“A riveder le stelle. Le molte vite di Dante” di Mario Dal Bello, riassume, in uno spazio ragionevolmente limitato, il percorso umano e culturale del sommo poeta.
Ogni anno il Nobel per la letteratura ha il magico potere di scontentare tutti, anche perché la componente casalinga esce allo scoperto, più o meno coscientemente. E soprattutto perché l’assegnazione del più ambito riconoscimento mondiale a Louise Glück, americana nata da genitori ungheresi immigrati negli Usa, ha deluso i (molti) sostenitori di un’altra grande scrittrice americana, Marilynne Robinson, autrice di romanzi in cui l’indicibile della divinità si fonde con i misteri del cuore umano. Ma bisogna dire che la poetessa premiata con il Nobel, cresciuta a Long Island, con alle spalle la devastante sofferenza dell’anoressia, ha nel suo arco cospicue frecce.
La morte di Quino, il creatore della terribile Mafalda lascia un grande vuoto. Il fatto è che Mafalda non faceva la politica di professione, ma la rompiscatole: aveva sempre da ridire su tutto, trovando le crepe e i punti deboli nelle affermazioni dei suoi interlocutori. Ma era una rompiscatole simpatica, perché in fondo era sola: quale ragazzetto si sarebbe mai innamorato di una che trovava una cattiva parola su tutto, e che in fondo operava una valutazione filosofica come quando chiese alla madre che stava lavando quintali di piatti e pentole che cosa avrebbe fatto se solo avesse potuto vivere?
Se qualcuno avesse il sospetto che l’acerrimo nemico del nostro oggi, il Covid-19, possa venire da lontano, in termini temporali, avrebbe ragione. La pandemia ha radici assai antiche, e “Spillover” di David Quammen, scritto nel 2012, aveva già previsto scientificamente l’arrivo del Covid. E ci diceva pure come tentare di evitarlo. E oggi? Se cambiamo ce la possiamo fare. Non è un caso che in questo laicissimo libro si parli anche di san Francesco e del suo Cantico in onore della grande madre
Il suo scorrere tra filosofia, psicanalisi e fede, apre gli occhi su una realtà talmente attuale da essersi paradossalmente resa invisibile: il consumismo.
“Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soliad abitare nel paese”.
A settant’anni dalla scomparsa, rimane la certezza che Pavese rappresenti un classico della letteratura moderna, uno di quei classici che lui tanto amava, e traduceva.