Il 6 novembre si chiude il Giubileo in Cattedrale. Ma la Misericordia non finisce

Domenica 6 novembre, ore 16. Al termine della messa presieduta dal vescovo Claudio, si chiuderà la Porta della Misericordia in Cattedrale a Padova. Tempo di bilanci: che cosa ha portato un anno di passaggi per la Porta della Misericordia, di incontri con il vescovo, un anno “senza grandi eventi” ma ricco di opportunità per tornare all’essenziale?

Il 6 novembre si chiude il Giubileo in Cattedrale. Ma la Misericordia non finisce

«Se l’inizio del Giubileo ha significato l’apertura della Porta Santa verso l’interno della Cattedrale, la sua conclusione invece spalanca la porta verso l’esterno, verso le piazze e la città».
Così osserva il vicario generale della Diocesi, mons. Paolo Doni, alla vigilia di domenica 6 novembre, giorno nel quale, in Cattedrale, alle ore 16, il vescovo Claudio presiederà la celebrazione eucaristica che segnerà la conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia.

Un’occasione preziosa per ringraziare e per stilare un bilancio dell’anno appena trascorso; e non per metterlo in uno scaffale, ma perché diventi vita vissuta.
«Il tema della Misericordia – spiega mons. Doni – ha preso carne. Abbiamo capito in questi mesi come la Misericordia non sia un atteggiamento emotivo e sentimentale, ma è rispetto dei diritti delle persone, con particolare attenzione ai poveri e, quest’anno, ai profughi, ma anche del Creato, perché l’attenzione all’ambiente è anche attenzione per le persone e per la qualità della vita».
La Misericordia è stata declinata anche in altri modi: «È stato pure l’anno del Sinodo sulla Famiglia e dell’Amoris Laetitia di papa Francesco, mentre per noi, a Padova, ha voluto dire l’indizione del Giubileo dei giovani da parte del vescovo Claudio».

Ma proprio per la chiesa di Padova l’Anno Santo che ormai si avvicina alla conclusione si è mostrato un tempo speciale per la pastorale dell’ordinarietà

«Non è stato il Giubileo dei grandi eventi – osserva il vicepresidente del consiglio pastorale diocesano Stefano Bertin – ma un periodo per riqualificare il tessuto personale e quello delle relazioni, da rivedere alla luce della misericordia. Come comunità il Giubileo ci ha richiamato all’essenzialità e al cuore della fede, per l’annuncio di un Dio misericordioso, un Dio su cui possiamo contare e che fa la strada con noi».

Un Dio vicino, vicino alla chiesa di Padova: «È bello vedere come sono stati vissuti da parte delle parrocchie e dei vicariati gli appuntamenti diocesani con l’attraversamento della Porta Santa e il convenire attorno al vescovo il quale, oltre a questi momenti, ha incontrato più volte le comunità facendo loro visita, anche fuori diocesi, come nei giorni scorsi, quando si è recato in visita presso le nostre missioni in Thailandia».

Un insegnamento del Giubileo?
«L’Anno Santo – dichiara Stefano Bertin – ci ha permesso di far diventare comune il tema delle relazioni, prima un po’ coperto da pudori. Stiamo riscoprendo che non si valuta una comunità per quello che fa, ma per le relazioni che la compongono, dove anche le debolezze possono essere viste come un dono. Papa Francesco e l’Evangelii Gaudium hanno innescato un processo che ora stiamo portando avanti».

Il Giubileo è finito: «Si chiude un momento celebrativo – riprende mons. Paolo Doni – ma la consapevolezza che ha prodotto all’interno della comunità cristiana non finisce. Se i Giubilei consistessero solo nell’attraversare fisicamente una porta non avrebbero nessun significato né efficacia. Ora serve un momento di verifica».

La strada che si pone all’orizzonte della chiesa di Padova invita dunque a farsi coraggio, proprio grazie alla Misericordia
«I nuovi orientamenti pastorali – conclude Stefano Bertin – ci invitano a contemplare la dimensione della sosta, una “sosta operosa”, come il Buon Samaritano che si ferma per prendersi cura del fratello. Dall’esperienza giubilare di scoperta di un Dio misericordioso, ora scopriamo una Chiesa che deve farsi vicina alle persone, ritrovando “un passo d’uomo”».

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