Portate l'abbraccio di Dio

Lo slogan scelto dai vescovi per la 19giornata per la vita consacrata fotografa anche la situazione attuale dei religiosi, portati per vocazione a frequentare le periferie esistenziali. L'appuntamento per tutta la chiesa è per lunedì 2 febbraio, giorno della presentazione al tempio di Gesù.

Portate l'abbraccio di Dio

Il 2 febbraio si celebra in tutto il mondo la giornata per la vita consacrata. Alle 17 in Cattedrale a Padova il vescovo Antonio presiede una solenne celebrazione cui sono invitati tutti i religiosi e le religiose, i sacerdoti e i fedeli laici.

In quest’anno, dedicato da papa Francesco alla vita consacrata, tutta la chiesa è infatti chiamata a riscoprire questa presenza, ricchezza spesso nascosta e sconosciuta nel territorio, e i vari ordini e congregazioni sono provocati a una verifica interna del tratto di storia compiuto fin qui. «I religiosi possono mostrare tanto alla nostra società – sottolinea Gabriele Raho, 28 anni, novizio in formazione presso i frati del Santo – Innanzitutto testimoniare uno stile di vita fraterno autentico. In una società così individualistica, chiusa nel proprio io, la fraternità fatta di gratuità e responsabilità può essere un antidoto, una scuola per umanizzarci a vicenda. Da religioso, entri in un famiglia che non ti sei scelto, fatta di persone completamente diverse per età e carattere, ma che hanno in comune l’ideale di seguire il Signore e si armonizzano in questo desiderio».

Per suor Chiara Pozzi, 32 anni, operaia della casa di Nazareth con voti temporanei, la ricchezza che i religiosi possono condividere sta soprattutto nella gioia. «Il papa ci spinge a portare con questo stile consolazione, a parlare di Dio, a diventare contagiosi in una società che è sempre più ripiegata su di sé». Ma al tempo stesso anche i religiosi devono dare un’immagine diversa di sé, soprattutto ai giovani. «Quest’anno – aggiunge – ci servirà ad alimentarci di uno slancio nuovo per riprendere vigore e forza. La nostra è una scelta che continua a maturare ogni giorno e che ti dà gioia dentro. “Si vede che sei felice!” mi dicevano gli amici». Anche nel servizio quotidiano. Le suore operaie gestiscono, ad esempio, un convitto per lavoratori e studenti.

Ma molti ordini sono impegnati nell’accoglienza a situazioni di disagio e difficoltà, malattia e vecchiaia. O nella scuola, come le Dorotee. «Sono insegnante nella scuola primaria – racconta suor Emma Scassola, 54 anni – Vivo questo mandato cercando un dialogo chiaro con le famiglie e accompagnando nella crescita i ragazzi, nella tensione costante a tener vivo in loro lo stupore e la curiosità e all’essere aperti all’incontro con Gesù». Suor Emma quest’anno ricorda il 25° di professione religiosa. «Questo traguardo mi aiuta a guardare la mia esperienza, a cogliere l’impegno della vita consacrata che è seguire il Signore nei fratelli. La vita consacrata è dinamica: ha in sé colori belli fatti di ricerca, ascolto e condivisione, e al tempo stesso ombre che nascono dalla fragilità e durezza di cuore. Ma è nell’ascolto della parola di Dio, guardando più da vicino Gesù e la sua incarnazione, che veniamo sollecitati a una coerenza e spinta in più».

Anche quando il Signore chiama a compiti diversi e inaspettati. Fra Dario Caron, 82 anni, cappuccino, religioso dal 1952, ha svolto diversi mandati nella sua lunga storia di consacrato: cappellano dedito alla pastorale giovanile, educatore in seminario, superiore in diverse comunità. Da dieci anni è a Padova come confessore. «“Fiorisci dove Dio ti ha piantato”: questa frase di san Francesco di Sales è stata il ritornello della mia vita di consacrato e lo è tuttora. Mi ha aiutato a incarnare la mia missione nei momenti di fatica e a godere in quelli pieni di serenità». A dodici anni rivela alla madre che vuole diventare frate, «uno di quelli con la barba». E così è stato. «Quest’anno dedicato alla vita consacrata – aggiunge – è soprattutto per noi un invito a crescere nella nostra vocazione... Ne avremo fino all’ultimo respiro! È un’ottima occasione per pregare e ripartire con nuovo impegno e tensione perché la nostra vita sia sempre più e meglio al servizio gioioso di Dio e ai fratelli. I religiosi dovrebbero parlare di Dio, non predicandolo ma vivendolo. Portando quindi a ogni uomo il messaggio cristiano dell’amore, della disponibilità, del dialogo, dell’accoglienza, della misericordia».

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