La realtà virtuale mostra la Patavium di Tito Livio

Escono in contemporanea due occasioni di divulgazione storica padovana: una guida archeologica cartacea e un programma in 3d con visori che consentono di ammirare alcuni monumenti padovani completamente o parzialmente distrutti così come i reperti e gli studi archeologici ci permettono di ricostruirli.

La realtà virtuale mostra la Patavium di Tito Livio

La generazione virtuale ha confidenza con il “fantamondo”, quello a cui si accede mettendosi un visore simile a un paio di occhiali e facendo clic.

L’originalità quindi del progetto presentato nell’ambito delle celebrazioni per il bimillenario liviano a Padova non sta forse tanto nello stupore suscitato dalla fruizione immersiva di uno scenario “altro”, consentita dalle più moderne tecnologie, quanto nel fatto che il mondo a cui si accede con il fatidico clic non è dettato dalla fantasia ma dalla rigorosa ricerca storica e archeologica sulla Patavium imperiale.

Da sabato 8 luglio fino al 5 agosto, in concomitanza con l’apertura dello scavo archeologico del teatro sul fondo della canaletta di Prato della Valle, nella parte prospiciente alla basilica di Santa Giustina, saranno messi a disposizione del pubblico alcuni visori con i quali sarà possibile “visitare” tre zone monumentali della città com’era al tempo di Tito Livio: il teatro stesso, l’anfiteatro di cui sono ancora visibili alcuni resti davanti alla cappella degli Scrovegni e il porto fluviale, di cui rimane traccia nelle arcate di ponte San Lorenzo, sotto riviera dei Ponti romani.

La ricostruzione, come spiega Jacopo Bonetto, docente di archeologia all’università di Padova, si fonda su accurati studi scientifici e sull’elaborazione dei dati derivati dalla ricerca archeologica condotta a Padova dall’Ottocento a oggi.

Sono prima stati realizzati dei modelli in 3d degli edifici in base alle piante disponibili, poi sono state inserite le informazioni relative ai materiali usati, con le opportune colorazioni (le murature in cotto, in marmo, in trachite, le architravi lignee...), quindi sono state inserite le immagini nel visore che consente di collocarsi all’interno dello spazio storico così ricreato ammirandolo da ogni punto di vista, a 360 gradi.
L’esperienza, che porta fino alle soglie della cosiddetta “realtà aumentata”, trova a tutt’oggi ancora rare applicazioni in Italia, all’Ara Pacis, a Pompei, in Sardegna.

Il passo successivo, secondo Bonetto, sarà quello di introdurre oggetti diversi, applicando le potenzialità disponibili utilizzando i computer olografici indossabili.

La presentazione dei visori è avvenuta in concomitanza con quella di un più tradizionale supporto storico-turistico, la guida archeologica su Padova, la città di Tito Livio (Cleup) a carattere divulgativo, ma aggiornata nei contenuti, che ha visto coinvolti studiosi appartenenti alle istituzioni culturali della città (università, soprintendenza, musei civici) e professionisti che da anni svolgono la loro attività indagando il sottosuolo urbano.

La guida, come spiega Francesca Veronese, funzionario archeologo dei musei civici padovani e coautrice del testo, insieme a Elena Pattenò e Jacopo Bonetto, presenta la città antica attraverso una breve serie di saggi non specialistici, ma accurati, che offrono i prerequisiti necessari per guardare con occhio curioso la città scorgendone i frammenti sparsi risalenti all’epoca romana.
Si delineano la storia della Patavium romana, i suoi rapporti con il territorio, la cultura materiale, il tessuto economico e commerciale, le relazioni tra il mondo dei vivi e quello dei morti, la religione. Seguono alcune schede descrittive di luoghi e monumenti, scomparsi ed esistenti, in alcuni casi visitabili, come l’arena, i ponti romani, il teatro, il foro.
Sono presenti anche monumenti non romani ma che rimandano alla percezione che la città ha avuto di quel periodo, come la tomba di Antenore, che tutti sanno non essere autentica, ma che dice molto di come Padova abbia vissuto, nel medioevo, la memoria del mitico fondatore tramandata da Livio.

In ciascuna delle schede, completate da immagini e piantine, è specificato se il monumento è visitabile e in che orari.

La guida si conclude con un approfondimento della memoria che la città conserva del suo illustre cittadino, Tito Livio, dall’affresco di Massimo Campigli e la scultura di Arturo Martini al Liviano al ritratto in Salone con l’iscrizione che si credette essere a lui attribuita, alla statua in Prato della Valle.
Sono tante presenze talvolta poco significative prese singolarmente, ma che rendono conto dell’attenzione che la città ha a lui riservata nel corso dei secoli. Un ultimo saggio è dedicato al percorso liviano dei musei civici.

La guida si configura quindi come un valido strumento per cittadini, turisti, insegnanti, giovani che intendano scoprire o riscoprire la storia antica di Padova e si colloca a stretto contatto con le altre iniziative di questo periodo, come le visite virtuali e il cantiere archeologico in corso di apertura in Prato della Valle.

Cantiere che sta prendendo il via, con il coordinamento scientifico di università, soprintendenza e musei civici: il 3 luglio sono iniziati i lavori per l’abbassamento delle acque della canaletta (previa messa in salvo delle carpe che popolano il corso d’acqua nella parte non prosciugata dell’ellisse).

Sabato 8 apre ufficialmente lo scavo
Oltre alle visite guidate di sabato, uno degli studenti universitari archeologi che eseguiranno l’intervento sarà sempre a disposizione dei cittadini per offrire indicazioni sui lavori in corso.

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