Usura, aumentano le denunce: in un anno +15 per cento

Il report di Sos Impresa, l’associazione antiracket di Confesercenti. Sono 200 mila i commercianti colpiti, più di 6 mila le denunce e 25 mila i denunciati.Imprese in trincea: ogni giorno subiscono 1.300 reati. Busà: «Imprenditori costretti al fallimento». Il volto presentabile dei clan.

Usura, aumentano le denunce: in un anno +15 per cento

Torna a crescere il fenomeno dell’usura: dopo un calo delle denunce negli anni passati, dal 2011 al 2012 sono salite del 15 per cento con un trend invariato lungo tutto il 2013. Ma l’usura è solo uno dei problemi: le imprese italiane subiscono circa 1.300 reati al giorno. È quanto denuncia Sos Impresa, l’associazione antiracket di Confesercenti durante la Convenzione nazionale delle associazioni antiracket e antiusura non profit in corso a Roma.
Secondo un report presentato dall’associazione, i commercianti colpiti dall’usura in Italia sono circa 200 mila, ma nonostante l’aumento del numero di chi decide di venire allo scoperto rivolgendosi alle autorità competenti, «l’imprenditore vittima di usura o racket, oggi spesso è costretto al fallimento».
Per Sos Impresa, a frenare il successo della giustizia sull’usura sono in parte le norme che regolano la materia in questione. «Il primo limite delle attuali leggi è quello della mancata convenienza della denuncia – spiegano i responsabili di Sos Impresa – Infatti, se da un punto di vista del processo penale l’imprenditore riesce a fare arrestare i propri usurai, dal punto di vista del diritto civile le cose non sono così semplici, determinando un peggioramento delle condizioni di vita dell’imprenditore. Accade spesso, infatti, che le aziende falliscono e i patrimoni della vittima vengono aggrediti da Enti, istituti di credito, pagamenti. In questo modo, per una parte della giurisprudenza che non ha la possibilità di valutare alcuni atti, l’imprenditore è un reo, per le procedure penali un eroe».

Aumentano anche le estorsioni. A preoccupare, però, non è solo il fenomeno usuraio. Resta alto, infatti,l’allerta sulle estorsioni. «Ad oggi, le denunce per questo reato sono più di 6 mila – spiega il report di Sos Impresa – mentre gli estortori denunciati sono circa 25 mila. Questo dato, da solo, testimonia come questo fenomeno cambia volto, ma continua a persistere”.
Per Lino Busà, presidente dell’associazione antiracket di Confesercenti, gli imprenditori che denunciano, oltre a rischiare per aver scelto di opporsi a un sistema criminale, finiscono spesso fuori dal mercato, sempre più dominato dalla criminalità organizzata. «I clan più strutturati hanno trapiantato, nelle zone più ricche e industrializzate del paese, le proprie strutture organizzative – spiega Busà – tanto che, in alcune particolari zone del centro-nord, sono diventate il vero cuore economico del clan».

Il nuovo volto delle mafie. Il volto delle mafie, secondo il report di Sos Impresa, è cambiato. «Oggi la criminalità organizzata e mafiosa, pur non tralasciando la pratica del pizzo, entra nell’economia tramite i cosiddetti uomini cerniera: faccendieri, intermediari, pseudo-imprenditori. Il legame stretto che intercorre tra mafia ed economia, non ha fatto altro che inquinare la libera concorrenza, vanificando anche le leggi di mercato a favore delle famiglie mafiose conosciute come imprese-clan».
E i bilanci dell’imprenditoria mafiosa non sono mai in rosso. Si stima che il peso della criminalità mafiosa-racket, pizzo e usura, che incide direttamente sul mondo dell’impresa da solo, sfiori i 100 miliardi (sui 138 che fattura annualmente la Mafia Spa) pari al 7 per cento del Pil nazionale.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Parole chiave: usura (4), mafia (91), Confesercenti (4), criminalità (14), racket (5)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)