Papa Francesco. «Riconoscerci peccatori ci fa bene»

Una catechesi dedicata alla penitenza. Così papa Francesco ha impostato la prima udienza generale del 2018 che mercoledì ha visto 7 mila fedeli da tutto il mondo presenti in aula Paolo Vi  

Papa Francesco. «Riconoscerci peccatori ci fa bene»

«Il presuntuoso è incapace di ricevere perdono. Solo chi sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono degli altri». Lo ha spiegato papa Francesco nella catechesi della prima udienza generale del 2018, mercoledì scorso, dedicata all’atto penitenziale che compiamo durante la messa.

«Nella sua sobrietà - ha aggiunto - favorisce l’atteggiamento con cui disporsi a celebrare degnamente i santi misteri, ossia riconoscendo davanti a Dio e ai fratelli i nostri peccati».

Erano oltre 7 mila i fedeli da tutto il mondo che hanno gremito l’aula Paolo VI, in Vaticano. Papa Francesco ha fatto il suo ingresso nella sala intorno alle 9.25 percorrendo a piedi sorridente e rilassato il corridoio centrale tra due ali di folla. Amabilmente strattonato dalle mani che volevano stringere le sue sia alla sua sinistra che alla sua destra, Francesco si è concesso volentieri soprattutto ai bambini, che lo hanno riempito di doni: non solo letterine, disegni e cartelli colorati dipinti a mano, ma anche statuine dei loro presepi, quasi a voler sottolineare – offrendo al papa qualcosa di molto personale, preso dalle loro case – la bellezza di questo tempo forte dell’anno liturgico. Ad uno dei bimbi, il papa ha messo al collo un rosario blu. Non sono mancate una sosta per bere il mate e il tradizionale scambio dello zucchetto. 

«Riconoscere che siamo peccatori - ha ha detto ancora Francesco a braccio - è l’invito del sacerdote rivolto a tutta la comunità in preghiera, perché tutti siamo peccatori». «Che cosa può donare il Signore a chi ha già il cuore pieno di sé, del proprio successo?», si è chiesto il papa. «Nulla, perché il presuntuoso è incapace di ricevere perdono, sazio com’è della sua presunta giustizia».

Jorge Mario Bergoglio ha poi citato la parabola del fariseo e del pubblicano, «dove soltanto il secondo torna a casa giustificato, cioè perdonato. Chi è consapevole delle proprie miserie e abbassa gli occhi con umiltà, sente posarsi su di sé lo sguardo misericordioso di Dio. Sappiamo per esperienza che solo chi sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono degli altri».

Ma il papa ha anche stigmatizzato il peccato di omissione, ricordando che non basta non fare del male al prossimo. «Occorre scegliere di fare il bene cogliendo le occasioni per dare buona testimonianza che siamo discepoli di Gesù». All'inizio della messa, quindi, nell'atto penitenziale, «ciascuno confessa a Dio e ai fratelli di avere molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni. Sì, anche in omissioni, ossia di aver tralasciato di fare il bene che avrei potuto fare - ha sottolineato il papa - Spesso ci sentiamo bravi perché, diciamo, non ho fatto male a nessuno». In realtà, non basta non fare del male al prossimo occorre scegliere di fare il bene cogliendo le occasioni per dare buona testimonianza che siamo discepoli di Gesù». 

E a proposito dell'importanza di riconoscere i propri peccati e del gesto del mea culpa che si compie battendosi il petto, il papa ha ricordato un aneddoto raccontato da un vecchio missionario: «"Una donna che è andata a confessarsi ha cominciato con gli sbagli del marito, poi è passata a raccontare gli sbagli della suocera, poi quelli dei figli…". A quel punto, il sacerdote le ha detto: “Ha finito con i peccati degli altri? Adesso cominci con i peccati suoi". Capita spesso che, per paura o vergogna, puntiamo il dito per accusare altri. Costa ammettere di essere colpevoli, ma ci fa bene confessarlo con sincerità». 

In chiusura, durante i consueti saluti, il papa ha ricordato i pellegrini provenienti dalla Corea del Sud. Ai fedeli di lingua italiana Francesco ha formulato di nuovo «un cordiale augurio di speranza e di pace per il nuovo anno». E all’anno nuovo ha dedicato il triplice saluto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli:

«Cari giovani, siate messaggeri dell’amore di Cristo tra i vostri coetanei; cari ammalati, trovate nella carezza di Dio il sostegno nella sofferenza: e voi, cari sposi novelli, siate testimoni della gioia del sacramento del matrimonio attraverso il vostro amore fedele e scambievole».

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Parole chiave: udienza (11), papa (434)
Fonte: Sir