«Dopo due anni il Governo proroga ancora lo stato di emergenza. Non è possibile! Significa che in due anni non è stato fatto nulla!». Commenti sui social e interventi in radio: la musica è sempre la stessa. Di fronte alla decisione del Governo di estendere lo stato di emergenza al 31 marzo, monta l’insofferenza della popolazione, specie di chi si è vaccinato per “venirne fuori” una volta per tutte e si ritrova ancora una volta nell’incubo Covid.
L’Italia? Il Paese in cui il 5,9 per cento della popolazione pensa che il Covid non esiste: tre milioni di persone. Il 10,9 per cento invece è convinto che il vaccino sia inefficace (6 milioni). Per il 31,4 per cento, invece – di fatto, uno su tre – il vaccino è un farmaco sperimentale, testato su cavie umane attraverso la campagna vaccinale in corso in tutti i Paesi del mondo (pardon, in quelli ricchi, ai poveri lasciamo solo gli scarti: 7 per cento i vaccinatiin tutta l’Africa…).
Alla fine, la Commissione europea lo ha ritirato. Quel documento (interno) che indicava ai funzionari una serie di comportamenti e scelte di linguaggio per essere quanto più inclusivi e quanto meno discriminatori possibile «non era maturo» e «non rispettava gli standard europei». Che dire: il testo conteneva molte cose sacrosante, già in uso non solo nei corridoi dei Palazzo del quartiere europeo di Bruxelles.
Quirinale, Quirinale, Quirinale. Politica e stampa nazionale sembrano non parlare d’altro. Le grandi sfide che abbiamo di fronte a noi sembrano tutte passare in secondo piano.
Due giornalisti diventano dama e cavaliere di Gran Croce dell’Ordine piano della Santa Sede. Si tratta di Valentina Alazraki e Philip Pullella, i “decani” dei vaticanisti, da decenni sui voli papali per raccontare i viaggi dei pontefici nel mondo. Prima d’ora nessun giornalista era mai stato insignito di una così importante onorificenza e chiedersi come mai questo avviene – e avviene proprio adesso – apre a una serie di interessanti riflessioni.
Il Sinodo della Chiesa di Padova è stato al centro anche dell’incontro che il vescovo Claudio ha avuto domenica 7 novembre, in occasione della celebrazione del patrono della Diocesi san Prosdocimo, con alcuni sindaci del territorio. "Quale contributo possiamo dare come Chiesa in un mondo così complesso?"
Il vescovo Claudio ha condiviso con le istituzioni cittadine il cammino sinodale intrapreso della Diocesi. In Seminario maggiore anche la presidente Casellati
Stanchi? Disorientati? Pieni di voglia di ripartire? Nostalgici di tutti i momenti di condivisione e formazione che affollavano le agende fino a un anno e mezzo fa? Mi chiedo spesso come stanno i cristiani in questo tempo, qui nel nostro territorio.