Tre miliardi per garantire la sicurezza idrica del Veneto

Proseguono i lavori  per la realizzazione del bacino di monte per la laminazione delle piene del fiume Agno-Guà. L’intervento prevede degli invasi per scolmare, in condizioni di piena, la portata in arrivo da monte. Per creare gli invasi è necessario il rimodellamento del piano golenale del bacino di Trissino e la risagomatura degli argini esistenti. I lavori sono stati consegnati il 22 aprile del 2015 e sono arrivati al 40 per cento di avanzamento. Si tratta di una delle maggiori opere cantierate dalla regione per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio veneto, con un investimento di 23 milioni di euro.

Tre miliardi per garantire la sicurezza idrica del Veneto

«Questa è un’altra opera che stiamo realizzando nell’ambito del piano per la sicurezza idraulica del nostro territorio. Intervenire in questo campo, dopo decenni di immobilità, è un fatto di civiltà». 
Così il presidente della regione Luca Zaia a fine febbraio, durante l’ultimo sopralluogo al cantiere dei lavori per la realizzazione del bacino di monte per la laminazione delle piene del fiume Agno-Guà attraverso l’adeguamento dei bacini demaniali di Trissino e Tezze di Arzignano, in provincia di Vicenza. 
L’intervento prevede degli invasi per scolmare, in condizioni di piena, la portata in arrivo da monte, con il rimodellamento del piano golenale del bacino di Trissino e la risagomatura degli argini esistenti. I lavori sono stati consegnati il 22 aprile del 2015 e sono arrivati al 40 per cento di avanzamento. Si tratta di una delle maggiori opere cantierate dalla regione per la mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio veneto, con un investimento di 23 milioni di euro.

Zaia ha ricordato l’entità dell’alluvione del 2010, in occasione della quale furono registrate 32 rotture arginali, e l’impegno profuso dalla regione con l’elaborazione di un vero “piano Marshall” per la sicurezza idraulica da quasi tre miliardi euro.
«Tutto quello che si poteva fare lo stiamo facendo e anche di più – ha detto il presidente – nonostante tutto quello che richiede la burocrazia. Mancano comunque all’appello due miliardi. Ed è una sfida che stiamo affrontando senza imporre tasse regionali ai veneti». Tra le opere da realizzare Zaia ha citato il bacino di laminazione di Colombaretta in comune di Montecchia di Crosara, quello sul Livenza a Pra dei Gai e il bacino di Muson dei Sassi.
Fra le altre opere già finanziate, per le quali sono in corso a diversi stadi di avanzamento le procedure per i lavori, nel territorio vicentino è prevista la realizzazione di un invaso sul fiume Bacchiglione a monte di Viale Diaz in comune di Vicenza; di un bacino di monte sul torrente Astico nei comuni di Sandrigo e Breganze; di un invaso sul torrente Orolo nei comuni di Costabissara e Isola Vicentina; dell’ampliamento del bacino esistente nei comuni di Montorso Vicentino, Zermeghedo e Montebello Vicentino.

Il sopralluogo al cantiere dei lavori per la realizzazione del bacino di monte per la laminazione delle piene del fiume Agno-Guà a Trissino, è stata anche l’occasione per ricordare che la regione insieme ai geografi dell’università di Verona ha realizzato un’indagine che chiarisse le vicende passate dei territori vicentini che avrebbero potuto essere destinati a casse di espansione per la mitigazione del rischio idrogeologico. 
Il lavoro, raccolto nel volume Acque di Terraferma: il Vicentino (ed. Marsilio) a cura di Sandra Vantini e Lucia Masotti, insieme ai progetti relativi ai bacini di laminazione illustra le dinamiche che nei secoli hanno segnato il rapporto tra comunità e fiumi, tra montagna e città, tra terraferma e Repubblica Serenissima, fino ai primi decenni del XX secolo. Carte storiche e relazioni dei tecnici del passato sono messi a confronto con il territorio attuale, le sue prospettive e le problematiche esistenti.

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