Terzo settore, la riforma slitta. Si rischiano tempi lunghissimi

Poco tempo e troppa concorrenza: ufficializzato al Senato lo slittamento a dopo la pausa estiva delle votazioni sul ddl delega: scadenza emendamenti al 7 settembre. Conclusione inevitabile dopo i ritmi delle ultime settimane. E anche in autunno la partita non si annuncia semplice…

Terzo settore, la riforma slitta. Si rischiano tempi lunghissimi

Alla fine si sono arresi: troppo poco tempo a disposizione, anche solo semplicemente per avviare la votazione sugli emendamenti.
Slitta ancora, e stavolta definitivamente a dopo l’estate, l’esame in Commissione Affari costituzionali del Senato del ddl delega di riforma del terzo settore: il termine per la presentazione degli emendamenti, che era stato inizialmente fissato al 9 luglio e poi prorogato al 21 luglio, è stato posticipato alle ore 13 di lunedì 7 settembre, dunque alla riapertura di Palazzo Madama dopo la pausa estiva.
Un rinvio che nelle ultime settimane era ormai nell’aria e che è stato ufficializzato per decisione della presidente della Commissione, Anna Finocchiaro.

È un rinvio, però, che potrebbe costare ancora più caro, perché con i tempi che si dilatano si avvicina sempre più la sessione di bilancio, che dal 15 ottobre in poi monopolizzerà l’esame dei provvedimenti in Parlamento, alle prese fra gli altri con la redazione e votazione della legge di stabilità.
I tempi per l’approvazione insomma potrebbero perfino slittare di mesi, fino a sconfinare nella peggiore delle ipotesi nel 2016.
Davvero troppo avanti per una maggioranza e un governo che avevano indicato mesi fa proprio l’estate 2015 come il limite entro il quale riuscire ad approvare la legge di riforma.

La realtà è stata ben diversa
Il governo ipotizzava di chiudere presto contando sul fatto che il testo approvato alla Camera nello scorso mese di aprile potesse già essere quello buono, e che la discussione al Senato potesse essere molto più agile e snella di quella avvenuta a Montecitorio.
Nessuno negava ai senatori la possibilità di modificare il testo, ma dalle parti dell’esecutivo (e non solo) si pensava al più a modifiche minimali, incapaci di modificare gli equilibri del testo e soprattutto tali da rendere poi la terza lettura alla Camera ugualmente snella e rapida.

Fin da subito, invece, è apparso chiaro che quello al Senato non sarebbe stato un passaggio formale
La Commissione Lavoro e la Affari Costituzionali hanno litigato per contendersi il testo, il relatore Lepri (Pd) ha presentato una relazione che incide nel merito in molti dei punti qualificanti della legge, un gruppo di organizzazioni sono state chiamate per essere nuovamente ascoltate sul testo. Insomma, tutti segnali che la partita non era affatto chiusa e che la discussione non poteva essere rapida e indolore.

Il resto l’ha fatto l’ingorgo dei lavori in Senato e in particolare proprio nella prima commissione, che fra i tanti provvedimenti all’ordine del giorno ne ha uno di una importanza capitale per le sorti stesse del governo: il disegno di legge di revisione della parte II della Costituzione.
Sulla riforma costituzionale l’esecutivo e la maggioranza si giocano una bella fetta della loro credibilità, e la maggioranza ha scelto di dare la precedenza a quel testo, che sarà votato nella prima settimana di agosto per approdare in Aula, comunque, non prima della ripresa a settembre.

Il terzo settore, e tutti gli altri provvedimenti, devono attendere a dopo l'estate, quando l'ingorgo istituzionale non si annuncia però meno forte di quello attuale.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)