“Penso che il Papa stia soffrendo enormemente per il fatto che non può partire. La voce del Papa ad un momento così importante del mondo è segno che il Papato di Francesco è importante. Anche se lui parteciperà in un altro modo, forse via Zoom, a questa conferenza di Dubai mostra l’importanza della parola del Papa. Lui ha una voce profetica in questo mondo”.
“Siamo qui per dare testimonianza, per rendere credibili le parole del Vangelo laddove Gesù dice: ‘Ero straniero e mi avete accolto’. I problemi non si risolvono con i seminari e i discorsi. Le ingiustizie e le povertà si affrontano solo andando a vivere con chi le subisce”. A colloquio con padre Dionysius Mintoff, frate francescano, fondatore del “Laboratorio della Pace Giovanni XXIII” che accoglie e aiuta i migranti che approdano sull’isola. Mali, Eritrea, Etiopia, Senegal, Sudan, Somalia. L’elenco è la geografia di Paesi messi duramente alla prova da guerre, instabilità politiche, cambiamenti climatici, povertà spesso estreme. Il loro sogno – dice un ragazzo del Sudan – è molto semplice: “vivere una buona vita”
“È scoppiata questa guerra ma non si vede come possa concludersi. Non c’è una exit strategy. Finiti i bombardamenti, finita l’operazione militare, cosa accadrà? Non è chiaro, né si conosce il progetto politico sul dopo la guerra”. È questa la preoccupazione forse più grande che il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, in collegamento video, ha espresso lunedì 27 novembre ai presidenti delle Conferenze episcopali europee in apertura dell'Assemblea plenaria del Ccee a La Valletta. Da qui una preghiera e una richiesta: “Fatevi partecipi verso i vostri governi affinché tengano presente la situazione e aiutino queste due popolazioni a trovare vie di uscita possibili perché da soli dubito che riusciranno”
Il 26 novembre l’esercito della giunta militare ha sparato “intenzionalmente e più volte con pezzi di artiglieria da 120 mm” sul Centro Pastorale di Loikaw, diocesi cattolica che si trova nello stato di Kayah, in Myanmar.
La Cattedrale Patriarcale della Resurrezione di Cristo dell’Ugcc è stata danneggiata a seguito di un massiccio attacco da parte di droni d’assalto nella città di Kiev la notte del 25 novembre. Lo rende noto la Chiesa greco-cattolica ucraina.
Durante la notte l'esercito russo ha lanciato un vasto attacco con droni contro Kiev, il più massiccio dall’inizio dell’invasione. Decine di edifici residenziali e oltre 100 strutture della capitale sono rimaste senza elettricità. Il racconto dalla capitale di don Taras Zheplinskyi. “Siamo sopravvissuti. Abbiamo vissuto la notte con più attacchi degli ultimi tre mesi”. Ma “non è un caso”. L’attacco è avvenuto proprio nella notte in cui in Ucraina, e soprattutto a Kiev, si commemorano 90 anni dell’Holodomor.
“Invito il popolo di Dublino ad unirsi a me nella preghiera soprattutto per la guarigione di coloro che sono rimasti feriti. Concedi loro la forza di sopportare questo terribile attacco e concedi a ciascuno di noi la grazia di vivere la nostra vita in santità, liberi da ogni violenza”.
“La guerra è un suicidio politico”. È il “messaggio” arrivato oggi al Sir del vescovo di Hakha, mons. Lucius Hre Kung, di rientro da una visita pastorale nelle aree più remote della sua diocesi “dove non c’è internet”.
Dopo l’incontro questa mattina con Papa Francesco, la piccola delegazione dei familiari degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza, hanno parlato alla stampa. Si sono presentati portando nelle loro mani le foto dei loro figli, nipoti, sorelle, che si trovano ancora nelle mani di Hamas. Al Papa hanno espresso la loro preoccupazione ma soprattutto l’appello affinché siano “liberati, il prima possibile. Ora”