Lo Zecchino d’oro ci ha abituato a canzoncine simpatiche sul mondo dell’infanzia, sottolineando aspetti di vita reali e facendoci sorridere con rime...
Paolo Jacolino, ex provveditore di Padova, al termine del suo incarico, concluse il suo saluto all’assemblea dei docenti presenti con questa frase «se vuoi insegnare qualcosa a qualcuno devi fargli prima comprendere che lui è importante per te, devi valorizzare ciò che di positivo possiede: più che le strategie didattiche o gli strumenti tecnologici è l’amore che genera conoscenza.
In questo periodo sto dando spazio alla modalità pedagogica per eccellenza, affrontando passo passo l’intricato mondo della relazione educativa, tracciando le caratteristiche più evidenti e dando delle sottolineature riguardanti il suo senso.
Nel precedente numero di questa rubrica (LaDifesa n. 50 del 22 dicembre 2024) ho cominciato a tratteggiare il ruolo fondante dell’adulto nella relazione educativa come essenza stessa dell’educare.
«Se la socialità è intrinseca alla persona, ne discende che la relazione educativa non è una sovrastruttura, e l’essere umano deve (in senso morale) entrare in relazione se vuole vivere all’altezza di quello che è; deve entrare in una relazione educativa se vuole esprimere le sue virtualità. In particolare, quella che gli è più congeniale: la libertà».