Speranza e coraggio. Indetto il primo Sinodo del terzo millennio della Chiesa di Padova. Si apre l’anno del coinvolgimento

Indetto il primo Sinodo del terzo millennio della Chiesa di Padova. Si apre l’anno del coinvolgimento. Il vescovo: «Rimaniamo uniti fin da subito». Chiediamoci come stiamo servendo, da cristiani, il mondo di oggi. Servono creatività, desiderio di comunione. Attenzione al “divisore”

Speranza e coraggio. Indetto il primo Sinodo del terzo millennio della Chiesa di Padova. Si apre l’anno del coinvolgimento

«È venuto il tempo di favorire il futuro e di andargli incontro mettendoci in ascolto dello Spirito del Signore Risorto». «È tempo quindi di una sintesi ecclesiale che permetta di guardare al futuro “insieme” con un rinnovato coraggio; anzi con un rinnovato entusiasmo».

Il primo Sinodo del terzo millennio della Chiesa di Padova ora è realtà. E in queste due frasi pronunciate dal vescovo Claudio nel pomeriggio di domenica 16 maggio in Cattedrale, in collegamento con altre quattordici chiese sparse nella Diocesi, «da Asiago a Montagnana», ci sono alcuni dei tratti fondamentali del cammino che preti, religiosi, laici, parrocchie, aggregazioni laicali hanno davanti per i prossimi anni.

L’annuncio solenne del Sinodo, nella celebrazione di indizione collocata a proposito proprio nella festa liturgica dell’Ascensione di Gesù al Cielo, si è rivelata una costellazione di parole-chiave che chiedono di essere abitate per diventare stile, non solo del cammino condiviso, ma anche della vita futura della Chiesa.

Sinodo è speranza e preghiera, ha detto don Claudio: speranza dell’unità dell’intera comunità dei battezzati che teme la frantumazione e il pericolo della dispersione; preghiera al Signore di superare le nostre resistenze a metterci in cammino, vincendo presunzioni e individualismi.

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Ma l’indizione è stata anche l’occasione per “convocare” sul presbiterio della chiesa madre la storia della Diocesi di Padova dal Concilio Vaticano II a oggi. Una storia che si è fatta presente fisicamente attraverso i volti del vescovo emerito Antonio e dei già vicari generati Paolo Doni e Danilo Zanella, e poi evocata da mons. Cipolla negli innumerevoli frutti teologici (Luigi Sartori e Roberto Tura), pastorali (i ministeri di Bortignon e Franceschi), missionari (decine i fidei donum nel mondo), caritatevoli (Opsa, Cuamm, Cucine popolari e la Caritas italiana grazie a Nervo e Pasini). Ebbene, «è arrivato il tempo di una comprensione di questa lunga esperienza per capire, dalle tracce lasciate dai nostri passi, dove lo Spirito ci sta orientando. Lo Spirito ha agito anche fuori dalla nostra storia diocesana attraverso molte e diverse manifestazioni, ma a noi è consegnata questa porzione di Chiesa, quella radicata on questa terra e in questa storia».

Mascherine sui volti, ampi distanziamenti, sedie vuote, l’insolito freddo del maggio piovoso nella Cattedrale spalancata per aerare l’aula: l’indizione diffusa in quindici diverse chiese ha di certo risentito degli ostacoli imposti dalla pandemia in atto. Ma questo è il tempo che ci è dato vivere, un tempo che «pone molte sfide a livello ecclesiale, sociale soprattutto culturale: il Covid-19 le ha evidenziate e noi le accettiamo», ha detto ancora don Claudio. Il vescovo ha ammesso le incertezze generate dalla pandemia scoppiata proprio mentre il Consiglio pastorale diocesano e il Consiglio presbiterale stavano già riflettendo sulla possibilità di aprire il cammino condiviso, ma – ha sottolineato – «abbiamo percepito che proprio la pande mia ha ulteriormente evidenziato quelle domande di senso e di stile che motivavano l’opportunità di un Sinodo».

«Indìco quindi il Sinodo: suono, usando un’immagine, le campane, invito le comunità e i cristiani, chiedo loro di mettersi in cammino verso il Signore, la sua Parola, la sia Chiesa», ha scandito mons. Cipolla, dando così il via al «pellegrinaggio», altra parola chiave, facendo risuonare la chiamata a cui deve corrispondere una risposta «che esprime qualcosa di te e della tua relazione con il Signore».

