Il requiem per i larici di Cortina

Insostenibile è l’opera. Insostenibile il metodo. Insostenibile rimane la stessa volontà! La struttura è quella al centro dell’attenzione regionale e nazionale della pista da bob di Cortina, per le Olimpiadi invernali del 2026, che abbiamo imparato a conoscere per la “telenovela” all’italiana, cui abbiamo assistito in questi mesi, con un tira e molla che alla fine ha fatto il gioco di economia, e volontà politiche da campagna elettorale. E potremmo dire che lo stesso discorso vale per anche il Ponte sullo Stretto di Messina.

Il requiem per i larici di Cortina

Se quest’ultimo è un ginepraio distante da noi, la prima è nel cuore delle nostre Dolomiti che, pur essendo Patrimonio dell’Umanità, stanno subendo uno sfregio alla bellezza. Da queste pagine settimane fa avevamo scritto con toni ragionevolmente entusiastici, sulla probabile cancellazione del cantiere per lo scadere della gara d’appalto. Eppure a Cortina il “miracolo” ha preso forma qualche giorno dopo la scadenza del bando, con il Cio (Comitato Olimpico Internazionale) imbarazzato e Zaia trionfante. Il primo atto sinistramente simbolico, è stato l’abbattimento di un bosco di larici (una cinquantina), necessario per fare spazio al cantiere, alla faccia della sostenibilità dell’opera olimpica di facciata. “Abracadabra” e gli alberi sono venuti giù, nel nome dei 118 milioni di costi preventivati. Costi che serviranno per soddisfare 59 sportivi, quanti sono i praticanti del bob in Italia. Due milioni per ciascun atleta, che a questo punto se non vincono il titolo iridato, sono già atleti d’oro per quanto ci costeranno. Ad asfaltare ogni genere di osservazione e tutela ambientale, anche il ricordo cancellato di ciò che è stata la pista di Cesana in Piemonte, realizzata per i Giochi di Torino 2006, rimasta oggi un ecomostro. Ignorato pure il comitato scientifico di L’Altra Montagna che suggeriva «come una tale mole di risorse pubbliche concentrata su un solo impianto sportivo rafforza la convinzione che la montagna esprima un interesse prevalentemente festivo, attento più ai grandi eventi che alle necessità quotidiane di chi abita e vive in quei luoghi». Il Comitato Olimpico ha poi ribadito che la data ultima di consegna sarà il marzo 2025, col rischio concreto che non sia pronta in tempo. Intanto, sopra le nostre teste accade tutto quello che chi ci governa ignora: aria inquinata, scarsità idrica, dissesti idrogeologici, consumo del territorio e scarsità nevose (tra l’altro la pista è costruita a sud, quindi esposta al sole per tutto il giorno). Non ci restano che le malinconiche note suonate dal maestro Mario Brunello, che ha portato il suo violoncello nel bosco di Ronco a Cortina per il suo “requiem” dedicato ai larici condannati che, sopravvissuti alla Prima e Seconda guerra mondiale e alla tempesta Vaia, nulla possono contro la presunzione del fare ad ogni costo. «Un giorno – disse Giovanni Paolo II ad Agrigento – verrà il giudizio divino!». E allora, non ci sarà un musicista a suonare contro la stupidità. Ma un popolo che la condannerà.

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