Questo è un anno un po’ speciale, perché è dal 2008, da Sydney, che la diocesi di Nottingham non partecipa a una Gmg. A partire sono ventun giovani adulti, tra i 18 e i 35 anni, tre sacerdoti, don Neil Peoples, don Liam Carpenter, don Lim Gamsi, un seminarista, Michael Furey, e il vescovo Patrick McKinney. “Da due anni abbiamo due gruppi di giovani adulti, a Derby e a Nottingham, che si incontrano almeno una volta al mese - spiega Joe Hopkins, responsabile per la formazione degli adulti, al quale è stato affidato il compito di preparare il gruppo spiritualmente e praticamente -, e la nostra ambizione è di avviarne uno in ogni decanato. Spero che, nel gruppo che va a Lisbona, qualcuno torni motivato ad aiutarci”
Tre giovani inglesi - Charlie Bennett, Bethan Townsend e Sian Thomas-Cullinan - spiegano al Sir i preparativi per la Gmg. Storie personali, vocazione, impegno ecclesiale si fondono in esperienze che condurranno all'incontro con il Papa e con migliaia di altri giovani da tutto il mondo
“Gli embrioni sintetici, ai quali gli scienziati hanno appena dato vita, creano nuovi problemi etici perché, in questo momento, non sappiamo se queste nuove entità sono embrioni oppure no”.
“Non sapevo che cosa aspettarmi perché incontravo Papa Francesco per la prima volta. Pensavo che avremmo scambiato soltanto qualche parola e, invece, abbiamo dialogato a lungo e pregato insieme. E’ stato molto speciale, per me, davvero commovente”. Con queste parole l’arcivescovo di York Stephen Cottrell, il secondo per importanza nella gerarchia della “Chiesa d’Inghilterra”, fa un bilancio dei suoi quattro giorni trascorsi a Roma, dal 20 al 24 maggio, segnati da incontri con i Dicasteri responsabili per l’evangelizzazione, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Il curatore, insieme a Gabriele Finaldi, della mostra “Saint Francis of Assisi”, aperta alla National Gallery di Londra fino al 30 luglio, spiega al Sir l'attualità della figura del "poverello di Assisi". Pitture e reliquie attraggono molti visitatori
Il primate cattolico fa il punto, con il Sir, sul rapporto tra cattolici e anglicani. "Quando ero ragazzino non potevamo frequentare altre chiese cristiane e pregare con altri cristiani". Oggi la realtà è cambiata e se n'è avuta conferma anche durante l'incoronazione di Re Carlo III. "Siamo una comunità composta da persone che arrivano da tutto il mondo". I cattolici britannici "non danno per scontata la loro fede e accettano di essere diversi, un po’ segnati rispetto al resto della società"
“Questa legislazione è isolazionista, inaccettabile dal punto di vista morale e impraticabile dal punto di vista politico perché non possiamo lasciare i Paesi più poveri a fare i conti da soli con il problema della migrazione illegale”.
“La monarchia è un’istituzione profondamente radicata nella legislazione del Paese e nel cuore dei sudditi e penso che il nuovo sovrano possa ritagliarsi un ruolo importante nella società civile. Il nuovo re ha dimostrato di essere capace di promuovere charities e associazioni benefiche dando vita al 'Prince’s Trust', una sua iniziativa che aiuta giovani tra gli 11 e i 30 anni che sono disoccupati e in difficoltà e a rischio di essere esclusi dalla società”. A immaginare il futuro della monarchia è l'ex corrispondente religioso del “Times” e del “Daily Telegraph”, che ha anche diretto il settimanale cattolico “Tablet”
“Siamo qui per incoronare un re e incoroniamo un re perché possa servire”. Con queste parole, poco prima di consacrare il nuovo sovrano Carlo III con il crisma, il primate anglicano Justin Welby ha cominciato la sua omelia, dedicata al ruolo del monarca in rapporto a Dio e ai sudditi.