Putin riforma le pensioni: manifestazioni e proteste.

Aumenta di 8 anni l'età pensionabile per le donne, 5 per gli uomini. Anche i russi invecchiano e la previdenza sociale inizia a scricchiolare.

Putin riforma le pensioni: manifestazioni e proteste.

Non è dato a sapersi come si chiami la Fornero moscovita, che tanto sta facendo penare i lavoratori di tutte le russie.

Su quello che fu un grande impero, inizia ad abbattersi la scure della denatalità: i russi invecchiano, fanno sempre meno figli e il sistema pensionistico deve occidentalizzarsi alzando l'età pensionabile.

Gli uomini dovranno così aspettare fino ai 65 anni per il meritato congedo dal lavoro, cinque in più rispetto al precedente sistema, e per le donne l'età della pensione non arriverà prima dei 63 anni —ma sembra che Putin voglia ripiegare sui 60 — rispetto agli attuali 55.

Per capire la portata della riforma, bisogna aggiungere un riferimento nient'affatto indolore: l'aspettativa di vita.

Un bambino russo, alla nascita, ha di fronte a sé una speranza di vita prossima ai 70 anni, quasi 15 in meno rispetto ad un bambino italiano. 

«Aiuta lo stato, muori prima della pensione» si leggeva in alcuni cartelli durante le recenti manifestazioni di piazza, una considerazione amara non priva di triste verità: un sistema previdenziale, per essere sostenibile, deve poter contare sull'apporto di una larga platea di giovani contribuenti in grado di mantenere un numero più contenuto di pensionati. Se viene meno questo precario equilibrio fra contributi e pensioni, tutto il sistema può crollare.

Chissà come si chiama la Fornero dei russi, ci domandavamo in principio, di sicuro sappiamo che mai come questa volta Putin è in difficoltà a recitare i panni dello Zar buono, il sovrano magnanimo che all'ultimo momento grazia i suoi benevoli sudditi alleviandone le sofferenze.

In un paese dove la pensione media è di circa 170€ e l'abbonamento mensile ai mezzi pubblici moscoviti — un vero gioiello di efficienza — costa la bellezza di 29€, una riforma della previdenza sociale considerata iniqua dal 53% dei cittadini potrebbe incrinare la fiducia nel sistema molto più di qualunque avventura militare puntualmente propagandata dalla grancassa dei network internazionali vicini al Cremlino.

È l'eterno paradosso della Russia che per essere una grande potenza dimentica di reggersi sulle spalle dei piccoli kulaki. Un modello che dovremmo aver imparato a conoscere ma da cui non abbiamo imparato abbastanza.

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