Hervé Barmasse, la filosofia dell'alpinista al Festival della lentezza

Venerdì 6 ottobre, alle 21 in sala civica Unione Europea a Ponte san Nicolò, ospite della quinta edizione del Festival della lentezza sarà il noto alpinista valdostano che del ritmo lento è uno strenuo sostenitore.

Hervé Barmasse, la filosofia dell'alpinista al Festival della lentezza

«Il ritmo della montagna è la lentezza».
Una constatazione che ci si aspetta di sentire da un escursionista della domenica a corto di fiato dopo una settimana trascorsa seduto in ufficio. Sorprende, ma forse non troppo, che ad affermarlo sia un alpinista professionista, di casa sulle pendenze e alle quote più estreme.
Certo, quando si tratta di rientrare da un’arrampicata prima che faccia notte, o di tentare, nell’unica giornata di bel tempo regalata da madre natura, l’ascensione a un “ottomila” preparata da mesi, anche lui mette la quarta e va, per evitare inutili rischi.
Ma la velocità rimane pur sempre solo un mezzo per venire a capo dei problemi alpinistici che la richiedono e non diventa mai il fine delle sue imprese.

«Capisco comunque chi mette in evidenza numeri e record: la montagna è più facile comunicarla così che non raccontandola come emozione e sentimento» puntualizza, rivelando allo stesso tempo anche la sua filosofia, Hervé Barmasse, atteso ospite, venerdì 6 ottobre alle 21 nella sala civica Unione Europea, del quinto Festival della lentezza a Ponte San Nicolò.

Il noto alpinista valdostano, quarta generazione di guide della sua famiglia e autore di rilevanti ascensioni e “prime vie” un po’ in tutto il mondo, interverrà sul tema “La montagna e la mia vita, da zero a ottomila”.
«Quest’ultimo – osserva Barmasse – è un numero grande e per la mentalità odierna più un numero è grande, più positivo e maggiore è il risultato ottenuto, in particolare nell’alpinismo. Io, invece, credo che i numeri non siano la nostra felicità perché non seguono la logica delle emozioni e dei sentimenti. Non dicono quanto l’alpinismo sia, in primo luogo, ricerca, esplorazione e desiderio di confrontarsi con i propri limiti. Al Festival proporrò per l’appunto questo messaggio, lasciando che a parlare siano, soprattutto, le immagini del Cervino, della Patagonia e dell’Himalaya che mostrerò al pubblico».

Per il suo approccio “umanistico” alla montagna, Barmasse si è guadagnato la stima di un collega notoriamente poco avvezzo alle parole tenere come Reinhold Messner, il quale gli ha riconosciuto di aver capito che «l’ alpinismo è più che altro cultura».
E di questa cultura è parte integrante anche la lentezza: «La lentezza – riprende la guida di Valtournenche – è imposta dalla fatica. Si va piano per forza ed è bello così: scoprire un andare più calmo e ascoltare il nostro respiro in affanno sono esperienze che tutti possiamo fare in montagna e che ci fanno bene perché ci aiutano a riflettere, a interrogarci. In montagna possiamo riappropriarci della facoltà di “pensare prima di agire”: dovrebbe essere una cosa che si fa sempre, ma quante volte non è così?».

Che l’andar per monti sia un esercizio tanto fisico quanto filosofico, una strada erta ma privilegiata per conoscere se stessi e gli altri, lo avevano già capito i pionieri dell’alpinismo alcuni secoli fa.

Da allora però è cambiato quasi tutto, incluso il concetto stesso di lentezza: «Penso che oggi la lentezza debba essere intesa come il ritorno a un ritmo di vita corretto – conclude Barmasse – Le nostre giornate vanno tanto, troppo, veloci, manca la calma per decidere e affrontare i problemi. Visitando paesi non occidentali che hanno altri ritmi, invece, ho trovato un’umanità che nel nostro quotidiano si è persa e che è auspicabile possiamo recuperare anche qui». 

IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL

Il quinto Festival della lentezza è in programma dal 4 all’8 ottobre a Ponte San Nicolò e s’intitola “La città (in)visibile: segni e mappe del nostro tempo”.
Si propone di rileggere il territorio mettendone in luce le trasformazioni e le nuove rappresentazioni e offrendo occasioni di confronto su storie di incontro, coesione, diversità e migrazione.
Il nutrito calendario di “appuntalenti” – incontri, laboratori e spettacoli anche per i più piccoli – vuole condurre il partecipante a riscoprire la lentezza quale condizione e atteggiamento per guardare in modo diverso la realtà che lo circonda e poterla decifrare nel suo intreccio di locale e globale.

Le domande e le questioni più importanti verranno individuate grazie agli ospiti invitati: il giornalista Gad Lerner, gli alpinisti Hervé Barmasse e Antonella Fornari, lo zoologo Pietro Omodeo, l'attore Federico Pinaffo, lo storico Enzo Zatta e le ricercatrici Lorena Carrara e Elisabetta Salvini.

Il festival inizia mercoledì 4 con un incontro conviviale con il direttore della fondazione Fontana di Padova, Pierino Martinelli, in occasione della “giornata del dono”.
Si conclude domenica 8 con lo “slow day”, ovvero la giornata più lenta dell’anno: enti, associazioni e singoli cittadini di ogni età si incontrano per considerare da prospettive inedite vari luoghi e situazioni di Ponte San Nicolò e del suo territorio.
Appendice “fuori festival” dal 14 ottobre presso la libreria Pangea di Padova con le presentazioni di due libri e una mostra fotografica sul Perù a cura di Luca Lideo per l’associazione Volontà di vivere.

Il programma completo e le sedi degli appuntamenti sono disponibili su www.festivaldellalentezza.it e sulla pagina Facebook collegata.

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