La scure dei tagli sulla sanità, aspettando il “decreto appropriatezza”

Rapporto di FederAnziani: la spending review ha ridotto ulteriormente di 7.400 il numero di posti letto negli ospedali italiani dall'1 gennaio 2012. Calano anche le giornate di degenza, la spesa pubblica e il numero di dipendenti. Timori per l’impatto sugli anziani del “decreto appropriatezza” emanato dal governo.

La scure dei tagli sulla sanità, aspettando il “decreto appropriatezza”

La spending review ha ridotto ulteriormente di 7.400 il numero di posti letto negli ospedali italiani dall'1 gennaio 2012.
La somma di tutte le prestazioni per ogni branca specialistica, riguardante l'attività clinica, di laboratorio, di diagnostica per immagini e strumentale delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, invece, ammonta nel 2012 a 1,29 miliardi di prestazioni (quasi tutte determinate dall'oltre 1 miliardo di prestazioni di laboratorio analisi chimiche e microbiologiche). Si registra poi un lieve calo del -4,6% rispetto al 2011 (con 1.352.879.463 prestazioni specialistiche), mentre ogni residente ha richiesto in media 21,61 prestazioni.
Sono alcuni dati contenuti nel compendio 'Sic - Sanità in Cifre 2014' realizzato da Senior Italia FederAnziani e presentato a Roma presso il ministero della Salute.
"La spesa pubblica relativa al Servizio sanitario nazionale – sottolinea il rapporto – ha registrato una leggera flessione rispetto al trend in crescita che aveva caratterizzato gli anni precedenti, scendendo dai 110 miliardi di euro del 2012 ai 109 del 2013. Nei dodici anni presi in esame (2002-2013) si registra quindi un differenziale relativo alla spesa sanitaria di 30 miliardi di euro tra il primo e l'ultimo anno che, in termini percentuali, corrisponde ad un aumento del 38%. Non poteva che seguire la stessa tendenza la spesa pro-capite nazionale, che nell'ultimo anno diminuisce di circa l'1%".
Tra il 2011 e il 2012, ancora, sono diminuiti "del 2% i dipendenti del Servizio sanitario nazionale – sottolinea ancora Federanziani – pari oggi a 13.456 unità. Per quanto riguarda ricoveri e giornate di degenza, poi, negli anni 2011/2013 si registra un calo di circa 1,29 milioni di ricoveri e oltre 6,2 milioni di giornate di degenza in meno. La degenza media si attesta invece a 6,8 giorni per ogni ricovero in acuzie trattato in regime ordinario anche nel 2013".

Decreto appropriatezza: a rischio il rapporto medico-paziente
Sul decreto appropriatezza, nato per impedire "prescrizioni non appropriate a carico del Servizio Sanitario Nazionale" per 203 prestazioni e subito finito al centro delle polemiche tra gli addetti ai lavori, “abbiamo l'impressione – sottolinea Roberto Messina, presidente di FederAnziani Senior Italia – che si stia dimenticando la cosa fondamentale, cioè che quando parliamo di sanità dobbiamo mettere al centro non tecnicismi, burocrazia o singole categorie, ma la persona umana con i suoi bisogni e la sua fragilità, facendo il possibile per garantire l'accesso alle cure e al tempo stesso l'appropriatezza assistenziale".
"In quanto anziani, siamo i primi ad avere interesse a che l'accesso alle prestazioni diagnostiche necessarie non sia limitato, visto che gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 67% degli accessi alle prestazioni diagnostiche erogate dal Ssn. Abbiamo, del resto, piena fiducia nei camici bianchi e nella loro capacità di essere garanti dell'appropriatezza prescrittiva".
Di fronte all'imperativo di garantire la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale, prosegue Messina, senza "mortificare l'autonomia delle professioni, né ledere il diritto alla salute dei cittadini, è necessario allora che ministero, regioni, sindacati, medici, società scientifiche e associazioni condividano un percorso e si spendano per far capire con chiarezza ai cittadini, ignari dei tecnicismi vari, cosa sta accadendo al Ssn di questo Paese. Non vorremmo trovarci, infatti, a spendere decine di milioni di euro in uffici ispettivi e guadagnare un pugno di mosche in termini di riduzione dell'inappropriatezza".
Ma il rischio maggiore, secondo il presidente di Federanziani, è quello della compromissione del rapporto di fiducia tra medico e paziente.
"D'altro canto – sottolinea Messina – se è vero che in Italia si erogano 1 miliardo 365 milioni di prestazioni ogni anno, pari a 22,78 prestazioni in media per ogni residente, e che l'87% di queste è negativa, e se è stato stabilito che alcuni esami, una volta effettuati (a totale carico dell'Ssn) possono essere ripetuti dopo 5 anni in assenza di patologie e particolari fattori di rischio, certamente esistono linee guida medico scientifiche che lo consentono. Comunque anche i cittadini/pazienti per primi devono comprendere che razionalizzare le prestazioni non significa togliere salute ai cittadini, ma operare per il mantenimento di un sistema universalistico. Perché la salute non è un costo, ma una risorsa della nostra nazione".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)