Il giubileo di Francesco? Una pietra miliare per l'alleanza tra credenti e non credenti

L'attenzione alle molte povertà, anche intellettuale ed esistenziale, e alla sorte del pianeta. Secondo Duccio Demetrio, già professore ordinario di filosofia dell'educazione all'università Bicocca di Milano, il giubileo, assieme alla Laudato si', ha riacceso l'attenzione sul motivo della misericordia, ricordando a trutti gli uomini la missione che li accomuna.

Il giubileo di Francesco? Una pietra miliare per l'alleanza tra credenti e non credenti

«Papa Francesco, con il Giublieo della Misericordia, ha lanciato un appello umanitario e umanistico a ogni uomo di buona volontà. Questo anno, santo per i cattolici, ha senz'altro rafforzatro l'alleanza tra credenti e non credenti, mettendo l'uomo in quanto tale di fronte a una serie di sfide che accomunano persone di tutte le sensibilità».

Duccio Demetrio, già professore ordinario di filosofia dell'educazione all'università Bicocca di Milano e autore del volume In gratitudine appena uscito per i tipi di Raffaello Cortina, analizza con uno sguardo "laico" il portato del giubileo straordinario.
L'eco suscitata dall'iniziativa inattesa di Jorge Mario Bergoglio, è la convinzione di Demetrio, è destinata a durare a lungo.
«Nelle coscienze attente, capaci di ascoltare la realtà e di ascoltare se stesse, più che l'evento ecclesiale permarrà una rinnovata attenzione per il motivo della misericordia, della solidarietà, che tocca tutti da vicino, anche i non credenti o chi pur credendo non vive la chiesa».

Professore, in apertura ha parlato di un appello umanistico del papa. Che cosa intendeva nello specifico?
«Il forte richiamo alla misericordia è arrivato anzitutto alla nostra cultura occidentale e ha risvegliato un filone letterario che pareva ormai sopito. Molti editori hanno pubblicato su questo tema, ma non solo: mai come oggi nelle librerie laiche si trovano così tanti scritti religiosi. La misericordia ha dunque fatto breccia nel pensiero non credente e l'amicizia tra il papa ed Eugenio Scalfari, che periodicamente affiora sulle pagine di Repubblica, rappresenta un unicum nella storia dell'alleanza tra credenti e non credenti».

Un appello che però ha anche un significato umanitario.
«Giunge in un periodo di inaudita sofferenza per l'umanità, basti pensare al dramma dei migranti, ma anche ai poveri, così spesso presenti nelle parole del papa. Ma non posso non pensare all'enciclica Laudato si', un testo straordinario che ha preceduto di poco il giubileo. Qui la misericordia si intreccia con la carità, verso gli ultimi e i più fragili, e anche nei confronti del creato, per evitare la catastrofe naturale che altrimenti incombe sull'umanità. È evidente uno sguardo cosmico e relazionale, che il papa esprime almeno in una quarantina di casi con l'“io” che valorizza la persona».

Visto dal mondo laico, qual è il significato del termine misericordia?
«I sinonimi sono molti, a partire da solidarietà, amicizia, vicinanza. Di certo rimanda a un dare senza attendersi nulla in cambio. Una gratuità totale forse non del tutto comprensibile per i credenti che attendono la loro ricompensa nella relazione con il divino. È un fatto eticamente fondamentale, un donarsi per il solo donarsi, che accende nel non credente una sorta di nostalgia per non sentirsi riconosciuto da Dio».

Un forte richiamo alla coscienza dell'uomo.
«Un richiamo a tutti coloro che vogliono avvicinarsi con grande umiltà alla vita e alle molte povertà dell'oggi. Non c'è solo la miseria materiale, ma anche quella intellettuale; è molto diffusa la mancanza di senso esistenziale. Nel discorso pubblico prevalgono i motivi della morte e della disperazione. Credenti e non credenti sono quindi chiamati a mettersi a servizio di chiunque offra orizzonti di vita e di speranza, in piena gratuità, come san Francesco, il cui esempio è molto vicino ai laici».

Un giubileo terreno di incontro tra credenti e non credenti, dunque.
«Assieme alla Laudato si', un richiamo di portata epocale, universale. È in gioco l'alleanza cruciale per la custodia del nostro pianeta e della nostra società: un dovere per tutti».

Rimangono scolpiti nella memoria i gesti del papa, specie nei Venerdì della misericordia. Ma per lei che ha fondato l'Accademia del silenzio, quali frutti ha dato questo giubileo sul fronte dell'interiorità e dell'introspezione?

«Rimane l'invito a non guardare il mondo in maniera lontana e distaccata, ma a scoprire il mondo dentro di noi. Negli ultimi anni l'attenzione per una vita più concentrata, che permetta di andare oltre i semplici bisogni materiali, è molto aumentata. Attenzione, però: non si tratta del silenzio per il silenzio, ma di sviluppare una misericordia che da un lato abbia uno sguardo cosmico, e dall'altro comprenda il nostro animo, per dare un corso diverso alla nostra quotidianità».

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