Anche la Chiesa ha le sue responsabilità: non è stata capace di educare i suoi fedeli a scegliere e forse non ha sostenuto abbastanza coloro che, malgrado tutto, si esponevano per il bene comune, lasciando troppo soli donne e uomini coraggiosi. Adesso ha di fronte una sfida neopagana che non ragiona più in termini teologici, ma post ideologici, come se la storia non contasse. Legge e ordine sono lo slogan perfetto per mettere a tacere ogni inquietudine e soprattutto per assolvere molti atei devoti. La comunità cristiana deve resistere alla spoliazione del patrimonio di umanità e di solidarietà della Chiesa, per restituire alla storia civile italiana quella matrice religiosa, non clericale, che è stata la radice anche di altre grandi culture politiche laiche. L’egemonia gramsciana, la religione della libertà di Croce o la difesa delle basi morali della democrazia di De Gasperi sono state espressioni di una comune dottrina politica dell’unità secondo valori, autenticamente comunitari. Cercare l’unità civile e politica dei cattolici, nella distinzione di ruoli tra il clero e i laici, significava per De Gasperi rispondere al bisogno di quell’unità che il nostro paese cercava da secoli e che la Costituzione repubblicana mostrava essere possibile in chiave pluralista e personalista
“Temo poi che ci sia anche un po' di sfiducia generalizzata nei confronti della capacità della politica di risolvere i problemi. Altrove qualcosa è accaduto, da noi si è rimasti sostanzialmente fermi”. Così Paolo Pombeni, storico e politologo, uno dei più autorevole analisti della realtà italiana, commenta l'esito di una tornata elettorale che ha riservato ancora una volta non poche sorprese
Dalle urne del 23-26 maggio emerge una Ue più che mai "unita nella diversità". Parliamo infatti di votazioni “europee”, ma in realtà si è di fronte a una sommatoria di elezioni “nazionali”, nelle quali prevalgono ancora una volta elementi e fenomeni di politica interna, in assenza di una opinione pubblica continentale, di partiti e di media transnazionali, e soprattutto in carenza di un vero e diffuso senso della “cittadinanza europea”. Lo conferma la lettura dei dati Paese per Paese, dall'Italia alla Germania, dal Regno Unito alla Francia, passando per Polonia, Spagna e Ungheria
Il dimagrimento dei due principali gruppi, la frammentazione, rilanciano la sfida, per tutti, sulla nuova questione sociale. Che è anche quesitone sugli obiettivi e sul rilancio del disegno europeo. Una Unione assolutamente necessaria, che questo esemplare esercizio di democrazia ha confermato come uno spazio straordinario di sviluppo, ma che giustamente tutti dicono deve cambiare passo. E per questo servono anche riferimenti morali, ideali e culturali. Di cui rappropriarsi molto, molto presto
Due notizie tristi, molto tristi, si sono incrociate nei giorni scorsi. Appartengono alla “cronaca nera” ma, dopo aver attraversato il buio del male, chiedono di andare oltre quel colore cupo.