Un parroco veneto divenuto papa

A Roma la presentazione del volume "San Pio X, un parroco veneto divenuto papa", ideale conclusione delle celebrazioni per il centenario della morte del pontefice, il 20 agosto 1914.

Un parroco veneto divenuto papa

«Un grande riformatore guarda al futuro, non al passato. E un papa che in undici anni ha riformato la Curia, abbandonato la battaglia della cosiddetta questione romana perché non importante per la vita della Chiesa, rinnovato il conclave, il catechismo e la liturgia, non può che essere considerato un vero riformatore».
Con queste parole il professor Giampaolo Romanato ha concluso la sua relazione durante la presentazione del volume "San Pio X, un parroco veneto divenuto papa", presentato presso la sala convegni del Collegio Teutonico della Città del Vaticano. La presentazione, ha sottolineato mons. Lucio Bonora, prelato veneto della segreteria di Stato vaticana, «conclude idealmente le celebrazioni per il centenario della morte del pontefice, avvenuta il 20 agosto 1914».
Alla presentazione del volume erano presenti il presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, il vicepresidente della giunta regionale, Marino Zorzato, i consiglieri Bruno Pigozzo, Amedeo Gerolimetto e Raffaele Grazia. Ampia e qualificata la rappresentanza ecclesiale, con in prima fila il cardinale Beniamino Stella (Prefetto della Congregazione del Clero), il cardinale Walter Brandmüller (già Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche), monsignor Luigi Travaglino (Osservatore Permanente presso la FAO) e monsignor Pier Luigi Celata (ex-segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, attualmente vice Camerlengo di Santa Romana Chiesa). Alla presentazione, cui hanno presenziato oltre cento invitati, erano presenti anche i sindaci di Riese, Tombolo e Salzano, comuni veneti a cui in vario modo è legato il nome di papa Sarto.
«Mi piace ricordare che papa Francesco sta invitando tutti, cristiani e non cristiani, a ripartire dalle periferie del mondo – ha detto Clodovaldo Ruffato nel suo saluto istituzionale – Ecco, Giuseppe Melchiorre Sarto è stato un cristiano partito da una vera periferia: Riese, in provincia di Treviso. Quando nel giugno del 1835 nasce Giuseppe Sarto, Riese è un borgo di circa 2000 abitanti, tutti contadini, artigiani e braccianti. Il benessere di Venezia o di Milano era una cosa conosciuta solamente per sentito dire. In questa periferia del mondo, lontano dalle corti imperiali e dalla nobiltà, dalle università e dai moti politici e culturali dell’Ottocento, cresce colui che poi guiderà le sorti della chiesa mondiale».
L’umiltà di cui fa cenno il presidente del consiglio è stata ben sottolineata anche da Romanato: «infatti Pio X è stato l'unico pontefice degli ultimi due secoli che non ha percorso i piani alti della chiesa. Non era cresciuto a Roma, ma era in estrema periferia, è stato parroco per vent'anni in minuscoli borghi e pochissimi lo conoscevano a Roma prima che fosse eletto. Era estraneo all’alta politica e non gli interessava il potere temporale. Aveva a cuore la chiesa, che lui sapeva essere in non rosee condizioni morali, e non a caso in pochi anni sostituì metà dei vescovi attivi in Italia». Non a caso, ha concluso mons. Bonora, «possiamo oggi parlare di Pio X in termini di un uomo costantemente povero la cui carità si è riversata sui fedeli e sulla chiesa tutta».

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Parole chiave: papa Sarto (1), Romanato (1), Pio X (2)
Fonte: Comunicato stampa