La decisione di mettersi in cammino ha radici antiche, quelle del desiderio di raggiungere i luoghi sacri, ma anche quella dell’urgenza interiore di abbandonare il nostro prima per avviarci verso il cambiamento
La scuola sarà in presenza da settembre, ma regioni e comuni potranno scegliere un non auspicato ritorno alla didattica a distanza in casi eccezionali. Le nuove norme impongono, salvo casi d’eccezione, l’obbligatorietà del Green Pass a docenti e personale Ata, non per gli studenti, se non quelli universitari. L’era Covid ha imposto necessità, contestate dai sindacati (sospensione dello stipendio a partire da cinque giorni di non ottemperanza dell’obbligo) per tentare un approccio più radicale agli annosi problemi della nostra scuola, come il recupero dell’abbassamento delle competenze che la didattica a distanza ha comportato
L’anniversario di Dante di cui abbiamo parlato nella prima puntata dei consigli per le letture estive ci ha ricordato che esistono, anche nel terzo millennio, i classici. Sono gli stessi degli anni delle superiori, quando dovevamo subire ore e ore di lettura talvolta mnemonica di quegli autori allora stramaledetti; e mica solo il Fiorentino, ma pure gli altri due della congrega trecentesca, Petrarca e Boccaccio (questo però almeno ci faceva ridere e stuzzicava la nostra immaginazione con le sue storie, non a caso immortalate come boccaccesche), Machiavelli e, per carità, non sia mai, Manzoni
Il gioco delle date e delle ricorrenze ci dà la possibilità di portarci in vacanza o di tenerci sulla scrivania domestica, pronti per la lettura, libri che appena ieri avremmo riservato all’uso scolastico o accademico. Molti dei libri di oggi, per fortuna, non sono più pesanti tomi che solo coraggiosi specialisti potevano scovare negli scaffali delle grandi biblioteche, ma volumetti agili: non solo per il peso ridotto, ma proprio perché anche gli specialisti hanno capito che se scrivi in modo comprensibile, e sminuzzi il cibo della sapienza per gli altri, come avrebbe voluto il Dante del Convivio, allora la cultura non sarà più roba per pochi eletti
Amico di gente come De Andrè, Umberto Eco, Noam Chomsky, è stato un protagonista del tempo, non della tribù dei chiacchierini, dei sorrisini a 360 gradi o delle parolacce fino a non respirare più, ma quello coraggioso del rischio di sparire senza lasciare traccia, se non nel cuore e nella memoria, andando a curare un bambino dall’altra parte del mondo, magari con quel governo che non ti vuole far entrare, o ti chiede soldi per farlo
Basterebbe leggere, o rileggere, “Canale Mussolini”, il romanzo che gli ha dato premio Strega, finale al Campiello e fama per capire da dove venissero gli opposti estremismi del compianto Antonio Pennacchi, che ci ha lasciato improvvisamente all’età di 71 anni: dai miti di fondazione, anzi, di rifondazione, dalle sue radici tosco-umbre da parte di mamma e veneti del padre e dalla ventura di nascere in una (numerosa) famiglia di coloni arrivati nelle paludi pontine perché lì si poteva ricominciare da capo. Pennacchi aveva attraversato praticamente tutto l’orizzonte politico e ideologico italiano, dalla destra nostalgica del Movimento Sociale Italiano alla sinistra più estrema, vale a dire i marxisti leninisti puri e duri, quelli che simpatizzavano per Mao, ma con variazioni che lo portarono al Psi, alla Cgil, con cui ebbe rapporti assai conflittuali e infine alla Uil e al Partito Democratico.
Visiting professor a Oxford, Calasso ha rappresentato una spina nel fianco di quell’editoria che vedeva con sospetto quello che veniva considerato un cedimento verso “l’irrazionale” del mito e della religione, qualsiasi essa sia, e Calasso guardava con grande attenzione anche al mondo vedico e buddhista. Figuriamoci allora l’edizione de “Il racconto del pellegrino” di Ignazio da Lojola