29 marzo 2019: è la data fissata per la definitiva uscita del Regno Unito dalla "casa comune". I negoziati per il Brexit procedono non senza ostacoli ed emergono nuovi problemi e interrogativi sul futuro delle relazioni tra le due sponde della Manica. Le difficoltà della premier Theresa May, la necessità per l'Ue di un "esame di coscienza". E i tanti nodi da sciogliere, a partire dai diritti dei cittadini, dal mercato unico e dalle relazioni Ulster-Irlanda
«La corruzione esiste ovunque laddove l’avidità umana prende il sopravvento sugli interessi della collettività». Ne è convinto Gianluca Esposito, segretario esecutivo del Gruppo di Stati contro la corruzione, organo del Consiglio d'Europa. Un cancro che si annida nelle pieghe dei sistemi politici, negli affari, nei gangli della società.
Con la sentenza del 15 marzo il Tribunale dell’Unione europea respinge definitivamente il ricorso de La Mafia Franchises e conferma che il marchio “La Mafia se sienta a la mesa” (la Mafia si siede a tavola) è “contrario all’ordine pubblico”.
Il 22 e 23 marzo i capi di Stato e di governo dell'Unione si ritroveranno a Bruxelles per il Consiglio europeo. L'ennesima riunione in cui si discuterà di migrazioni. Ma le risposte concrete si fanno attendere, gli egoismi prevalgono. La Commissione rilancia una concreta prospettiva comunitaria e solidale cui non sembra corrispondere la volontà politica da parte dei governi nazionali
L'esito del voto del 4 marzo è chiaro: M5S e centrodestra (a guida leghista) hanno riscosso un successo netto, anche se una maggioranza parlamentare non è emersa dalle urne. Il Paese necessita di un governo, l'Ue ha bisogno dell'Italia e l’Italia di un orizzonte europeo. Rimane da capire il ruolo di Salvini e Di Maio, che hanno fin qui trovato il sostegno dei più feroci avversari dell’Europa, da Marine Len Pen a Nigel Farage.
Il successo elettorale di Alternativa per la Germania ha messo in luce il successo crescente di forze nazionaliste, euroscettiche e contrarie ad accogliere gli immigrati. Si va dalla Francia ai Balcani, dalla Scandinavia al Belgio, passando per Polonia, Italia e Ungheria. Il caso britannico e la "diversità" iberica. Difficile riscontrare un progetto comune, ma certamente tutti i leader hanno grandi capacità comunicative e "pescano" consensi tra giovani e anziani.
“Se ce la facciamo in Italia, ce la facciamo anche in Europa”. Frans Timmermans, vice presidente vicario della Commissione europea, è olandese, ma tra le varie lingue che parla fluentemente c’è l’italiano. Ha studiato a Roma, segue con interesse le vicende politiche tricolori e da Bruxelles spiega: “In Italia occorre modernizzare l’economia, sostenere l’occupazione” e puntare a un complessivo rilancio istituzionale, per una risposta più efficace alle “concrete attese dei cittadini”.
La capitale belga presa di mira come simbolo di una certa idea di Europa, che risponde al progetto dei padri fondatori, fatto di convivenza, democrazia e diritti. Il terrorismo invece semina paura per raccoglierne i frutti: odio, divisioni, nuovi muri, guerre. Il Vecchio continente oggi è alla prova.