“Lo conosciamo da tanti anni, lo conosciamo bene. È un nostro fratello. Sono troppo contento per parlare”. Suor Fulvia Sieni, monaca agostiniana di clausura, badessa della comunità dei Santi Quattro Coronati, non riesce a trattenere la gioia per l’elezione al Soglio Pontificio di Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV. A pochi minuti dall’annuncio il Sir l’ha intervistata.
Clero riunito nella Regione di Dnipro, a pochi chilometri dal fronte nell’estremo est dell’Ucraina, per seguire le prime parole pronunciate da Papa Leone XVI. “In un momento in cui tutti ci domandiamo se sia ancora possibile uscire da un mondo in conflitto – dice al Sir mons. Ryabukha- credo che il nome di Leone scelto da questo Papa sia un messaggio chiaro che dice e ripete all’umanità di oggi: i nostri occhi vedranno la pace vera!”.
Robert Francis Prevost, primo Pontefice nordamericano, ha scelto il nome di Leone XIV. Nel suo primo discorso ha invocato la pace e ricordato Papa Francesco. Un percorso di fede che dall’Ordine di Sant’Agostino lo ha portato a guidare la Chiesa universale
Il card. Re ha tracciato un identikit del nuovo Papa, "in questo tornante della storia tanto difficile, complesso e tormentato". Fra i suoi compiti: "risvegliare le coscienze di tutti", in un mondo che "tende a dimenticare Dio"; promuovere la comunione e l'unità, "che non significa uniformità". Ai 133 cardinali elettori: "porre le somme chiavi nelle mani giuste"
Dal Conclave “chiuso a chiave” di Viterbo alle tensioni tra cardinali, dalla formula latina della scheda ai nomi più rari dei Papi: un viaggio tra quindici episodi e simboli che svelano la storia, i riti e le particolarità di una delle elezioni più solenni e riservate al mondo
I 133 elettori, a partire da questa mattina fino alla messa "Pro eligendo Pontifice", possono prendere possesso dei loro alloggi a Santa Marta e a Santa Marta Vecchia, scelti per sorteggio. Domani pomeriggio l'inizio del Conclave.
Anche in Ucraina, l’attesa per le elezioni del nuovo Papa è grande. Molte comunità parrocchiali stanno organizzando momenti di preghiera. Ci sono inviti affinchè si preghi anche nelle case. La testimonianza da Donetsk del vescovo greco-cattolico, mons. Ryabukha: “La preghiera è fatta nella quotidianità di tutti i giorni e purtroppo la nostra quotidianità è spesso accompagnata dal suono dell'esplodere le bombe, dagli allarmi che suonano sui cellulari e dagli altoparlanti nelle strade”.