Nozze gay, l’Irlanda ha detto sì. E in Italia si riapre il dibattito

La vittoria del sì con il 62 per cento dei consensi ha avuto il supporto di quasi tutti i partiti. Molte le reazioni positive, dal presidente della camera Boldrini al Pd, passando per il M5S. Sacconi però avverte: «Da noi il matrimonio gay è incompatibile con la Costituzione». Arci: «In Italia nessun passo avanti».

Nozze gay, l’Irlanda ha detto sì. E in Italia si riapre il dibattito

La supercattolica Irlanda, dove fino al 1993 l'omosessualità era un reato, è il primo paese al mondo a dire sì ai matrimoni egualitari per via referendaria
Cinque anni dopo l'approvazione in parlamento della legge sulle unioni civili, domenica 24 maggio gli irlandesi si sono recati alle urne: i favorevoli alle nozze gay sono stati il 62,1 per cento. Il sì è stato sostenuto da tutti i partiti. Contraria solamente la chiesa locale che però, a differenza di quanto avvenuto in altri paesi, si è limitata a una campagna fra i fedeli, ribadendo il suo “no” durante i sermoni.

Un risultato che il premier Enda Kenny ha definito “pionieristico”. E subito anche in Italia è esploso il dibattito
Secondo Nichi Vendola, «l'esito del referendum in Irlanda è un fatto straordinario, è la vittoria dell'amore contro il pregiudizio. Questo vento pulito che arriva dall'Irlanda dovrebbe spazzare la polvere dell'ipocrisia che invece domina i palazzi romani».
Luigi Di Maio (M5S), vicepresidente della camera, ha invece affermato: «Credo che l'Italia sia matura per fare un ragionamento sulle unioni civili. Noi abbiamo chiesto ai cittadini se sono d'accordo che le persone dello stesso sesso si possano unire civilmente e c'è stata una risposta positiva, tanto che abbiamo votato la proposta di legge che è in commissione giustizia del senato. Se si vuole accelerare, noi siamo pronti. Ma si vuole o no?».
E Pippo Civati, sul suo blog, commenta: «È ufficiale: anche l'Irlanda è meno bacchettona di noi. I sì vincono: in Irlanda si potranno celebrare i matrimoni gay. Matrimoni. Egualitari. Cose dell'altro mondo».
Su Twitter anche il senatore e sottosegretario agli esteri, Benedetto Della Vedova, esulta: «Irlanda: L'Europa dei diritti corre veloce. Per l'Italia ormai il ritardo sulle coppie gay è da giurassico. Diamoci una mossa in parlamento!». Della Vedova che poi, nel corso della giornata, ha aggiunto: «Da questa vicenda, possiamo tratte due conclusioni che riguardano da vicino l'Italia. La prima è che la modernizzazione della legislazione sui diritti di libertà in campo sessuale e familiare non è in contrasto con la tradizione e con le “radici” culturali dell'Ue, ma al contrario ha costituito e continua a costituire un elemento fondativo della sua identità civile. La seconda è che un governo e una maggioranza che vogliano salvaguardare l'ancoraggio europeo dell'Italia non possono continuare a giustificare un'eccezione sul tema dei diritti civili. In parlamento esiste un'ampia maggioranza per procedere, come minimo, al pieno riconoscimento giuridico delle coppie gay. Sarebbe non solo pericoloso, ma politicamente grave, che i maggiori ostacoli e i principali veti a questa decisione arrivassero dall'interno della compagine di governo».
Sempre su twitter Roberto Speranza (Pd) aggiunge: «Che gioia il referendum in Irlanda. Prosegue il percorso di affermazione dei diritti civili. Adesso tocca all'Italia. #IrelandVotedYes».
Anche la presidente della camera Laura Boldrini ha lanciato un appello: «È tempo che anche l’Italia abbia una legge sulle unioni civili. Essere europei significa riconoscere i diritti».

