Scuole dell'infanzia: la pazienza è finita

Tante promesse, tanti annunci, ma i soldi non arrivano mai in tempo. La Fism (Federazione italiana delle scuole materne) costantemente, ogni giorno, preme, insiste, minaccia e informa le scuole che il ministero e la regione stanno redigendo, approvando... e che i soldi arriveranno “quanto prima”! Ma la pazienza è finita.

Scuole dell'infanzia: la pazienza è finita

La pazienza è finita!
Esplode il disagio delle scuole dell’infanzia paritarie (quelle che, accanto alle scuole materne statali e degli enti, sono parte integrante del servizio pubblico del sistema nazionale dell’istruzione, legge 62/2000) che non ne possono più di burocrazia nazionale (decreti ministeriali che attendono di essere emanati) e di promesse degli amministratori regionali del Veneto che pubblicano frequentemente comunicati stampa con dichiarazioni di maggiori (!?) contributi accompagnate dall’apprezzamento per le scuole dell’infanzia paritarie, modello veneto virtuoso e unico in Italia per originalità, quantità e qualità, e la “solita” promessa che la giunta regionale ha approvato...
E la Fism (Federazione italiana delle scuole materne) costantemente, ogni giorno, preme, insiste, minaccia e informa le scuole che il ministero e la regione stanno redigendo, approvando... e che i soldi arriveranno “quanto prima”!

È, purtroppo, un vezzo antico della nostra politica e della nostra burocrazia pubblica di non saper essere prossimi alla gente, agli enti della sussidiarietà, e di non avvertire la doverosa attenzione per il buon funzionamento dei servizi socio educativi dell’infanzia (scuole materne, nidi).
Hanno ragione e fanno bene i gestori di queste scuole (associazioni di genitori, parrocchie, enti morali, cooperative) ad alzare la voce perché la situazione è intollerabile e perché l’ignavia delle istituzioni ricade, purtroppo, ancora una volta sulle famiglie dei bambini e sui lavoratori.
Le prime perché le difficoltà economiche della scuola rischiano di far lievitare le rette già di importo significativo (mentre i bambini delle materne statali e comunali frequentano gratis o quasi gratis!); i secondi, i lavoratori, perché ogni mese è un calvario per poter percepire lo stipendio.

I contributi pubblici (stato, regione e comuni) rappresentano quasi il 40 per cento del costo di gestione della scuola; il rimanente, oltre il 60, sono le rette delle famiglie.
Il 70 per cento delle spese di gestione della scuola è dovuto al costo del personale. È evidente che i ritardi dei contributi pubblici (voce di bilancio molto significativa) costringono le scuole ad arrampicarsi sugli specchi (anticipi della parrocchia, utilizzo del tfr, prestiti graziosi di privati) e/o ricorrere al costoso credito bancario che, però, ha dei limiti “tecnici”.

Questo è lo stato dei pagamenti dei contributi a oggi:
- i contributi dello stato (Miur) per l’anno scolastico 2015/16 (50 euro al mese per bambino) non hanno ancora il decreto di assegnazione del ministro per problemi di burocrazia (ricorsi, ecc.).
Negli anni passati gli importi venivano versati in due tranche: una ad aprile/maggio e l’altra a ottobre/novembre. Considerato il ritardo del decreto, ben che vada, i contributi dell’anno scolastico 2015-16 si riscuoteranno a fine anno (quindi con un ritardo di un anno!).
La Fism nazionale, esasperata, attraverso il proprio ufficio legale ha notificato nei giorni scorsi alla ministra Giannini una diffida formale a provvedere con urgenza alla emanazione del decreto segnalando il rischio che a settembre numerose scuole materne, soprattutto quelle piccole (e spesso più preziose nel territorio), non inizieranno l’attività scolastica;
- i contributi della regione Veneto sono in una situazione ancora peggiore.
Il recente comunicato stampa regionale n. 736 del 27 maggio ha dato notizia che «per le scuole dell’infanzia la giunta regionale ha stanziato 36 milioni di euro per il 2016, cinque in più rispetto al preventivo di inizio anno».
Perché tanto chiasso (per carità anche comprensibile) se, però, le scuole devono ancora riscuotere i contributi regionali del 2015? Sì del 2015, riferiti all’anno scolastico 2014/15! La delibera della giunta (ovviamente) c’è – la n. 2151 del 30 dicembre 2015 – ma la “cassa” non c’è. Si tratta di circa 25 euro al mese per bambino con un ritardo di oltre un anno.

In queste condizioni è naturale che anche il più paziente dei gestori, pur motivato come quello delle parrocchie, si chieda quali siano le ragioni per continuare a gestire un servizio così importante, talora esclusivo in molti comuni del Veneto.
Per fortuna c’è qualche sensibile amministrazione comunale che consapevole del prezioso servizio che svolgono queste “scuole di comunità” e della loro “utilità” economica per le casse comunali, talora interviene per supplire le istituzioni inadempienti. Ma i casi, invero, non sono molti.

Ugo Lessio - presidente Fism Padova

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