Solo negli ultimi mesi UniCredit ha venduto Fineco, una importante quota di Mediobanca, una solida partecipazione in Turchia. Il gruppo diventa più piccolo, meno presente, con meno dipendenti. Ma quello sembra l’ultimo dei problemi. UniCredit sa di non essere sola: in Italia negli ultimi dieci anni, utilizzando un Fondo esuberi di categoria, sono spariti 64 mila posti, il 25,5% degli sportelli. In venti anni ben 555 piccoli e medi Comuni hanno perso l’unica presenza bancaria
Il Mes, o Fondo salva-Stati, è un argomento non popolare, forse pretestuoso per alzare lo scontro in vista delle elezioni regionali di gennaio che aggiungerà altri temi di maggiore impatto sull'opinione pubblica. Non per questo da sottovalutare perchè è in gioco la credibilità del nuovo Governo agli occhi europei, la maggioranza trovata dopo il colpo di scena estivo
Il sentiero è strettissimo per tutti. I soldi raccolti dagli italiani devono essere impiegati per sostenere l’economia ma non in società con perdite probabili. Il pressing sull’Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie, è forte per trovare una soluzione che ora non è esplicitata; la magistratura sta guardando bene tutte le mosse effettuate dal gruppo anglo-indiano che da multinazionale si sposta dove trova le migliori condizioni. Lavoratori, città e fornitori vivono l’affanno di anni di incertezza. La strada della nazionalizzazione non è esclusa, non come assetto definitivo quanto per guadagnare tempo a una soluzione credibile
I tassi a zero – è l’accusa di alcune banche commerciali nordeuropee – hanno certo aiutato a rendere meno onerosi i mutui alle famiglie e hanno congelato il debito esistente. Non sono stati stimolo e hanno creato più contraccolpi del previsto. Le banche centrali - altra accusa alla sua gestione - sembrano aver esaurito le manovre straordinarie a disposizione e sono quindi meno credibili nell'imporre a suon di tassi le politiche monetarie. Aver dato denaro a basso costo ha ingenerato incertezza o pigrizia. Accuse che impongono al nuovo Draghi di dimostrare che l'economia può ripartire proprio per i tassi bassi, in Italia e altrove
L’attuale limite dei pagamenti cash a 3mila euro è ritenuto da una parte una libertà che aiuta il commercio, un’altra parte di italiani chiede di abbassare il tetto al contante per far emergere un’economia che schiva parzialmente le tasse. Il governo spinge per un “piano cashless” per incentivare le spese effettuate con strumenti di pagamento tracciabili
Superata la logica delle pistole sul tavolo, ci sarebbero tutti gli spazi per trattare e ridurre i danni. L’aria che tira è però un’altra e l’avvicinarsi delle presidenziali Usa spingerà altre misure di breve periodo in economia, ad esempio imponendo alla Fed (la banca centrale Usa) tassi bassissimi e quindi un deprezzamento competitivo del dollaro per favorire l’export. Attirando le ritorsioni e spingendo comportamenti politici uguali e contrari. Un rischioso avvitamento economico in un mondo di tassi bassissimi e frontiere, fisiche e commerciali, altissime
Il petrolio diventa per i Paesi arabi e per gli stessi Stati Uniti un’arma di politica estera e agire sui prezzi al ribasso vuol dire creare difficoltà in alcune aree. Il paradosso è che gli Stati Uniti si sono gradualmente affrancati dalla petro-dipendenza e mentre chiedono prezzi bassi in verità non possono spingere più di tanto perché parte del loro petrolio (lo shale oil che si ottiene frantumando strati pietrosi bituminosi) ha un costo tale che può essere ripagato solo da elevate quotazioni sul mercato. Più l’estrazione dello shale oil diventa competitiva con i giacimenti classici, meno gli Stati Uniti sono interessati a impegnarsi militarmente nelle aree in tensione. Ciò non significa disattenzione per quella che resta un’arma economica
La mossa della Bce lascia spazio ai Governi perché spingano la ripresa. Placa il nostro spread (differenza di rendimento fra i decennali pubblici di Italia e Germania) sotto i 150 punti, fa in modo che risparmiatori e investitori orientino i loro flussi altrove. Anche in Borsa. Questo spiega perché i listini crescono mentre l’economia vera, quella importante per le famiglie, langue
Fra le componenti di un rischio recessione globale 2019-2020 c’è anche un più ridotto spazio d’azione delle banche centrali: in passato allentando le briglie, quindi abbassando i tassi, aprivano uno scenario in cui era meno pericoloso fare debiti per investire e comprare. E’ quanto si accinge a fare di nuovo la Bce in Europa; negli Usa Trump critica la banca centrale (Fed, Federeal Reserve) accusandola di non accompagnare l’economia. Nelle prossime settimane altri dati economici permetteranno di capire se l’economia sta rallentando ovunque: lo vedremo dai dati dell’occupazione, dalle mosse delle banche centrali e, forse, da una più accesa competizione delle valute. Una gara a indebolirle per favorire la convenienza delle proprie esportazioni. Dazi permettendo