Danni su danni. Accuse su accuse. Sospetti su sospetti. È quanto oggi resta della questione dei “cambiamenti climatici”. L’ultimo colpo di coda – e forse definitivo – è stato inferto sempre da lui, da quel Presidente a stelle e strisce che dopo aver offeso il mondo, ha screditato scienziati e problemi ambientali. Intanto però il maltempo continua a fare vittime.
Sono giorni in cui tutti proviamo e subiamo il peso delle parole. Giorni in cui anche il silenzio pesa più ancora delle parole. Un sentimento che vedo diffondersi su ogni livello civile e religioso. Sono mesi infatti che, nel pieno di due guerre, stiamo assistendo a uno stordimento sociale che ci ha trascinati nell’assuefazione dell’orrore quotidiano senza fondo.
Siamo passati in poco più di un mese da alleati a indiziati. Per cosa? «In Ue non c’è libertà di parola…», «Di essere avari e non voler spendere denaro per la difesa…».
Quasi delle carnevalate!? Si, forse, ma... Sta di fatto che le “scenette” cui ci hanno abituato negli ultimi tempi i nostri politici, sanno di folclore e neoromanticismo.
Nel giorno in cui Trump torna alla Casa Bianca e la tregua in Israele resta appesa a un filo, scelgo una buona notizia di casa nostra per rasserenarci.
Ma che Natale è stato? Poteva e doveva essere un “Natale diverso”, se si considera la cronica crisi identitaria dell’Europa, con Francia e Germania che fanno da traino economico, al giro di boa politico.
Vivere è anche condividere. E cosa c’è di più unificante delle tradizioni per condividere? Quello che siamo è frutto di quel bagaglio di ritualità, memoria e storia, che convergono sotto il tetto unico delle “tradizioni” che si rigenerano grazie alla ritualità delle nostre abitudini. Se ciò non avvenisse, si smorzerebbe lo spirito che alimenta le tradizioni medesime.