Un calcio alla violenza giovanile

La Fa Cup, che sta per Football Association challenge Cup, è la coppa nazionale inglese, ma soprattutto – essendo il calcio nato Oltremanica – è la più antica competizione calcistica al mondo.

Un calcio alla violenza giovanile

Risale al 1871 e da allora l’Arsenal ha alzato 14 volte il trofeo, nessun altro club ha fatto meglio. Fascino, spettacolo, intrattenimento, tradizione: non ci sono teste di serie, spesso il club blasonato si impantana in un campo con poche zolle di una squadra dilettantistica della periferia. Ed è tra fango e birra che avviene il miracolo sportivo. È il calcio per eccellenza, una formula che in Italia non si spiega perché non venga presa in considerazione (o forse il vero motivo lo sappiamo). Ma è anche il luogo per lanciare messaggi sociali, per far del calcio un megafono semplicemente utile e non solo macchina genera introiti. Il rosso è il colore distintivo del club, dominante sia nell’effige della squadra, sia sulla prima maglia. Un’identità fiera che alla storia ha concesso pochissime varianti del tema. Lo scorso 7 gennaio, proprio l’Arsenal ha ospitato in casa il Liverpool, rivalità che in passato ha sancito vittorie e sentenziato atroci sconfitte (una su tutte, First Division 1988-1989, che corrisponde all’italiana Serie A, campionato deciso a venticinque secondi dal fischio finale in uno scontro diretto proprio tra le due formazioni, e poi diventato sfondo del libro Febbre a 90° di Nick Hornby). Ebbene, per la prima volta nella sua storia, l’Arsenal ha giocato la partita casalinga senza il suo inconfondibile rosso. Al contrario, gli undici in campo hanno sfoggiato un total white (il portiere, in realtà, era in completo nero), maglia, pantaloncini, calzettoni bianchi. Un’abdicazione voluta al punto che anche i nomi, numeri, sponsor e logo – lasciati dello stesso colore – erano invisibili. Un pugno in un occhio. Fastidioso sì, e per questo efficace: “No more red” (mai più rosso) è la campagna che il club londinese assieme allo sponsor Adidas sostiene dal 2022, a supporto del lavoro decennale intrapreso per aiutare a proteggere i giovani dai crimini e aggressioni perpetrati con armi da taglio e dalla violenza giovanile. Nel solo 2022 ci sono stati oltre diecimila crimini nella capitale inglese che hanno visto l’uso del coltello e che sono costati la vita a 30 ragazzi. Non è violenza legata al calcio, ma il football è anche comunità (o meglio, dovrebbe) e i giocatori sono punto di riferimento sia per il grande pubblico da sensibilizzare che per i giovani da togliere dalla strada, offrendogli un’alternativa educativa. Niente più rosso dalle maglie, niente più sangue è il messaggio: «I giovani affrontano molteplici sfide man mano che crescono nel mondo di oggi e non abbiamo tutte le risposte, ma siamo fiduciosi che, agendo insieme e facendo luce sulla rete di supporto disponibile nella nostra comunità, possiamo dare un contributo significativo alla vita dei nostri partecipanti» ha dichiarato Freddie Hudson dello staff Arsenal. Guardiamo in casa nostra, i dati della Direzione centrale della Polizia criminale indicano che gli omicidi commessi da minorenni sono stati 17 nel 2019 e 23 nel 2022 ed è cresciuto di oltre il 14 per cento il numero dei minori denunciati o arrestati, rispetto al periodo pre-pandemia. Baby-gang e risse che coinvolgono ragazzini anche di undici anni. Dalle grandi città ai piccoli Comuni. Il nostro calcio non gode di buona salute, una maglia bianca non basterebbe senza un percorso virtuoso alle spalle che metta i giovani al centro, ma come prima cura proviamo a imparare a essere credibili.

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