Vita sorprendente di un albero

Probabilmente è una cosa che facciamo poco se non mai, quella di fermarci a osservare un albero. Ci ha pensato un film francese La quercia e i suoi abitanti per la regia di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux, un autentico capolavoro “cine-arboreo” che val bene questa recensione meditativa.

Vita sorprendente di un albero

Non esiste certo la categoria che mi sono qui inventato io, ma il giudizio che sto per esprimere è frutto di un turbinio di emozioni che solo in altri rari casi (film) è riuscito a suscitarmi. Parlo di un film in uscita, diventato una toccata e fuga nei cinema, che appartiene a quelle chicche cinematografiche che sono folgori nel mare magnum di titoli che ci vengono propinati. Che un film poi sia interamente dedicato a un albero, fin dal titolo, si fatica a dimenticare! L’orario unico in cui veniva dato al cinema, le due e mezza del pomeriggio, la dice lunga. Ma sentivo che meritava uno sforzo, e così è stato! In sala una decina di spettatori, i più figli con genitori. Ho pensato: che fortunati quei figli con un padre o madre che li accompagnano a vedere un film così! Il resto sono stati 80 minuti di pura narrazione naturale. Non una parola di commento, se non sul finale, con musiche delicate e ironiche che sono sembrate intrecciarsi con i rami della secolare quercia francese presa a modello. Anni di riprese, facilmente immaginabili vedendo la qualità della fotografia in 4K, anche con l’aiuto dell’intelligenza artificiale (immagino!). La vita di un albero, raccontata attraverso le stagioni con i suoi abitanti: piccoli e grandi, predatori e prede, fughi, licheni e ghiande. Tutto vero e incredibilmente naturale, inclusa l’incredibile ripresa mai vista prima, di una ghiandaia cacciata da un falchetto. Un capolavoro! Con qualche imperdonabile assenza, come quella del cervo volante, il più grande insetto europeo, che rischia l’estinzione proprio per la scomparsa delle querce madri. Un albero visto dall’alto e dal basso, fin dentro le foglie e l’apparato radicale con i suoi miceli. Il visibile e l’invisibile era tutto nello schermo, lasciando poco spazio all’immaginazione se non all’incanto. Non una storia vera e propria, ma molte storie legate tra loro, in quella che noi chiamiamo “biodiversità”. È il mondo in un albero, come il mondo attorno a un albero. Te ne esci più leggero e sereno, sapendo di essere stati in pochi, mentre dovrebbero essere in molti a vederlo: convinto che aver dedicato 80 minuti della propria vita all’osservazione di un albero, sia un esercizio personale e sociale che equivale inevitabilmente a una “meditazione e riflessione” che farebbe bene a tutti. Come ha fatto bene a me e soprattutto ai bambini in sala, che hanno visto come tutti facciamo parte dell’unico “cerchio della Vita”. E, imparata questa lezione, potremmo finalmente dire di aver compreso molto sulla nostra stessa esistenza.

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