“Qualcosa si sta muovendo, nel senso che qualche minimo risultato c'è. Questo ci fa capire che è sempre meglio fare qualcosa che nulla”. Parla il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas. Ricevendo il Sir nella sede della nunziatura a Kyiv, descrive il clima che si respira in città e fa il punto sulla missione di pace, sulla liberazione dei prigionieri e sullo sforzo di riportare a casa i bambini ucraini deportati in Russia. Piccoli passi, dice ma aggiunge: “nella situazione difficile in cui ci troviamo, non possiamo tralasciare nulla di intentato”.
A due anni dall’inizio dell’aggressione russa, l'Ucraina oggi fa i conti con la morte. Con chi ha deciso di sacrificare la propria vita per il paese e non è più tornato a casa. Sono tantissimi. Il numero esatto dei sodati ucraini uccisi sul fronte non si conosce. È un tabù. Ma non c’è famiglia che non abbia subito un lutto nella cerchia anche strettissima dei parenti. E se i villaggi si spopolano di uomini, nei cimiteri aumentano purtroppo il numero delle tombe. Ce lo racconta Anna, una ragazza che vive a Kyiv ed ha 26 anni
La vita a Kyiv prosegue in maniera “normale”. La gente cammina per le strade. Prende la metropolitana. Va al lavoro. Ma è una normalità solo apparente. Il coprifuoco spezza le serate, anche di sabato sera. Parte a mezzanotte per finire alle 5 di mattina. Gli allarmi non smettono purtroppo di suonare. In piazza Maidan, laddove una folla di giovani ha combattuto per la libertà e i valori dell’Europa, ora si distende un prato verde dove dall’inizio della guerra su vasta scala, è stata piantata una bandierina per ogni soldato morto in battaglia
Vicini alla sofferenza delle madri biologiche e dei loro figli adottati in altre famiglie, la Chiesa belga torna in queste ore a chiedere ancora una volta perdono.
“Per la seconda volta viviamo l’Avvento nel tempo della guerra su vasta scala, tempo di grande sofferenza, dolore, instabilità, incertezza. Ci sono anche tanti morti, tanti feriti, tanti orfani, tante persone che hanno dovuto lasciare le proprie case e trasferirsi in altri luoghi o in un altro Paese, sperimentando anche la separazione, la separazione dei coniugi, dei genitori dai figli”.
Il Movimento dei Focolari celebra il 7 dicembre gli 80 anni di fondazione. “Il primo sentimento - dice Francisco Canzani - è sicuramente il ringraziamento a Dio per il dono del carisma che ha voluto dare alla Chiesa attraverso la persona e il sì di Chiara. Un dono che non è solo per i membri del Movimento dei Focolari, ma appartiene alla Chiesa ed è per tutti”. “In questo momento nel nostro movimento, c’è una grandissima attenzione alla questione della pace. Stiamo vivendo un momento chiave ed è logico che siamo particolarmente sensibili a questo argomento”
Tossicodipendenti, anziani, disabili, migranti. La Chiesa di Malta ha deciso di schierarsi dalla parte degli “ultimi” e l’impegno è capillare e diffuso in tutte le comunità parrocchiali, dove collaborano movimenti e organismi religiosi. Sono in totale 26 le organizzazioni della Chiesa maltese impegnate nel lavoro sociale
Intervista al relatore generale del Sinodo: "La grande prova della sinodalità sarà l’esperienza che della sinodalità si farà alla base. Se la sinodalità non si sperimenta nelle piccole comunità, nelle parrocchie, se viene vissuta o discussa solo nelle sfere più alte della Chiesa, sarà solo ‘maquillage’. E proprio questo ora è il compito dei vescovi. Allo stesso tempo credo che non dobbiamo nemmeno aspettare che tutto cambi da un momento all’altro. Si tratta di cambiamenti profondi che richiederanno tempo”