Si tratta di tornare alla fonte, di riscoprire le radici, sapendo che «il Sinodo è prima di tutto opera dello Spirito, non nostra», anche se richiede «che noi ci mettiamo insieme, ci confrontiamo, che studiamo, che ascoltiamo».

Da qui l’appello finale: «La mia richiesta per tutti è di cercare, tendere, aspirare all’unità: non possiamo dividerci in questa opera di Dio! L’unità non è omogeneità, ma creatività, immaginazione, desiderio di comunione. Il cammino fatto insieme alla ricerca della volontà del Signore avrà un altro protagonista, il divisore, il serpente antico, cioè il diavolo, il quale con maggiore destrezza si introdurrà nella nostra vita e nella vita della nostra Chiesa per farci fallire. E lo farà a partire dai nostri pensieri taciuti che si esprimeranno in atteggiamenti, in parole e in gesti che si opporranno alla fatica di convocare comunità e di suonare campane per chiamare tutti».

Dunque «restiamo uniti da subito. Restiamo uniti nella preghiera. Restiamo uniti nella speranza. Aiutiamoci gli uni gli altri a rimanere uniti facendoci operatori di pace, di riconciliazione».

E adesso?

Si apre il primo anno, che intercorre dall’indizione all’apertura (Pentecoste 2022). Comunità e cristiani si faranno coinvolgere nel Sinodo, faranno sentire la loro voce per stabilire quali temi mettere al centro dell’attenzione. Un grande esame di coscienza comunitario, guidato dalla Commissione preparatoria nominata proprio domenica 16 maggio in Cattedrale. Tra gli interrogativi formulati dal vescovo Claudio, “che coscienza ha la Chiesa di se stessa?” e “che coscienza hanno i cristiani della loro fede?”, ma anche “che umanità stiamo esprimendo?”, “che cosa possiamo fare di più per vivere la nostra missione nel mondo?”. E infine: “stiamo consolando, incoraggiando, servendo, amando come Gesù ha amato il mondo e noi?”.

La Commissione preparatoria

Il ruolo strategico

Sono 24 donne e 36 uomini, sessanta persone in tutto tra preti, consacrati e laici, rappresentativi dei loro territori, chiamati secondo criteri di una buona vita spirituale, di vivacità intellettuale e di specifiche competenze. Sono loro a costituire la Commissione preparatoria del Sinodo diocesano di Padova, un ruolo delicato che è stato loro illustrato per la prima volta martedì 11 maggio nel teatro del Seminario maggiore, cinque giorni prima del mandato ufficiale ricevuto in cattedrale nel pomeriggio di domenica 16. Il compito di questo organismo strategico è nientemeno che individuare i temi che il Sinodo tratterà, e che saranno consegnati all’Assemblea sinodale che si insedierà il 5 giugno 2022, giorno dell’apertura solenne del Sinodo. Nel frattempo, da ottobre 2021 a febbraio 2022, i membri della commissione parteciperanno a momenti di formazione e studio, anche ascoltando voci del mondo culturale ed ecclesiale, studieranno la stirai della nostra Diocesi interrogandosi sul presente. Da febbraio, attraverso metodi collaborativi la commissione interpreterà il materiale che giungerà dagli spazi di ascolto che si formeranno in tutte le parrocchie della Diocesi il prossimo autunno per il primo ascolto, e in questa fase sarà particolarmente importante il ruolo di chi rappresenta un vicariato in particolare.

Ma chi sono i membri della Commissione?
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Tra i presbiteri, i religiosi e i consacrati: Carlo Broccardo, Diego Cattelan, Mariano Dal Ponte, Gianromano Gnesotto, Raffaele Gobbi, Oscar Kasongo Ntabala, Daniele Longato, Paolo Marzellan, Giulio Osto, Vittorio Pistore, Mauro Pizzighini, Paolo Scalco, Livio Tonello, Giorgio Toffanin, Loris Bizzotto (seminarista), Manuela Riondato, Silvia Sandon, Albina Zandonà. In rappresentanza delle famiglie, delle associazioni e dei movimenti: Paolo Arcolin e Roberta Gallato, Roberto Schiavon e Barbara Dal Ponte, Silvia Mondin, Francesco Simoni, Silvia Zambon e Luca Zattarin. Dall’ambito sociale, culturale ed educativo provengono Francesca Bassi, Marco Buso, Paolo Gubitta, Luigi Gui, Samuel Mazzolin, Stefano Turcato e Michele Visentin.

