Una salutare “provocazione” per tutti

Con la prima domenica di avvento è cominciato l’anno della vita consacrata, che terminerà il 2 febbraio 2016. Numerose, anche in diocesi di Padova, le iniziative e i momenti spirituali per vivere in pienezza l’anno.

Una salutare “provocazione” per tutti

Si è aperto l’anno dedicato da papa Francesco alla vita consacrata, in occasione del 50° anniversario della promulgazione del decreto conciliare Perfectae caritatis, sul rinnovamento della vita religiosa.
C’è grande attesa in merito alle provocazioni che potranno emergere sul fronte della scelta vocazionale e su come essere oggi chiesa in uscita.
«Mi auguro e prego – afferma mons. Giuseppe Padovan, vicario episcopale per gli istituti di vita consacrata – che quest’anno sia una salutare provocazione ad avvertire con rinnovato stupore la grazia della presenza in mezzo a noi di questo singolare dono che il Signore continua a offrirci, e a non subire con rassegnazione la diminuzione in atto della presenza di fratelli e sorelle che si donano con radicale slancio di offerta al Signore. Anche la nostra diocesi, come tutta la chiesa, deve porsi in stato di orazione per ottenere dal Signore che la risposta dei chiamati sia all’insegna della pronta e gioiosa disponibilità; ricordando che questi nostri fratelli e sorelle non sono creature d’altro mondo né dei fuori serie, ma neppure di altri tempi e fuori moda».
I religiosi, continua mons. Padovan, «sono cristiani che vogliono non cedere alla mediocrità; o meglio, che preceduti da un tratto speciale di grazia, hanno compreso che il Signore vuole da loro una consegna totale per essere nella chiesa segno e costruttori, in prima fila, del Regno che viene. E se la chiesa e la stessa società hanno bisogno del carisma della vita consacrata, i consacrati hanno bisogno della preghiera e del sostegno spirituale della comunità cristiana».

I due verbi di papa Francesco: rallegratevi e scrutate
E ci sarà davvero un fermento di iniziative e momenti spirituali per gustare quest’anno, tutto costruito sui due verbi che papa Francesco ha lasciato ai religiosi: rallegratevi e scrutate.
«Rallegratevi è la prima lettera ai consacrati per questo anno – spiega suor Teresa Pavan, segretaria diocesana dell’Unione superiore maggiori italiane (Usmi) – È un itinerario di riflessione personale, fraterna che ha il suo fondamento nel libro del profeta Isaia. Siamo invitati a riscoprire la gioia della vocazione religiosa, ad andare all’essenziale, ad abitare il presente con gioia, con passione, a far memoria con gratitudine del nostro passato recente, e a guardare il futuro con speranza. La lettera Scrutate costituisce un passo avanti. A 50 anni dal Concilio siamo chiamati a far memoria di un evento vivo in cui abbiamo riconosciuto la nostra identità più profonda: a scrutare gli orizzonti del nostro tempo, la notte per riconoscere il fuoco che illumina, il cielo per riconoscere i segni di benedizione. Non mancano certo i segni di morte ma vogliamo potenziare i segni di vita, certi che Dio è Provvidenza».

Un anno per comprendere sfide e difficoltà
L’anno sarà anche occasione per una verifica all’interno del mondo religioso su quali siano le sfide da accogliere e le difficoltà da superare. «Le sfide sono due – sottolinea padre Davide de Guidi, segretario diocesano della conferenza italiana superiori maggiori (Cism) – L’essere attrattivi: se non lo siamo con il nostro stile di vita, di accoglienza, di premura verso i giovani, la nostra gente, i poveri, chi si sente rifiutato, non avremo futuro. E il creare comunità fraterne. In una società dominata dallo spirito di competizione, i consacrati creano un luogo in cui l’impossibile diventa possibile: uomini e donne di diversa età e provenienza sociale e geografica vivono insieme e insieme cercano di vivere il vangelo».
Ma sta nel rinnovamento la più grossa difficoltà. «Ci è difficile lasciare la gloria del passato, le strutture grandi, i privilegi acquisiti per accettare di essere piccolo seme spesso nascosto e presenza attenta e profetica dove l’umanità è più minacciata nella sua dignità. La grande opportunità dell’oggi è riabitare le periferie per riscoprire il dono e la bellezza della nostra chiamata, con tenerezza e misericordia». Anche per suor Teresa la vita consacrata sta attraversando un guado. «Ma non deve restarvi in modo permanente. Dobbiamo operare il passaggio a essere chiesa in uscita, per cogliere la sfida delle domande che provengono dai crocevia del mondo. Il Signore è vivente e operante nella nostra storia, nel nostro oggi e ci invita alla collaborazione e al discernimento per nuove stagioni di profezia al servizio del Regno».

Cosa si augurano, allora, religiosi e religiose da quest’anno a loro dedicato?
«Di non essere preoccupati ad autocelebrarci – sottolinea padre Davide – ma di appassionarci del dono ricevuto per testimoniarlo con più passione e gioia nelle periferie esistenziali e geografiche. Mi auguro inoltre che sappiamo ringraziare Dio di averci chiamati per questo cammino e di essere più gioiosi, audaci e attenti al soffio dello Spirito che con fedeltà ci invita a essere missionari sulle strade del mondo».
Per suor Teresa è fondamentale lasciarsi guidare dallo Spirito «per essere religiosi che non restano lontani dal rumore della vita, dalle lacrime e speranze della gente. La sacralità della nostra vocazione è riposta nella capacità di comunicare con tutti, fino a svegliare le coscienze di molti. Vogliamo assumere questo anno come un’occasione favorevole per la crescita in profondità quindi, di speranza. Questo ci porterà a potenziare la nostra relazione con il Signore, la vita fraterna in comunità e la missione, curando una formazione adeguata alle sfide del nostro tempo».

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