Il Governo ha previsto un importante stanziamento per mitigare l'effetto sulle bollette e sul costo dei carburanti. Dovrà spiegare agli italiani perché è conveniente, etico e utile alla conclusione del conflitto un livello massimo di attenzione anti-spreco. Poi ognuno dovrà fare la sua parte
Ma perché le banche centrali aumentano o diminuiscono il costo del denaro? Quando abbassano i tassi vogliono dare una spinta all'economia, creare lavoro, rendere meno oneroso utilizzare un prestito per la casa o per l'impresa. Quando rendono il denaro più caro, come è avvenuto giovedì, vogliono (almeno in tempi normali) evitare che troppa benzina entri nel motore con il rischio di far correre troppo l'economia e i prezzi
La grande inflazione di questi mesi (+8% a giugno, poco sotto la media europea +8,6%) peggiora la qualità della vita di tutti e influenza l'occupazione perché obbliga a ridurre i consumi. Con gli stessi soldi non si possono più comprare gli stessi beni e servizi del mese precedente, le spese incomprimibili tolgono spazio alle altre, si rinvia l'acquisto di un elettrodomestico o l'auto anche se usurati. Le imprese, soprattutto quelle che lavorano sui consumi interni, non hanno interesse a studiare, produrre e lanciare nuovi prodotti e servizi. È un'economia che si rattrappisce, il contrario di ciò che servirebbe per creare del buon lavoro. Quello stabile, se possibile
Dal 21 luglio la Bce opererà, dopo 11 anni, il primo cambio di direzione aumentando il costo di denaro ufficiale di 25 punti base. Imprese e famiglie dovranno fare meglio i conti con il loro indebitamento (ad esempio nei mutui a tasso variabile già avviati o da avviare) mentre chi ha del risparmio da investire potrà spuntare qualche rendimento migliore
Con un massacro di civili e militari in territorio ucraino che potrebbe estendersi e prolungarsi per mesi è impossibile fare previsioni credibili sulle ricadute economiche. Gli economisti più seri lo sanno e sono prudenti nell'indicare scenari. Non si può dire conclusa la pandemia, altro evento sconvolgente di un pessimo inizio decennio. Ogni previsione sarebbe contestabile dall'inizio
Si è capito in queste settimane quanto la dipendenza da una materia prima indispensabile possa ridurre l'autonomia di un Paese o di un'area economica. Non è un caso se i governi dedicano sempre più attenzione alla necessaria "sicurezza alimentare" (cibo a sufficienza per sfamare la popolazione con scorte adeguate). O alla "sicurezza energetica" , cioè fonti di vario tipo che permettano alle famiglie e alle imprese di vivere, muoversi, produrre. Gli economisti si stanno chiedendo se l'attacco di Mosca, le sanzioni e le contro-sanzioni stiano chiudendo la stagione della globalizzazione che, fra critiche e controindicazioni, si era rafforzata negli ultimi tre decenni.
Le sanzioni economiche sono l'ultimo tentativo di fermare uno scontro militare. Devono essere efficaci per ridurre alla ragione Paesi che non rispettano confini o diritti. Devono essere più che mirate per non indebolire le popolazioni dei paesi colpiti, spesso già in difficoltà in regimi non democratici e con una spesa squilibrata verso le armi o a vantaggio delle oligarchie
Costo fisso almeno per uno o due anni? O variabile con adeguamento trimestrale ai costi di mercato rilevati da un soggetto indipendente? Sembrano i mutui e invece sono le bollette di gas e luce. L'emergenza di questi mesi da una parte spaventa, dall'altra obbliga a guardare più da vicino l'offerta di energia che sta cambiando. Consumatori e imprese sono a un bivio. La scelta, non facile, è fra "mercato a maggior tutela" o "libero mercato".
L'inflazione ai tempi del Covid ha le stesse caratteristiche del passato con l'aggiunta tragica delle morti e delle spese sanitarie per una pandemia mondiale che non si riesce a placare. Nei mesi scorsi più fattori hanno contribuito al ritorno inflattivo: il prezzo del gas liquefatto è triplicato per i maxiacquisti estivi della Cina in ripresa, poi per ristrutturazioni dei gasdotti e per la tensione Russia-Ucraina. L'Europa si è ritrovata fragile e non a caso stanno rispuntando proposte di energia nucleare. Gas e petrolio sono alla base delle produzioni e dei trasporti, quindi il costo dell'energia si scarica ovunque determinando uno dei fattori classici dell'inflazione: l'aumento dei costi base