A rappresentare i territori ci sono Mariangela Andreazza (Vigodarzere), Francesco Ballan (Graticolato), Roberta Campana (Valstagna-Fonzaso), Michela Carraro (Dolo), Roberto Cavestro (Montegalda), Angelica Cecchetto (Piovese), Renata Desiderati (Campagna Lupia), Daniele Frison (Cittadella), Stefania Gallo (Selvazzano), Lanfranco Gianesin (Legnaro), Maurizio Grigiante (Asiago), Silvio Grotto (Caltrano), Lara Ninello (Este), Mauro Oriente e Anna Maria Maino (Thiene), Laura Pegoraro (Crespano), Giovanni Ponchio (Abano), Giorgio Pusceddu (Maserà), Viviana Ranzato (Monselice), Silvana Ribon (MontagnanaMerlara), Tania Ruzzon (Conselvano), Stefano Serafin (QueroValdobbiadene), Silvia Sgaravato (Vigonza), Francesca Usardi (vicariati cittadini), Adalgisa Zanotto (Lusiana), Margherita Zotti (Vigonovo).

Papa Francesco torna a parlare del Sinodo italiano

Mentre la Diocesi di Padova muove i primi passi concreti nel suo Sinodo, papa Francesco è tornato a parlare di un Sinodo per tutta la Chiesa italiana e lo ha fatto ricevendo in udienza il consiglio nazionale dell’Azione cattolica lo scorso 30 aprile. «Una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale – ha detto il papa – che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In effetti, quello sinodale non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare». Non può esistere sinodalità senza lo Spirito, ha puntualizzato il papa, altrimenti si fa un bel “parlamento cattolico”, ma il Sinodo non è cercare una maggioranza, un accordo su soluzioni pastorali. Il cammino sinodale della Chiesa italiana avrà l’orizzonte del convegno di Firenze e «non sappiamo dove ci porterà».

I facilitatori del Sinodo in tutte le comunità

Nei prossimi mesi, i consigli pastorali parrocchiali sono invitati a individuare dei facilitatori, laici disponibili a condurre gli spazi di dialogo del primo ascolto. A settembre i facilitatori verranno formati, a ottobre riceveranno il mandato nella messa in parrocchia nella quale verrà presentato anche il primo anno: “Verso il Sinodo della Chiesa di Padova”. Da novembre 2021 a febbraio 2022 nelle parrocchie e in ogni realtà significativa del territorio i facilitatori avvieranno spazi di dialogo per analizzare punti di rottura (dove realtà e fede non dialogano, la realtà si è inceppata) e germogli (ciò che dà gusto e pace alla vita). Gli spazi di dialogo sono aperti a tutti: chi partecipa assiduamente, come chi non si sente cercato o vicino. L’obiettivo è interrogarsi in modo ampio e concentrico, senza separazioni.

Una settimana di incontri per le parrocchie

La segreteria del Sinodo incontra le presidenze dei consigli pastorali parrocchiali e i vice amministratori per raccontare il Sinodo e affidare il primo compito: individuare i facilitatori. Lunedì 24 maggio, alle 19.30 nel cinema Marconi di Piove di Sacco si ritrovano i rappresentanti dei vicariati di Legnaro e del Piovese e nella chiesa di Montegalda quelli di Abano, Montegalda, Selvazzano e Colli. Martedì 25 alle 19, nel Duomo di Monselice, i rappresentanti di Maserà, Conselvano e Monselice; alle 19.30, nel teatro di Campodarsego: Limena, Vigodarzere, Vigonza e Graticolato. Mercoledì 26, alle 19, a Este: Este e Montagnana-Merlara; mentre alle 19.30, nel Duomo di Cittadella: Valstagna-Fonzaso, Crespano e Cittadella. Giovedì 27 alle 19.30 nel Duomo di Thiene sarà la volta di Asiago, Lusiana, Caltrano e Thiene; alla stessa ora nella chiesa di Fossò: Dolo, Vigonovo e Campagna Lupia. Venerdì 28, alle 19, nella chiesa di Valdobbiadene: Quero-Valdobbiadene; mentre alle 19.30, nella chiesa del Sacro Cuore: Cattedrale, Arcella e Bassanello. Sabato 29, alle 10, Sacro Cuore: San Giuseppe, San Prosdocimo e Torre.

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