennisti è richiesto un dress-code completamente bianco, come il colore della panna che avvolge le fragole, tipici della manifestazione inglese.
L’atmosfera ha un allure elegante, regale, come Roger Feder, di fatto King del circuito. E poi dinanzi, da avversario, c’è un contendente che dal suo armadio ha preso la prima maglia bianca, forse l’unica. Al centro della t-shirt, seppur piccolo, un teschio nero. Una dissonanza con tutto ciò che lo circonda. E se non si fosse infortunato al ginocchio prima del quinto set forse sarebbe anche riuscito nell’impresa di eliminare lo svizzero. È questa l’immagine più genuina del francese Adrian Mannarino, semplicemente tennista. Oggi 2024, 35 anni sulla carta d’identità e numero 19 del mondo, il punto più alto della sua carriera trascorsa, lo ri-sottolineiamo, semplicemente giocando a tennis. E come il suo gioco, si ripulisce di fronzoli: nessuno sponsor che lo segue, solo uno stock di magliette e pantaloncini messi non seguendo i principi dell’armocromia, tutto il superficiale è eliminabile, per lui conta solo la racchetta, la pallina e avere un avversario con cui confrontarsi. Agli Australian Open che si avviano alla conclusione, contro il suo modo di essere, lui si è preso la scena: più di undici ore sul campo, tre match vinti tutti al quinto set (niente ginocchio traballante a questo giro) contro Wawrinka, Munar e il talentuoso Shelton. Contro Djokovic non c’è stato scampo, ma tanto è bastato per ricordarci dell’essenzialità delle cose, nella vita come nello sport. Delle cose fatte bene, semplici, ma che non significano costruite senza abnegazione, passione e disciplina. Senza strafottenza, Mannarino ci conforta, ci invita a credere in uno stile che di per sé è assenza di stile. Lui e la sua pelata: no, nessuna offesa, i suoi tifosi connazionali l’hanno celebrato così, il divin chauve. Adrian come Alessandro, cantautore romano e autore della canzone “Me so’ mbriacato”. Non li accomuna solo il cognome: alla domanda sul segreto per migliorare quando si invecchia, il francese ha risposto «la tequila. Mi aiuta a non pensare».