I contrari
Tra le voci contrarie quella del senatore di Area popolare Ncd-Udc, Maurizio Sacconi, presidente della commissione lavoro: «In Italia anche un referendum non potrebbe estendere l'istituto del matrimonio alle coppie omosessuali perché la Costituzione lo riserva alla famiglia naturale in quanto aperta alla procreazione. Cosa diversa è riconoscere alle persone che convivono diritti e doveri di mutuo soccorso morale e materiale. Non, tuttavia, le adozioni nel nome dei diritti dei minori, né la pensione di reversibilità perché connessa alla potenziale procreazione e cura dei figli».
Netta contrarietà anche da parte del senatore Carlo Giovanardi (Ap). Che afferma: «Oggi a Modena parteciperò alla manifestazione silenziosa delle Sentinelle in Piedi, per testimoniare innanzitutto la necessità di salvaguardare nel nostro paese la libertà di esprimere le proprie opinioni contrastando disegni di legge come quello dell'onorevole Scalfarotto, che vuole sanzionare penalmente chi non è d'accordo con le posizioni delle associazioni Lgbt. Nel paese come in parlamento continueremo una battaglia politica perché ogni persona, al di là del suo orientamento sessuale, possa rivendicare diritti e evitare ogni forma di discriminazione ma con il limite invalicabile dell'art. 29 della Costituzione, laica e repubblicana, che definisce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna».
Per Giovanardi, «la vera posta in gioco è quella della possibilità di adottare bambini da parte delle coppie gay, con l'inevitabile ricorso alla pratica dell'utero in affitto, approfittando della disperazione e della povertà di chi costretta a vendere suo figlio e privando i bambini del sacrosanto diritto di avere un padre e una madre».

La reazione delle associazioni
Per l'Arci, «il risultato è tanto più importante proprio perché l’Irlanda è l’unico caso in cui si è raggiunto un simile successo tramite una consultazione popolare diretta. Il popolo ha potuto scegliere in prima persona la propria libertà, i propri diritti, la propria felicità. Un caso che farà storia. Il ministro Franceschini ha dichiarato che l’Irlanda da paese di bigotti è diventato un paese di pionieri. Una dichiarazione che avrebbe valore solo se fosse stata accompagnata da una seria autocritica e dall’impegno di fare altrettanto in Italia. Invece di fronte a quanto accade in Irlanda genera ancora più tristezza e sdegno la condizione del nostro paese, dove nessun passo in avanti è stato fatto in questa direzione che riguarda un aspetto fondamentale dei diritti dei cittadini e delle cittadine e dove gli omosessuali continuano a essere considerati cittadini di serie B, oggetto di scherno e di violenza quotidiana».
In una nota, Italia Unica osserva: «Il voto degli irlandesi che ha trasformato il referendum sui matrimoni omosessuali in una storica presa di posizione è elemento di riflessione collettivo e non solo sul piano individuale. Un paese dove ancora oggi l'aborto è reato e che solo fino a pochi anni fa condannava l'omosessualità, fortemente cattolico e legato alle tradizioni, dà all'Europa e al mondo intero un segnalo chiaro, con la partecipazione ampissima dei suoi cittadini e un sì alle nozze gay che non passa dunque attraverso una scelta del legislatore ma un pronunciamento pieno dell'opinione pubblica. La stessa chiesa, che si era espressa negativamente, ha comunque commentato con rispetto la scelta, a dimostrazione che non esistono temi inaffrontabili, soprattutto in un magistero aperto come quello di Francesco. Inutile sottolineare come il voto degli irlandesi sia di stimolo anche per il nostro parlamento ad affrontare la questione delle unioni civili con serenità, portando alla più ampia maggioranza la scelta di fare il passo decisivo verso il riconoscimento di un rapporto che non leda principi e valori della famiglia tradizionale, ma apra a tutte le coppie una vita di libertà e diritti».

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)