Trump affonda il clima. E anche l'America

Domenica 11 e lunedì 12 giugno a Bologna va in scena il G7 ambiente. I ministri competenti delle maggiori sette economie mondiali si ritroveranno all'ombra delle torri nel capoluogo felsineo. Ma a quali decisioni si potrà mai arrivare dopo la decisione di Trump di portare gli Usa fuori dall'accordo di Parigi? La ricetta di sviluppo del tycoon potrebbe far aumentare le emissioni di gas serra del 16 per cento in otto anni. 

Trump affonda il clima. E anche l'America

Non che il volto corrucciato nelle foto ufficiali con la famiglia Trump lasciasse spazio a troppi dubbi, ma «fino alla fine avevamo sperato che le discussioni in seno al G7 e l’incontro con papa Francesco avessero positivamente influenzato la sua decisione».

Parole del card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, presidente della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della comunità europea che in un comunicato diffuso da Bruxelles stigmatizza la scelta del presidente americano di ritirarsi dall’accordo di Parigi sul clima.

«L’enciclica Laudato si’ – rincara la dose Marx – sottolinea che la politica internazionale si indebolisce se dà priorità agli interessi particolari rispetto al bene comune. È un peccato che questa constatazione si verifichi ancora una volta».

Quella dei vescovi europei non è che una delle tante voci che si sono levate contro la scelta di Trump, proprio alla vigilia del G7 ambiente che si svolge domenica 11 e lunedì 12 a Bologna. Nonostante la dichiarata volontà dell’Europa e della Cina di proseguire sulla strada tracciata per la lotta ai cambiamenti climatici, infatti, l’abbandono degli Stati Uniti rischia di vanificare ogni sforzo, a maggior ragione se dovesse diventare il pretesto atteso da tanti paesi – a partire da quelli “in via di sviluppo” – per ritirarsi a loro volta da un accordo visto come un limite alla crescita economica.

Secondo le stime fatte in questi giorni dagli analisti, l’applicazione della “ricetta Trump” porterebbe a un aumento delle emissioni di gas serra del 16 per cento nel giro di otto anni, pari a 3,4 miliardi di tonnellate in più rispetto al 2015 in uno scenario che vede già gli Stati Uniti al secondo posto tra i paesi più inquinanti al mondo subito dopo la Cina. Ma danni non meno ingenti rischiano di registrarsi anche sul territorio di quell’America che Trump vorrebbe “rifare grande” basandosi sul petrolio e sul carbone, con uno sfruttamento sempre più esasperato delle risorse di casa grazie alla tecnologia del fracking che consente di estrarre gas e petrolio dalle rocce del sottosuolo frantumandole.

Accanto ai pericoli per l’ambiente, il grande rischio è di perdere la corsa al progresso tecnologico nel campo dell’energia pulita, che oggi significa crescita del Pil e nuovi posti di lavoro. Magari consegnando il primato proprio a quella Cina che della globalizzazione rigettata da Trump ha fatto la sua nuova bandiera.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: trump (21), clima (17), accordo (14), parigi (20)