Come ha intuito un grande critico che ha indagato la letteratura anche alla luce della psicoanalisi, Giacomo Debenedetti, l’arte pirandelliana potrebbe essere un’astuzia della Provvidenza.
Sorridere perché tuo figlio senza né braccia né gambe è felice di giocare con te, che non hai più una gamba, sei un rifugiato e non sai se saranno possibili cure e operazioni per sé e per quel bambino, è qualcosa di straniante.
Nelle scelte più radicali, nell’offerta di sé, ma anche nel prendere il cibo in comune si nasconde il senso della nostra vita. Ce lo dicono tre libri molto diversi tra di loro.
La classe - e la scuola - è una relazione, non un’operazione matematica, impossibile da equiparare al raggiungimento di precisi obiettivi in precisi tempi.